In questo ultimo anno solare ho scritto e scattato in campionati nazionali, esteri e Champions, la scelta però stavolta ricade su un match di Promozione, la finale play off del girone C che vede coinvolte due formazioni della provincia di Chieti.

Arrivano a questo match la seconda e la terza forza del campionato. Un incrocio inedito, fino a questa stagione, quello tra San Salvo e Rapino. Due realtà della stessa provincia, come detto, ma agli antipodi, con oltre 100 km a dividerle.

San Salvo, ultimo comune della provincia, al confine con il Molise, ventimila abitanti per una bella località turistica affacciata sull’Adriatico. Rapino poco più di mille abitanti, un borgo teatro di antichissimi ritrovamenti che testimoniano insediamenti italici risalenti al VII a.C., fiero territorio pedemontano, alle pendici della Maiella.

Molto diversa anche la storia calcistica di questi due club, basti pensare che soltanto una manciata di stagioni fa, mentre il Rapino giocava il campionato di Terza categoria provinciale, il San Salvo navigava stabilmente nel massimo campionato Regionale.

Nati nel 1967, gli adriatici hanno avuto il loro apice sportivo a partire dall’inizio degli anni ’80, quando disputarono diversi campionati dell’allora Interregionale, da quel momento tantissime stagioni di Promozione ed Eccellenza per la “Uesse”.

Rapino, invece, inizia la sua “scalata” nel calcio locale a partire dal 2018 e quest’anno, al loro primo campionato di Promozione in assoluto, eccoli qui a giocarsi la finale per un salto di categoria non pronosticabile ad inizio stagione, vittima illustre in semifinale una nobile decaduta come il Francavilla 1927, che i più attempati amanti del calcio ricorderanno sfidare l’Inter a San Siro nel 1984 in Coppa Italia.

Un sogno dolceamaro quello del Rapino, inseguito nel nome del giovane presidente Domenico Di Fazio, prematuramente scomparso a causa di un incidente stradale nel 2021. Un paese intero che ha portato avanti il desiderio di un ragazzo che credeva nel calcio come volano di aggregazione per un’intera comunità. Quella stessa comunità che ha voluto continuare a tener in vita quel sogno, intitolandogli l’impianto sportivo cittadino, portando la sua immagine stampata sulle maglie di gara per tutta la trionfale stagione in corso e stringendosi economicamente e fattivamente intorno alla squadra.

L’incontro si gioca sul neutro di Cupello, nonostante siano i biancazzurri i padroni di casa con il vantaggio dei due risultati su tre al termine di eventuali supplementari.

La riposta del pubblico è davvero ottima, cornice decisamente di categoria superiore: sistemati nella tribuna coperta, sono circa 800 i tifosi Sansalvesi, buona anche la presenza degli ospiti.

Un tifo “giovane” quello di fede neroverde. Fanno il loro ingresso tutti insieme, una cinquantina di ragazzi che si sistemano nella parte scoperta della tribuna. Protagonisti di cori e battimani faranno del loro meglio durante tutta la partita, anche quando il risultato sarà loro avverso. Mani al cielo e cori accompagnati da un tamburo, una torcia e fumoni ad inizio partita a far da contorno ad un telo con la scritta “Io che amo solo te”. Inutile dire che si trovano a lottare in un confronto, quello sugli spalti, quantomeno impari.

Per l’ingresso in campo dei padroni di casa invece, tutta la gradinata coperta alza dei cartoncini biancoblu griffati “Ultras San Salvo”, coreografia ben incorniciata dallo striscione “Tradizione e Passione”. Al termine della stessa vengono esposte le insegne della Nuova Guardia, dietro cui si raccoglie tutto il tifo organizzato locale. Davvero bello e curato il materiale della tifoseria di casa, da sottolineare i due bandieroni sventolati con costanza e lo stendardo “Sacrifici, Rinunce, Denunce”. Di buona fattura anche i due aste. Gli adriatici sono protagonisti di un tifo costante, tutto il blocco centrale si esibisce in cori prolungati, battimani vistosi e ben ritmati accompagnati dal tamburo. Un tifo che sale nel secondo tempo in concomitanza del doppio vantaggio, una vera bolgia il settore dopo il 2-0 dell'”Uesse”.

Il match in campo finisce con i padroni di casa in festa sotto il settore, consci di aver fatto un passo in più verso il ritorno in Eccellenza, e i calciatori neroverdi a ringraziare i numerosi ragazzi arrivati sul posto per inseguire un sogno.

Oggi è bello pensare che per una realtà ultras consolidata e in ascesa come quella dei Sansalvesi, un’altra fatta di ragazzi volenterosi e attaccati al loro territorio possa continuare a crescere. In fondo è questo il cosiddetto “calcio della gente”, dove oltre una consunta frase fatta c’è una comunità che si ritrova e che continua a dare corpo ai sogni di ogni suo appartenente.

Santovito M.