Per motivi geografici, essendo toscano, poche volte ho potuto osservare i piacentini dal vivo e quando ciò è successo, è stato naturalmente nelle loro trasferte in terra toscana. Qualche stagione fa mi ricordo di una loro prestazione piuttosto bizzarra, altamente sui generis, perciò attendo questa partita con quella piccola curiosità di vedere nuovamente all’opera una tifoseria che raramente ho incrociato.

Si gioca di giorno lavorativo, mercoledì 7 dicembre, anche sull’orario ci sarebbe da discutere visto che l’inizio partita è fissato per le 14:30, ragion per cui non mi aspetto il pubblico delle grandi occasioni. La mia idea trova l’assoluta applicazione pratica quando il direttore di gara fischia l’inizio delle ostilità: oltre agli abbonati, si contano circa ottocento paganti, una miseria per una piazza come Livorno che nel passato faceva registrare altri numeri ma tant’è, la situazione è questa e bisogna pur farsene una ragione. Da Piacenza fanno il loro ingresso nel settore ospite 24 ultras, appendono le consuete pezze e fanno quadrato dietro di queste.

Età media piuttosto alta, i piacentini riescono a farsi sentire fin dalle prime battute grazie al silenzio del restante stadio. A cantare c’è solo il settore ospite e malgrado i numeri siano piuttosto risicati, la voce degli ultras biancorossi echeggia per gran parte della partita. Qualche pausa è fisiologica ma in definitiva, visti i numeri in questione, sarebbe stato duro chiedere di più. Ciò che i presenti mi confermano, è la qualità del tifo di marca biancorossa che è un misto di cori scanzonati, altri irriverenti, altri ancora che sembrano fuori luogo, poi ovviamente ci sono quelli per la squadra e per la città, quelli contro i rivali odierni ed i rivali storici.

Per buona parte della partita i piacentini sembrano volersi divertire, aspetto che di questi tempi non è proprio trascurabile. Non posso fare un elenco di tutti i cori intonati ma i biancorossi spaziano un po’ in tutte le direzioni: si va dai classici anni ’80 fino a Renato Zero, cori riadattati in maniera piuttosto originale, altri che allo stadio non hanno proprio senso (ma evidentemente suonano bene) ed infine qualcosa in dialetto. Anche per quanto riguardano i cori offensivi c’è qualche simpatica new entry in coabitazione con i grandi classici come “Voi siete rossi di merda”, che viene cantato in un paio di occasioni e sta a testimoniare la divergenza di vedute politiche.

Curva di casa che espone uno striscione alla vetrata contro la presidenza e poi un paio nella parte alta: “Remember remember the 6th of december” che vuol ricordare gli operai deceduti della Thyseen Krupp e “In questo calcio dei padroni ciò che conta non sono i tifosi ma i vostri milioni”. Un paio di cori nella prima frazione, qualcuno di più nella ripresa dove la squadra compie lo sforzo maggiore per agguantare un pareggio dopo essere stata sotto di due reti, ma in definitiva il tifo è spontaneo e la disorganizzazione della curva prosegue senza apparenti cambi di programma.

A fine partita i giocatori ospiti e tutta la panchina si portano sotto il settore per lo scambio di applausi; gli ultras sembrano apprezzare la prestazione della squadra che caricano a suon di cori per le prossime sfide.

Valerio Poli.