Sono le otto in punto quando il mio pullman arriva a Bolzano, è presto ma già tardi per le mie abitudini: quando arrivo in una nuova città o in uno stadio inedito, ci sono sempre tante cose da fare e vedere.A Bolzano però ci sono già stato un paio di volte. Una volta di passaggio per andare a Merano per l’andata dei play off nazionali di Eccellenza tra Obermais e Legnano. Un’altra andai appositamente per vedere lo stadio Druso, addirittura aperto per l’occasione: il Sudtirol militava allora nella vecchia e cara C2 ma già stavano cominciando le prime ristrutturazioni. Però per un “partitellaro” che si rispetti lo stadio vuoto non conta niente, bisogna viverlo dal vivo, mentre si gioca una partita e la comunità di tifosi vi si riversa all’interno, raccontando indirettamente tanto di quel posto.

Dopo aver consumato ogni centimetro quadrato della particolare stazione ferroviaria, una delle mie insane passione, mi dirigo in direzione stadio sotto una leggera pioggia, sempre meglio comunque del freddo che a queste latitudini, in questo periodo dell’anno, ci si immaginerebbe più aggressivo. La zona Sud ha le parvenze di un polo industriale, non sembra nemmeno di stare a Bolzano, ma avvicinandosi allo stadio la visuale cambia, con il fiume Adige che taglia in due la città. Riesco a scorgere i vari ponti che servono per passare dalla parte opposta, a partire dal Ponte Roma, ma per avvicinarmi il più possibile allo stadio, opto per il Ponte Langer, praticamente quello che attraversano le tifoserie ospiti per giungere al proprio settore. Va riconosciuta l’ottima organizzazione perché, attaccato al ponte, c’è un grosso cancello a dividere in due la stradina, percorsa anche da una ciclabile lunga e ben costruita che conferma il titolo di Città della bicicletta.

Sono proprio il fiume, i ponti in legno, le strutture finemente realizzate, i nomi segnalati con la doppia lingua a ricordarmi di essere in Trentino Alto Adige. Arrivo dunque al “Druso” e dopo il settore ospite, continuando a percorrere la suddetta stradina, giungo alla grossa tribuna dove c’è l’entrata della Gradinata Nord, riservata in linea teorica ai padroni di casa, anche se la tifoseria vi accede dalla tribuna opposta, che si raggiunge percorrendo un tracciato interno.

Fuori dalla tribuna si può ammirare anche l’entrata monumentale costituita da quattro grosse colonne con al centro lo stemma di Bolzano e, sotto, la grossa scritta “Campo Sportivo Druso Sportplatz”. Dopo essermi concesso il lusso di altri giri dapprima in stazione centrale dove una piccola mostra, “L’era del treno a Bolzano”, racconta tutta la storia della ferrovia locale, immancabile passaggio nel centro storico e ritorno in zona stadio quando manca poco meno di una quarantina di minuti al fischio d’inizio, giusto in tempo per godermi il mini corteo dei ragazzi della GRADINATA NORD BOLZANO che intonano cori per gli ultras, per il Südtirol e contro i veneziani.

La prima parte di giornata non può che dirsi soddisfacente, non mi resta che entrare in questo nuovo “tempio” e godermi lo spettacolo delle due tifoserie. Davanti a me ho la grande tribuna formata, come regolamento impone, da tanti seggiolini: nella parte sinistra ci sono i padroni di casa dietro i loro tre striscioni, mentre dalla parte opposta è ricavato il settore ospiti con un divisorio a separare le due tifoserie; vi prendono posto tanti ultras del Venezia, dove sembra rinato quell’entusiasmo che ha reso la tifoseria arancioneroverde famosa, d’altronde con la squadra al quarto posto le motivazioni non mancano.

Con i ventidue che fanno il loro ingresso in campo, i settori si colorano: i locali sventolano due bandieroni, alzano uno stendardo ed accendono un paio di fumogeni, mentre dalla parte opposta i veneziani sfoggiano diversi bandieroni, bandiere e stendardi che regalano davvero un bel colpo d’occhio. Se le premesse sono queste, lo spettacolo nella prima frazione si conferma grazie ad entrambe le tifoserie che cantano con continuità. Tra le fila dei lagunari incredibilmente presenti gli ultras dell’Hockey Bolzano ma nonostante ciò, durante la partita, i padroni di casa in più di un’occasione intoneranno cori contro gli ultras veneziani.

Dopo appena undici minuti il Venezia passa in vantaggio grazie al suo bomber Pohjanpalo che fa esultare il settore ospiti ma non molla quello dei padroni di casa, che si prodigano effettuando discreti battimani e mantenendo vivo il colore. Al ventesimo la GRADINATA NORD espone uno striscione per ricordare il quarantesimo anniversario della morte del triestino Stefano Furlan, vittima di chi avrebbe dovuto tutelarlo, stessa cosa che fanno dieci minuti più tardi anche i veneziani.

Menzione anche per i ragazzi ubicati nella gradinata Sud che seppur in numero minore, cercano di sostenere la squadra affidandosi esclusivamente a cori in lingua tedesca di cui, per ovvie ragioni, non riesco a comprendere il senso. Si danno da fare inoltre con un paio di bandiere e facendosi soprattutto sentire per il battito del grosso tamburo che dà il tempo a qualche battimano. Trovo particolarmente interessante questo bilinguismo seppur resti il rammarico della spinta divisiva dello stesso.

Nel secondo tempo, seppur sul fronte locale facciano capolino le prime pause, le bandiere e i battimani continuano ad esser predominati in entrambi i settori. Una torcia crea qualche malumore tra gli steward mentre gli ospiti continuano a colorare il settore grazie alle numerose bandiere e agli stendardi. Sul rettangolo verde la partita è nondimeno appassionante ma cambia volto alla mezzora con l’espulsione tra le fila di casa di Masiello così, a dieci minuti dal novantesimo, prevedibilmente il Venezia raddoppia con Zampano e nei minuti di recupero Pohjanpalo firma la sua personale doppietta.

In visibilio il settore che si colora ulteriormente grazie all’accensione di un paio di fumogeni. Poco prima del gol definitivo, gli ultras lagunari effettuano una bella e prolungata sciarpata, ciliegina di una prestazione strepitosa con la quale festeggiano la vittoria che in trasferta mancava dal 25 novembre. Dalla parte opposta, delusione tra giocatori e ultras per questo secondo stop consecutivo per cui i giocatori si congedano con un fugace saluto, gli ultras invece con un altro paio di cori contro i veneziani. A fine partita tutti i tifosi si ritrovano comunque al bar antistante la tribuna Sud per bere, mangiare, ballare con tanto di musica dal vivo, sicuramente un approccio differente rispetto agli stadi del resto della penisola.

La singolare appendice finale mi permette di appurare anche le mie curiosità sul doppio fronte linguistico anche allo stadio, come intuibile connesso alla lunga disputa dell’Alto Adige fra Italia e Austria. A distanza di anni Bolzano preserva e presenta quartieri a maggioranza italiana ed altri a maggioranza tedesca per cui i cori in duplice lingua non sono che il riflesso di ciò che si può vedere sui cartelloni stradali così come in ogni aspetto della vita quotidiana. Con le tenebre che incombono, desisto dall’idea di visitare lo stadio della Virtus Bolzano, attualmente militante in serie D, la cui alternativa è nel “Palamazzali”, a ridosso del “Druso”, dove la partita di A2 di basket femminile tra Bolzano contro la Basket Girls Ancona mi tiene compagnia in attesa del pullman che mi riporterà a casa. Avevo già visto gli ultras del Sudtirol quest’anno a Terni ed è stato istruttivo colmare la mia voglia di vederli fra le mura amiche. Lo stadio esattamente come le città raccontano tanto e spiegano ancora di più quel mosaico di diversità e di bellezza che è il nostro Belpaese.

Marco Gasparri