A distanza di un mese e mezzo, torno a vedere una partita del Roccasecca, sempre in trasferta, quest’oggi a Tecchiena, soprattutto per vedere i suoi impagabili ultras che, per un campionato di Promozione, sono una risorsa importante che poche squadre possono vantare ed è un valore aggiunto che ciò avvenga in un paese di poco più di settemila abitanti.

Come consuetudine nella categoria, il calcio d’inizio è fissato alle 11. Tecchiena, frazione di Alatri, non arriva a quattromila anime, ma dal 1964, anno della fondazione della squadra di calcio, ha disputato tantissimi anni di Promozione. Lo stadio da circa dieci mesi è intitolato alla memoria del ventenne Emanuele Morganti, ucciso di botte ad Alatri nella notte tra il 25 e 26 marzo 2017: una targa nei pressi dell’entrata ne ricorda la triste vicenda. L’impianto è semplice, genuino e grezzo nella sua interezza, non ci sono tribune ma solamente divisori: nella “collinetta” dietro le panchine prendono posto i giocatori, i familiari ed i giornalisti, mentre dalla parte opposta c’è un recinto con una rete divisoria che fungerebbe da settore separato per gli ospiti dove riuscire a tifare degnamente si annuncia un’impresa.

A seguire la squadra locale pochi fedelissimi appassionati. Siamo lontanissimi dal concetto di ultras e forse anche di tifosi accesi, dato che la gara si svolge nella massima tranquillità. Ci pensano dunque gli ospiti ad animare la tranquilla mattinata, arrivando a ridosso del fischio d’inizio ma mostrandosi subito “battaglieri”: il bandierone viene agitato costantemente ed il tamburo delinea perfettamente i tempi dei cori o dei battimani. Nel primo tempo, ad essere sincero, i ragazzi partono un po’ contratti, ma come i giocatori in campo prendono le misure agli avversari, loro giocoforza sono costretti a prenderle in un settore dove non ci sono tribune ma si segue la partita in piedi dietro una recinzione, colorata dalle pezze appese che sono sicuramente un bel vedere. Una volta organizzatisi, i roccaseccani sono autori di un buon tifo canoro. Il più delle volte i cori sono accompagnati da discreti battimani e poco importa se la logistica non è il massimo, ma più passa il tempo e più sembrano trovarsi a proprio agio nello spartano settore ospiti di Tecchiena dove domina il bandierone della BRIGATA.

Le squadre vanno al riposo con un nulla di fatto ma loro cercano di spronare i propri ragazzi ad agguantare quella vittoria che potrebbe portarli al primo posto. Nel secondo tempo i decibel aumentano decisamente e la squadra in campo sembra recepire perfettamente quello che vogliono i propri ultras, tanto che al sessantesimo minuto Grossi, su calcio di rigore, realizza il gol del vantaggio e va ad esultare con tutta la squadra sotto la postazione dei sostenitori biancoazzurri. Ma la gioia dura poco perché il Tecchiena, cinque minuti dopo e sempre su calcio di rigore, perviene al pareggio con Cestra che batte l’estremo difensore ospite Paglia.

Nel proseguo della gara le due squadre in campo danno battaglia ma il Roccasecca ha dalla sua il valore dei suoi ultras che continuano ad incitare a gran voce con giusto un po’ di smarrimento dopo il gol subito. I cori sono prolungati così come i battimani che li accompagnano poi come per magia, a nove minuti dalla fine, arriva il gol di Gigli che su calcio d’angolo, svetta più in alto di tutti e batte l’incolpevole Pacitto, regalando la seconda esultanza ai propri ultras.

I minuti di recupero vengono vissuti in snervante attesa, poi al triplice fischio finale esplode la gioia incontenibile dei giocatori e dei sostenitori roccaseccani che, in virtù della sconfitta della capolista Monte San Giovanni Campano sul campo del Ceccano, festeggiano il sorpasso ed il primato, seppur in coabitazione con l’Anitrella. Siamo solo alla nona giornata, il campionato è ancora lungo e pieno di insidie ma sognare non costa nulla e chissà che alla fine agli ultras del Roccasecca non sia concessa quell’agognata massima serie regionale, in cui non sfigurerebbero affatto e che meriterebbero solo per la costanza con cui seguono la squadra del proprio paese.

Marco Gasparri