Anni fa, quando la Serie A era un campionato ancora esaltante ed interessante sia sul campo che sugli spalti, mai avrei immaginato di scrivere un commento di un incontro tra la Roma ed il Sassuolo. Sia ben chiaro, non ho nulla di personale contro Il Sassuolo in quanto tale, ma certamente ritengo la sua presenza nel massimo campionato italiano la dimostrazione di come ormai nel nostro calcio i valori siano totalmente sballati. Pensiamo solamente alla miriade di squadre che ogni anno fanno il salto in cadetteria o in Serie C pur non avendone le disponibilità e finendo giocoforza per sparire, ripartendo (se gli va bene) dalle serie dilettantistiche. Certamente questo non è il caso degli emiliani, una società che dal punto di vista economico non ha certamente nulla da invidiare a molte sue consorelle. Ma è proprio qua che mi viene da storcere il naso, chiedendomi come sia possibile far trasmigrare una squadra per mezza Emilia senza trovargli una fissa dimora. Anche nel basilare rispetto dei tifosi sassolesi che non credo provino gioia ad essere ormai da anni ospiti, spesso indesiderati, in stadi altrui. Ma capisco anche che a Squinzi, che dopo il ciclismo ha trovato nel calcio il proprio giocattolo, tutto ciò possa non interessare molto. Questo anni fa, quando si era ancora legati alle tradizioni ed il calcio era visto anche come un’identificazione culturale ed un attaccamento al proprio territorio, forse sarebbe stata cosa impossibile da verificarsi. Sta di fatto che i neroverdi disputano il loro primo torneo di Serie A e dopo un inizio a dir poco balbettante sono in netta ripresa, anche grazie ad un organico che se la può giocare fino alla fine per la salvezza.
Nel settore ospiti sono presenti un centinaio di tifosi provenienti dal piccolo centro emiliano, ad occhio e croce direi si tratti solamente di semplici tifosi, segno tangente che gli ultras non hanno aderito alla carta voluta dall’ex Ministro Maroni e questo è sicuramente un qualcosa che li va riconosciuto. Nonostante la storica promozione e l’allettante possibilità di far visita nei più celebri stadi italiani, non hanno stravolto le proprie scelte.
Il pubblico di casa si aggira attorno alle 50.000 unità, anche grazie all’orario diurno in cui si disputa la partita. Perché va sempre ricordato che se si avesse davvero la volontà di riportare persone allo stadio basterebbero almeno due mosse: abbassare i prezzi dei biglietti (anche perché l’incasso del botteghino è un dato pressoché irrilevante nei bilanci di queste S.p.A.) e giocare la maggior parte delle partite con la luce del sole. Si decanta tanto il modello inglese, ma solo per ciò che fa comodo. O spesso inventando di sana pianta provvedimenti che in Inghilterra non esistono. Tuttavia in terra d’Albione non si gioca mai più di un certo numero d’incontri in notturna o in anticipo. Questo per favorire chi va allo stadio.
Tornando a noi, dicevamo dell’ambiente di casa. Ad inizio partita torce accese qua e là, sia in Sud che in Nord, e per tutti i 90’ il tifo si mantiene abbastanza buono. Esposti diversi striscioni in Sud, il primo è in favore della squadra: “Dopo mille delusioni la strada sembra giusta. Petti d’acciaio, astuzia e core… la Sud è con voi!”, poi contro il nuovo stemma: “Il dissenso non si ferma, no al nuovo stemma”, replicato da un altro simile messaggio esposto in Nord: “Cambiate quello stemma di merda!”. Infine sempre in Sud l’Irish Clan festeggia i suoi 15 anni: “Da 15 anni con la pinta in mano e l’AS Roma nel cuore!”. In campo giornata nera per la Roma che passa in vantaggio grazie all’autogol di Longhi ma si fa raggiungere al 95’ dal gol di Berardi.
Testo di Simone Meloni.
Foto di Cinzia “LaMiaRoma”.