Andare allo stadio Olimpico e sapere che stasera non sarò in compagnia degli amici di una vita, in quella Curva dove ho condiviso gioie e dolori negli ultimi venti anni, rende l’attesa sicuramente strana e atipica rispetto al passato.

L’ultima volta che ho varcato gli accessi della Curva Nord è stato in occasione dell’incontro casalingo dell’Europa League contro il Saint’Etienne (1 Ottobre). In quei giorni le famigerate barriere erano state già erette all’interno dei settori più caldi dello stadio, la tifoseria biancoceleste aveva conseguentemente deciso di tornare in trasferta e, qualche giorno più tardi, avrebbe anche iniziato la giustissima e quanto mai dolorosa protesta contro le assurde posizioni del prefetto Gabrielli, scegliendo di disertare la curva ad oltranza.

Sono passati quasi quattro mesi da quel giorno e le polemiche non si sono assolutamente placate, anzi, per certi versi si sono addirittura accentuate. Io sono stato costretto a seguire, mio malgrado, le vicende da lontano, visto che, come molti sapranno, da qualche anno vivo stabilmente in Liguria per motivi lavorativi. Ma in questo periodo, essendo tornato temporaneamente a Roma, mi sembrava giusto documentare e testimoniare, nel mio piccolo, quanto effettivamente sta accadendo in quel dell’Olimpico, in occasione delle partite interne della squadra biancoceleste.

La sfida di Coppa Italia contro la Juventus arriva in un momento piuttosto particolare. Questa infatti è la prima partita della Lazio in casa dopo la riunione della tifoseria biancoceleste svoltasi lo scorso 7 Gennaio al Circolo Trionfale. Un incontro, quello del 7 Gennaio, che per certi versi potrebbe essere considerato un vero e proprio punto di svolta, una vera e propria ripartenza, della tifoseria laziale, vista l’ampia partecipazione e la condivisione di intenti delle varie anime del tifo biancoceleste, e non solo degli Ultras. Una riunione che ha ribadito, innanzitutto, la necessità di continuare ad opporsi fermamente alle disposizioni del questore D’Angelo e del prefetto Gabrielli, andando quindi avanti, inesorabilmente, con l’assenza dallo stadio per tutta la stagione in corso e lanciando una petizione online in merito, che in meno di 24 ore ha ampiamente superato le 10.000 adesioni.

È stata inoltre l’occasione per ribadire la necessità e la volontà di tornare in massa in trasferta, così come accaduto due giorni dopo a Firenze, con il settore ospiti strapieno di supporter laziali. Medesimo scenario che si sarebbe dovuto presentare anche in occasione della successiva trasferta a Bologna, che però, nel consueto ed imbarazzante silenzio della società biancoceleste, è stata tempestivamente vietata (si fa per dire, visto che la disposizione è stata ratificata quando già i primi biglietti erano stati venduti) dalle istituzioni preposte a tutti i residenti nella regione Lazio, anche se in possesso di regolare tessera del tifoso. Penso sia inutile soffermarsi ulteriormente e commentare: oramai, purtroppo, non dovremmo stupirci più di nulla.

Arriviamo quindi ai giorni nostri, con la società gestita da Lotito che, dopo aver addirittura regalato i biglietti per la partita casalinga con il Carpi a chi avrebbe acquistato i prodotti ufficiali della Lazio, per cercare di invogliare i tifosi a tornare allo stadio, applica dei prezzi popolari anche per i settori centrali dello stadio e dispone la chiusura della Curva Sud (come di consueto) e dei Distinti Nord Ovest. Alla fine le presenze sono circa 30.000, comunque piuttosto esigue per una partita del genere, con una Tribuna Tevere di fatto esaurita e una Curva Nord, come previsto e annunciato, desolatamente e praticamente vuota.

Arrivo allo Stadio Olimpico in tarda serata, quando la pioggia comincia a cadere sulla città. Mi reco nei pressi della Curva Nord, lato Tevere, e noto la gestione assolutamente paradossale per far accedere i tifosi all’interno dell’impianto sportivo. La fila è lunghissima e i controlli all’ingresso sono lentissimi e risultano, a mio modesto parere, anche troppo meticolosi. Per di più, l’aver riservato un solo accesso alla Tribuna Tevere, quando si sa perfettamente che il settore risulta essere pieno in ogni ordine di posto, rende il tutto ancora più complicato. La pioggia cade copiosa e vicino a me alcuni bambini si guardano intorno attoniti e sbigottiti, chiedendosi, forse, il perché debbano essere costretti ad aspettare tutto questo tempo sotto l’acqua e accalcati praticamente come delle bestie portate al macello. E pensare che c’è ancora qualcuno che si ostina a dire che l’intento è quello di riportare le famiglie allo stadio.

Sono in fila dalle 19.45 e riesco ad accedere all’interno dello stadio solo alle 20.35. A metà del primo tempo ci sarà ancora gente intenta a raggiungere il proprio posto per assistere alla partita!

Durante tutto il periodo trascorso nelle zone limitrofe dello stadio e, successivamente, in fila per varcare i tornelli, non ho potuto fare a meno di ascoltare anche i numerosi commenti, dei vari tifosi presenti, in merito alla totale disorganizzazione riscontrata a più riprese e, soprattutto, in merito alla protesta della tifoseria laziale. Tra i tanti che si sono dichiarati comunque favorevoli con quanto deciso dalla Curva Nord, sottolineando comunque che la mancanza del calore che solo quel settore riesce a trasmettere è un’assenza davvero pesante e fondamentale, si sono uditi anche i classici, e infinitamente banali, commenti del tipo “la squadra non si abbandona” e “tanto Lotito non mollerà mai”. Ho dovuto inoltre assistere ad assurde elucubrazioni sul fatto che gli Ultras stiano portando avanti questa battaglia per puro interesse personale o “perché non gli danno più i biglietti”, che si sono concluse poi con il classico “se uno vuole tifare lo può fare anche con le barriere”.

Mi chiedo allora, ma è davvero così difficile comprendere che quella condotta dalla Curva Nord (e non solo) è una vera e propria battaglia di giustizia, per altro pacifica e civile, contro delle assurde norme e delle disposizioni totalmente repressive che non vanno a discapito solo degli Ultras, ma di tutti i tifosi e, conseguentemente, di tutti i normali cittadini? È indubbio che questo contesto e questa inammissibile situazione siano sicuramente ben più importanti della maglia, di una vittoria contro un’acerrima rivale o di un prestigioso trofeo. Evitassero quindi, i benpensanti di turno, di elargire giudizi affrettati su una scelta dolorosa, ma doverosa, degli Ultras laziali. Anche perché nessuno di loro ha mai imposto la propria posizione o impedito ad altri tifosi di accedere comunque liberamente all’interno dello stadio (così come qualcuno ha anche tentato di far credere).

La scelta di disertare, da parte delle due tifoserie romane, merita rispetto, perché solo chi vive da Ultras può capire perfettamente il sacrificio che si compie quando si decide di non entrare più nel proprio stadio e nelle propria Curva, seppur per una protesta legittima e sacrosanta come questa.

Tralasciando questo mio personale sfogo e tornando sugli spalti nel corso della partita di questa sera, alla mia sinistra gli Juventini riempiono quasi tutto il settore ospiti a loro destinato più metà della curva sud. Nella parte bassa sono presenti gli striscioni dei maggiori gruppi della tifoseria bianconera. Al centro del settore sventolerà, per tutto il corso della partita, un enorme bandierone con la scritta “A DIFESA DI UNA FEDE”. L’apporto corale risulta piuttosto costante, anche se non sempre riesce a coinvolgere tutti i presenti. Verso la metà del primo tempo viene effettuata anche una sciarpata. Molti i cori ostili e di sfottò lanciati da entrambe le compagini. Da segnalare, verso il 30° del primo tempo, il coro “LOTITO UOMO DI MERDA” che viene accolto dagli applausi di quasi tutto lo stadio biancoceleste.

Sul campo la partita scivola via piuttosto noiosamente, quasi di concerto con l’ambiente grigio e piovoso circostante. Nel secondo tempo il forcing bianconero diventa più incalzante e la Juventus ottiene il più che meritato gol del vantaggio grazie all’ex Lichsteiner, accolto e apostrofato, come di consueto, durante tutta la partita, in maniera piuttosto colorita dai tifosi laziali.

Il risultato finale sul campo appare giusto e fotografa perfettamente anche l’attuale mediocrità della gestione societaria della Lazio che, oltre ad aver, per l’ennesima volta, completamente voltato le spalle alla Curva Nord nella battaglia sopradescritta, continua ad essere totalmente incapace di regalare per lo meno un sogno ai propri tifosi, con una programmazione inesistente e con la totale mancanza di un progetto a medio o a lungo termine.

Daniele Caroleo