Come ogni anno, arrivati a questo punto, i play off nello specifico di Eccellenza, rappresentano il punto più alto per le squadre che non sono riuscita ad andare in D dalla porta principale. Punto più alto, ovviamente, anche in termini di interesse, per i tifosi o anche per i semplici osservatori come noi.

Per queste semifinali d’andata, decido di spostarmi fino a raggiungere Lamezia Terme, dove al “Guido D’Ippolito” la Vigor padrona di casa ospita i pugliesi del Bisceglie. Arrivo presto con il solito pullman alla stazione ferroviaria nel centro di Sant’Eufemia, uno dei tre comuni, assieme a Nicastro e Sambiase, dalla cui unione è nata nel 1968 la città di Lamezia. Da qui, in treno, la seconda tappa è Lamezia Nicastro, dove non solo c’è lo stadio ma pure l’importante centro storico con i resti del castello arroccato ad oltre trecento metri d’altezza. Ricordo ancora benissimo le strade e la struttura del “D’Ippolito” in cui, oltre dieci anni fa, avevo seguire l’incontro di Serie D tra il Sambiase, altra squadra del comprensorio, ed il Noto. Appianate le mie piccole curiosità residue in loco, grazie anche a qualche dirigente biancoverde, passo anche dal Palazzetto dello sport “Alfio Sparti”, struttura dal sapore antico che trasuda epica sportiva, pronto ormai ad andare in pensione ad appannaggio di una struttura al passo dei tempi moderni. Da qui mi addentro verso il centro storico di Nicastro fino ad arrivare in cima al castello Normanno Svevo, scarpinata in salita più facile da superare della delusione di trovare chiuse le due porte per raggiungere i resti del vecchio maniero. Indeciso se incolpare le varie amministrazioni che non hanno valorizzato e chiuso questo sito o i turisti da social network che hanno contribuito ignorandolo in virtù della fatica che comporta arrivarci, cerco conforto nelle caratteristiche vie strette decorate con tante immagini che raccontano la vita di un tempo. La cattedrale è lo sbocco perfetto del tour in questo dedalo armonico in cui si fondono passato e presente della città.

Il tempo passa, si avvicinano le 16, ora prevista per il calcio d’inizio e approcciandomi allo stadio, ho modo di vedere già diversi ultras far gruppo in zona, dove diverse scritte sui muri marcano il territorio, fra queste resiste una dedicata al NUCLEO LAMEZIA, disciolto gruppo storico del passato come, sempre dal passato, trovo ancora affisso un volantino contro il Lamezia FC di Saladini che, sull’onda dei fallimenti della Vigor e del Sambiase, cercò di unire le due anime in un’unica creatura in vitro, senza però riuscire a captare la benevolenza delle due tifoserie, che alle ipotetiche vittorie e trofei hanno preferito anteporre le proprie identità e la propria tradizione.

Non pochi alti e bassi anche per gli ospiti del Bisceglie in quest’ultimo decennio, ai quali proprio in settimana si è aggiunto lo scioglimento degli ULTRAS BISCEGLIE, evento che in certo qual modo ha delle ricadute anche in quest’occasione, se non altro in termini di riassestamento. Riesco a vedere arrivare i pugliesi in corteo fino all’ingresso, bell’anticipo di colore viste le tante bandiere che recano con sé.

Messo piede in campo trovo la tribuna coperta quasi interamente piena, mentre pur con qualche vuoto in più, non meno positivo è il colpo d’occhio della gradinata scoperta, casa degli ultras lametini che fanno quadrato al centro, dietro due semplici pezze. Anche per gli ultras biscegliesi nella curva ospite, il compito di rappresentanza è demandato ad un paio di pezze. Non numerosissimi come l’evento richiederebbe, a causa anche del contraccolpo scioglimento di cui sopra, comunque i biscegliesi ci sono e tanto basta.

Entrate le squadre in campo, la gradinata calabrese si colora di tante bandiere e bandieroni biancoverdi accompagnate da un numero considerevole di torce per tutta la lunghezza del settore per un colpo d’occhio complessivo davvero dirompente. Anche la tribuna coperta si avventura in una coreografia con cartoncini biancoverdi mentre nel settore ospiti, i biscegliesi si limitano a sventolare i quattro bandieroni al seguito. Nel primo tempo entrambe le tifoserie partono bene: persistente il colore fra i padroni di casa che puntano tutto su cori secchi di breve durata che tendono un po’ a stroncare il tifo che registra qualche pausa di troppo, dirimpettai nerazzurri-stellati tifano in maniera discreta facendosi sentire bene.

Al ventesimo minuto sempre nella curva biancoverde viene esposto un vecchio cimelio di guerra catanzarese, dopo qualche minuto accompagnato dallo striscione: “REGOLA BASE DELLA MENTALITÀ, QUELLO CHE PERDI NON SI RIFÀ”. Nei restanti minuti della prima frazione, tanti battimani per loro mentre al trentunesimo la doccia gelata: un autogol porta in vantaggio il Bisceglie, con la squadra che esulta sotto al settore, quasi a voler ringraziare del sostegno fin qui ricevuto. La felicità dura poco perché, dopo appena sei minuti, si ripetono le stesse scene con Bernardi che pareggia, esultando con la gradinata che accende un paio di fumogeni verdi.

Finita la prima parte di gara sul risultato di 1-1, nel secondo tempo le tifoserie ripartono sulla stessa falsariga, saranno poi i giocatori in campo a cambiare le carte in tavola, con il Bisceglie che al cinquantaquattresimo va nuovamente in vantaggio con Kone e sei minuti dopo con bomber Di Rito segna un terzo goal che ha il sapore del sigillo. Così mentre i biscegliesi cantano, sventolano continuamente i loro bandieroni, esplodono un potente petardo e fanno diversi battimani, paradossalmente gli ultras della Vigor sembrano caricarsi e sprigionare tutto il potenziale, tenuto fin qui un po’ in ombra. I giocatori sembrano recepire la carica e attaccano a testa bassa premiando, a quattordici minuti dal novantesimo, prima il sempreverde Foderaro segna il gol del 2-3 e tre minuti più tardi il neoentrato Catania, dopo due ribattute del portiere Suma fra le quali un rigore, sigla il definitivo 3-3 che fa esplodere il “D’Ippolito”.

Inevitabilmente i pugliesi calano con il proprio tifo con qualche pausa nei momenti di maggior esultanza dei padroni di casa poi, terminati i quattro minuti di recupero, le squadre vanno a prendersi i meritati applausi dai rispettivi sostenitori. Tutto rinviato alla sfida di ritorno al “Ventura” dunque, io invece non posso rinviare oltre la mia partenza e torno alla stazione di Nicastro non prima di aver salutato e ringraziato i gentilissimi addetti della società ospitante. Si chiude così un’altra giornata vissuta a tutto gas. Parafrasando “Febbre a 90°” basta poco per renderci felici: una partita, una stazione, la visita del centro storico, due tifoserie sugli spalti e il bello è che questa magia si ripete ad ogni inizio stagione, in ogni fine settimana e non solo.

Marco Gasparri