Una bella partita e una bella cornice di pubblico per questo incontro della prima fase della nuova contorta formula dei playoff di Serie C. Di nuovo di fronte, a distanza di poche settimane dall’incontro di campionato, Siracusa e Casertana. Si gioca di domenica sera, non di certo un incentivo per chi dalla Campania vuole seguire i Falchetti: oltre alle difficoltà logistico-organizzative dovute alla distanza, chi deve obbligatoriamente far rientro il lunedì per lavoro si troverà di fatto estromesso da questa trasferta. Alla fine si conteranno 22 tifosi casertani al seguito.

Stadio “De Simone” che offre un bel colpo d’occhio: 4.253 gli spettatori, secondo dati ufficiali presentandosi pieno quasi in ogni ordine di posto, con giusto qualche vuoto nella parte bassa della gradinata. Molto belle le coreografie: gli “EsseErre” in gradinata compongono la scritta “11 leoni” con delle casacche bianco-azzurre a far da sfondo, mentre la Curva Anna offre una bellissima coreografia vecchia maniera facendo largo uso di torce e fumogeni, così come poi diverse torce saranno accesse anche nella stessa gradinata. Tifo costante da parte di ambo i settori che espongono inoltre diversi striscioni di incoraggiamento per i diffidati: la curva dà il bentornato a Renato ed anche in gradinata il pensiero va a chi non può seguire questa importante partita perché costretto a firmare.

Colpo difficile da metabolizzare quello del primo goal ospite, dopo il quale i padroni di casa perdono qualcosa in potenza, contrariamente agli ospiti che si lasciano andare ad una esultanza smodata per questo vantaggio a cui forse, a priori, nessuno credeva. Siracusa sottotono, provo a reagire spinto dal supporto della propria tifoseria che invita ed obbliga i ragazzi in campo a crederci, ma a circa dieci minuti dalla fine arriva il raddoppio rossoblu che accende definitivamente gli entusiasmi ospiti e dà in certo qual senso il colpo di grazia ai siracusani.

A fine gara comunque, scena molto bella, con entrambe le squadre che escono dal campo fra gli applausi delle rispettive tifoserie: se ciò può essere scontato per i vincitori, non è altrettanto usuale vedere gli sconfitti raccogliere il riconoscimento dei propri tifosi, ma in fondo basterebbe poco, basterebbe onorare e sudare sempre la maglia per riscuotere apprezzamento e consenso da chi quella maglia la ama. In amore, notoriamente, il peggior delitto è fingere. Compreso quello di chi finge di non capire la rabbia dei tifosi in talune circostanze e la strumentalizza per assolversi dai propri errori e dai propri peccati.

Sulla prestazione casertana non si può dire ovviamente tantissimo, considerati i numeri in campo: con ventidue effettivi (tra i quali uno dei gemellati di Messina) era difficile fare grandi cose o contrastare uno stadio in grande spolvero numerico e canoro come risultava in quest’occasione il “De Simone”. Qualche coro secco nei momenti di stanca avversaria, quando la tifoseria tirava fisiologicamente il fiato fra un coro e l’altro, ma era anche impossibile chiedere altro o di più.

Mentre dunque il campionato del Siracusa finisce qua, prosegue invece il cammino la compagine casertana. Affascinante doppia sfida con una squadra di grande tradizione come l’Alessandria, da un paio di anni sfortunata protagonista di assalti mancati alla cadetteria, quest’anno persa proprio all’ultima giornata a vantaggio della Cremonese: se l’approccio mentale vuol dire tanto, con la frustrazione per l’ennesimo campionato perso da parte dei grigi, la rappresentativa di Terra di Lavoro ci arriva invece carica di entusiasmo e senza niente da perdere. Sarà poi il campo a raccontare la sua storia, le sue favole ed emettere i suoi verdetti: ai tifosi l’obbligo e la speranza di continuare a credere nei sogni, o nella rivincita, com’è il caso dei piemontesi.

Foto di Giuseppe Scialla.