Dopo Cittadella – Palermo, come programmato, in questa calda domenica di metà marzo finalmente riesco a fare il mio esordio al “Tommaso Dal Molin” di Arzignano, stadio intitolato alla memoria dell’aviatore ventottenne schiantatosi sul lago di Garda nel 1930. Grazie anche all’appoggio logistico dell’amico Alessandro con cui, insieme a Jacopo, un altro amico, raggiungiamo la piccola città di venticinquemila anime della Valle del Chiampo, toponimo che compone anche il nome della squadra.

Passiamo per il centro storico, dove è ubicato il Duomo, rimanendo sorpresi dalla tranquillità del posto, facendo poi tappa alla stazione della città che, per più di ottanta anni, venne servita dalla tranvia Vicenza – Valdagno – Recoaro Terme/Chiampo, ormai dismessa dal 1980. L’edificio è rimasto totalmente integro, ristrutturato talmente bene che si fonde alla perfezione con il resto degli edifici storici e moderni circostanti, sui quali svetta il castello medievale che dominare la vallata sottostante.

Dopo questo particolare giro nel centro città ci dirigiamo allo stadio, un po’ più periferico anche se non troppo distante, per cercare di vedere quello che c’è fuori prima di mettere piede in questo inedito impianto. Capienza di appena millesettecento posti, formato da una corposa tribuna coperta per i locali, con annessi seggiolini, e due tribune in ferro dedicate agli ospiti, molto probabilmente aggiunte in seguito. Con la prima promozione in serie C avvenuta nel 2018 – 2019 la fusione tra l’Arzignano ed il Chiampo ha portato anche al cambio di denominazione in Arzignano Valchiampo con conseguente cambio di colori sociali dal biancoceleste al gialloceleste.

Bel colpo d’occhio all’interno anche perché l’Arzignano sta disputando un discreto campionato, con la squadra abbondantemente sopra la zona calda dei playout e con l’ambizione di entrare nel novero delle partecipanti ai play off. Da Padova accorrono in oltre duecento seppur la distanza di poco superiore ai cinquanta chilometri non sia così proibitiva ma i biancoscudati, al contrario, stanno disputando un campionato ben al di sotto delle aspettative di inizio torneo. Gli ultras patavini comunque ci sono e prendono posto nella seconda tribuna, quella più vicina alla porta di gioco, sistemando le diverse pezze lungo la balconata. In un lato estremo della tribuna, dalla parte opposta rispetto al settore ospiti, prendono posto una ventina di tifosi più accesi dei locali, in larga parte ragazzi, qualcuno probabilmente facente parte delle giovanili. Si sistemano dietro due striscioni giallocelesti riportanti la dicitura CURVA OVEST GRIFONI, hanno un paio di megafoni ed una bandiera ma a parte l’entusiasmo iniziale, durante il match si sentiranno molto di rado e siamo ovviamente molto lontani dai canoni ultras.

Dopo qualche scatto ai padroni di casa per dovere di cronaca non mi resta che concentrarmi sugli ospiti che, con l’entrata delle squadre in campo, alzano stendardi, diversi bandiere crociate più qualcuna dei gruppi fra le quali spicca il bel bandierone griffato U PD, che il vento spiega tutte nella stessa direzione. Nel primo tempo, a dispetto della classifica deficitaria, partono forte intonando cori accompagnati da decisi battimani. Dopo neanche dieci minuti alzano tante bandiere sotto le quali srotolano uno striscione per ricordare Paolone. Nel proseguo della prima frazione, gli ultras biancoscudati continueranno a tifare molto continuamente. Mi piace come alternano i cori, passando da quelli ritmati con battimani a quelli secchi o a rispondere, con il settore che in diversi frangenti viene colorato dallo sventolio delle bandiere oltre che dagli stendardi.

Nella seconda parte di gara, i padovani incitano ancora la squadra nonostante perduri il pareggio a reti bianche. Sono sempre molto belli i battimani ad accompagnare i cori e si dimostrano anche molto colorati, con l’apice raggiunto nella parte centrale della seconda frazione, quando sventoleranno le bandiere, alzeranno gli stendardi e faranno roteare le sciarpe in alto per poi tornare ad incitare nuovamente la squadra che, a tredici minuti dalla fine, li ripagherà grazie al neo entrato Cannavò che siglerà il gol partita. Ovvia esultanza per il settore ospiti, i cui cori diverranno ancor di più carichi d’intensità fino al triplice fischio finale con i tre punti che andranno ad appannaggio del Padova, che scavalcha in classifica proprio l’Arzignano, fermo a quarantadue punti, agganciando il settimo posto seppur in compagnia di Novara e Pro Patria.

A fine partita intoneranno un coro solo per loro, staccheranno tutte le pezze e raggiungeranno l’uscita incuranti dei propri giocatori che stavano andando a salutarli, ma per forza di cose desistono e raggiungono direttamente gli spogliatoi. Troppo grande la delusione per questo campionato ben al di sotto del blasone della squadra. Nel frattempo mi ricongiungo con i miei compagni di viaggio con i quali, dopo i saluti di rito, ci ripromettiamo di vederci per altre partite da vivere insieme. Il gentile passaggio di Jacopo a Padova da dove parto per tornare a Roma, si trasforma nel piacevole regalo di una visita all’Appiani, storico stadio che purtroppo non ho mai visto dal vivo. Incredibilmente riusciamo a vederlo sia da fuori che dentro, dove riesco ad immortalare sia la tribuna coperta completamente ricostruita che soprattutto la tribuna scoperta, rimasta ferma nel tempo, in tutto il suo ruvido ma innegabile fascino, con le sue barriere in ferro che tanto ricordano le terraces inglesi degli anni Ottanta. Purtroppo, della Curva Nord destinata agli ultras padovani dello storico gruppo HELL’S ANGELS GHETTO non è rimasto più nulla ed anche la curva degli ospiti pur ristrutturata è visibile solo in parte.

Guadagniamo l’uscita e scambiamo due chiacchiere con un guardiano che sta per chiudere il cancello. Per nulla disturbato dalla nostra presenza, gela il nostro entusiasmo per questo faccia a faccia con la storia frutto della fortuna a quanto pare. Siamo stati di fatto gli ultimi a vederlo, visto che il giorno seguente le ruspe cominceranno il loro sporco lavoro buttando giù un pezzo di calcio e mondo ultras Padovano ma anche di Padova stessa, per far spazio (sic!) ad un ampiamento della strada. Un pezzo di storia che se ne va, distrutto in nome della modernità, e che da domani entrerà a far parte della leggenda, tramandata dai racconti di quelli che hanno potuto vivere l’Appiani vestito a festa, ricolmo di gente, pronto ad esplodere per un gol del Padova.

Marco Gasparri