Il 5 maggio 2024 lo stadio “Bartolani” di Cisterna (LT) ha ospitato l’incontro di calcio Atletico Pontinia–Terracina, la partita più importante dell’intera stagione per quanto riguarda il girone B dell’Eccellenza laziale.

Per cogliere il peso di questa gara bisogna tornare indietro di una settimana: quando la vittoria del campionato sembrava ormai nelle mani dell’UniPomezia, un capovolgimento inaspettato ha ridefinito le gerarchie nei quartieri alti della classica, in virtù della sorprendente sconfitta dei pometini in quel di Ferentino e della contestuale vittoria casalinga del Terracina sul Tor Sapienza, che ha riportato i tirrenici al primo posto a soli novanta minuti dal termine del torneo, con un punto di vantaggio sui rossoblù. Ad aggiungere interesse alla partita di Cisterna ha contribuito la situazione di classifica dell’Atletico Pontinia, alla ricerca della salvezza diretta.

La questione stadio ha monopolizzato l’attenzione di addetti ai lavori e tifosi nella settimana precedente alla gara: la capienza del “Caporuscio” di Pontinia (LT), insufficiente per soddisfare l’elevata richiesta di biglietti da parte dei terracinesi, ha dato avvio a un lungo confronto tra le autorità e i due club per l’individuazione della sede più idonea, che si è concluso soltanto nel tardo pomeriggio del venerdì, quando è stato finalmente scelto il “Bartolani” quale impianto ospitante; contemporaneamente è arrivato il via libera per l’acquisto dei tagliandi, che sono stati polverizzati in brevissimo tempo.

Come prevedibile, il pubblico terracinese ha dimostrato per l’ennesima volta il suo viscerale attaccamento ai propri colori, mobilitandosi per questa trasferta e riempiendo in ogni ordine di posto l’ampia porzione di tribuna riservata loro. Eccezionale la coreografia realizzata dai ragazzi della Curva Mare all’ingresso in campo delle squadre: il settore è stato colorato da tanti cartoncini, dagli splendidi bandieroni sventolati nella parte bassa e da una fumogenata celeste. Lo spettacolo è stato completato dal lungo striscione “Te voje D grazie pe ogni singule mumente”. I terracinesi hanno estrapolato questa frase da una canzone intitolata Te le voje cantà, un brano di un gruppo musicale chiamato Chicken Production, i cui componenti sono musicisti di Terracina. Questa band, dal 2009, propone suggestive melodie accompagnate da testi scritti nel dialetto cittadino, contribuendo in modo brillante alla riscoperta e alla promozione della parlata, appunto, terracinese. Nell’altro lato della tribuna, riservata agli sportivi (non ultras) al seguito dell’Atletico Pontinia, sono comparsi cartoncini bianchi e rossi, sono state sventolate alcune bandierine ed è stato anche acceso qualche fumogeno rosso.

Ma è stata, naturalmente, la Curva Mare l’indiscussa protagonista di questa domenica di napoleonica memoria: un tifo incessante, un settore sempre colorato, mani al cielo, bandieroni e stendardi sono stati gli elementi con i quali i terracinesi hanno onorato nel modo migliore questo appuntamento con la storia. La partita in campo è stata rocambolesca: l’Atletico Pontinia è andato in vantaggio al 65’ con Gesmundo, ma prima Curiale al 70’, poi Celli all’82’ hanno realizzato una rimonta che ha regalato ai tigrotti un’altra gioia indescrivibile dopo la conquista della prima Coppa regionale della propria storia, alzata al cielo al “Galli” di Tivoli grazie al successo in finale proprio contro l’Unipomezia.

Nei minuti conclusivi, quando la distanza tra il sogno e la realtà stava per essere cancellata, l’incremento della potenza dei cori dei terracinesi ha reso lo stadio una vera e propria bolgia; poi, al triplice fischio del signor Mozzillo di Reggio Emilia, abbracci e lacrime si sono intrecciati ai canti di giubilo. Il terreno del “Bartolani” si è trasformato nel teatro di una festa collettiva: quella dei terracinesi per l’approdo in D, quella dell’Atletico Pontinia per la salvezza diretta. Lunghi e intensi festeggiamenti sono stati la coda della bella domenica di sport del “Bartolani”, che ha restituito alla piazza terracinese una dimensione meglio commisurata alla sua importanza e alla sua storia.

Testo e foto di Andrea Calabrese