Atmosfera davvero impressionante quella che si respira a Barletta. Polverizzati in poche ore i biglietti disponibili per la gara interna contro il Martina, in via eccezionale ne vengono messi a disposizione altri mille posti in gradinata. Dopo l’ordinanza firmata dal Sindaco, i posti salgono a 5.000 che, per la ristretta Serie D di cui stiamo parlando, non è davvero cosa da poco. Arrivando con largo anticipo nella Città della Disfida, resa famosa dall’opera di Massimo D’Azeglio, trovo gente in coda per accaparrarsi gli ultimi preziosi tagliandi, scene da vecchi tempi del calcio che fu da opporre con forza a quelle del calcio plastificato odierno, la cui ritualità ha perso molto, esondando fino ad una stanca monotonia che è veramente dura decidere cosa sia meno opprimente rispetto ad un vincolante pranzo domenicale formale.

Una bella giornata soleggiata mi accoglie e mi motiva anche quest’oggi, solito piacevole tragitto in treno, mescolato agli ultimi turisti in giro per la Puglia. Una volta arrivato nei pressi del “Puttilli” l’organizzazione sembra molto più rilassata rispetto alla prima giornata contro Molfetta, quella che segnò il tanto atteso ritorno a casa e in serie D. Questa volta molto meno ingombrante la presenza di steward, di forze dell’ordine, transenne, divieti, segnali, traffico limitato e tutto quel castello di sovrastrutture fisiche o normative che talvolta rischia di rovinare l’aria di festa anche solo con un serpeggiante timore per ciò che potrebbe succedere. La vigilanza da parte delle istituzioni preposte si può sicuramente capire, l’ansia invece non fa mai bene a nessuno.

Lo stadio, all’interno, è il solito gran bel vedere, un piccolo, ritrovato gioiello di cui i Barlettani possono andar fieri. Un’opera architettonica in cui, fortunatamente, è stato trovato un giusto compromesso tra il necessario riammodernamento e il fascino del tempo e della storia passata su quest’impianto, che non sono stati cancellati con un colpo di spugna kitsch-tecnologico di certi stadi, dove più che luoghi atti ad ospitare partite di calcio, sembra di essere al cospetto di centri commerciali iper moderni, pensati su misura per spennare clienti.

Campeggia fin da subito lo storico striscione del “Gruppo Erotico”, baluardo e tradizione del movimento ultras locale e non solo, con i suoi oltre 35 anni di onorata presenza e dedizione alla causa. Fa sempre un certo effetto vedere da vicino questi nomi e questi striscioni che ci hanno accompagnato di generazione in generazione, comprese le nostre che quelle sigle storiche del tifo nostrano dovevano sbirciarle ai bordi delle immagini dei servizi televisivi o sui dei giornali ultras d’antan.

La partita di oggi presenta molti spunti interessanti dal punto di vista del tifo, dato l’arrivano dei martinesi, altra tifoseria che, a parte i lustri della Serie C, è costretta da tempo ad arrabattarsi in categorie non consone ai propri sogni che però, unico risvolto positivo della medaglia, ha contributo a forgiare la tempra di questa realtà sicuramente meglio del fulmineo sbalzo nel calcio professionistico che per certi versi la colse impreparata o comunque non le diede quel tempo necessario a crescere gradatamente e senza bruciare le tappe.

Già mezz’ora in anticipo sul calcio d’inizio, della la Curva Barlettana si presenta gremita e incomincia a scaldare ugole e mani, quasi a voler ribadire tutto quello che di buono stanno facendo nell’ultimo periodo, dimostrare insomma che non è solo un effimero fuoco di paglia. Nel frattempo sopraggiunge anche il gruppo da Martina, ad occhio e croce una quarantina, numeri che potrebbero sembrare non ottimali se rapportati a quelli degli avversari ma sarebbe sbagliato un esercizio del genere senza averli prima contestualizzati all’andamento fin qui distratto della squadra in campo. Gli ultras della Curva Nord comunque ci sono come sempre e tanto di per sé basta.

Apertesi le danze, è uno spettacolo anche questa volta, con l’apertura della gradinata che praticamente trasforma il “Puttilli” in una bolgia. Stare sotto il loro settore, a volte è una vera prova di resistenza per i timpani, specie nei cori a ripetere. Appaiono persino più colorati del solito per la presenza di tante e nuove bandiere, ma questa volta la squadra non gira come dovrebbe e se dopo il gol biancazzurro ero curioso di vedere all’opera la Curva e testarne la sua tenuta, sono stato subito accontentato, visto che si canta e si incita con la stessa intensità di sempre. C’è anche qualche torcia accesa, a restituire ancora più colore al settore. È anche molto bello vedere tanti ragazzini che anziché cedere ai classici squadroni venduti dal marketing calcistico, preferiscono incitare la squadra della propria città.

Mi sposto in seconda battuta verso il settore ospiti. A distanza li vedevo belli e operativi, anche se era impossibile sentirli, ma avvicinandomi posso appurare che anche loro si danno un gran bel da fare. Bei cori a ripetere, incitano a loro volta con molta continuità la squadra, anche con dei cori originali che non mancano mai di coinvolgere tutto il gruppo. Buttando un occhio al campo, è davvero bello assistere ad una gara in uno scenario del genere: ne guadagna in coinvolgimento, nonostante si tratti solo di Serie D sembra di stare in bel altre categorie, sembra esattamente quello che si direbbe la miglior pubblicità possibile per il calcio e guarda caso, la fanno proprio i tifosi, esattamente quella stessa componente che lo stesso mondo del calcio, nelle sue istituzioni più meschine finisce spesso e volentieri per discriminare e penalizzare.

In campo il Barletta perde 2 a 0 ma la squadra esce lo stesso tra gli applausi di una Curva che gli applausi li meriterebbe lei. Grandi festeggiamenti anche sotto il settore ospiti, Martina di certo non vede la Serie D come apice dei suoi sogni, ma raccogliere questi tre punti e assestarsi in una posizione meno rischiosa è già un primo traguardo, dopo aver riconquistato la categoria a seguito della vittoria degli spareggi nazionali di Eccellenza della scorsa stagione.

Massimo D’Innocenzi