Quella tra Potenza e Catanzaro è una storia che si intreccia, capoluoghi di regione di terre spesso dimenticate che provano a cercare nel calcio il proprio riscatto, non solo sportivo ma anche sociale; due club che da anni cercano di riemergere e che forse, grazie ai rispettivi presidenti possono ora sognare di rispolverare i fasti di un tempo, la serie A per il Catanzaro e chissà, la serie B per i lucani. 

Il rapporto tra le due tifoserie affonda le radici già nei primi anni ’90, quando sia la Ovest di Potenza che quella di Catanzaro furono colpite da gravi lutti; Fiorino, sponda Potenza, Massimo Capraro, sponda giallorossa, erano esponenti di spicco delle rispettive curve, due ultras troppo presto andati via e i cui nomi sono ancora presenti in drappi e cori che lucani e calabresi offrono in giro per l’Italia; in quegli anni solidarizzare non era un gesto così scontato, come invece accade oggi, eppure le due curve si scambiarono striscioni di reciproca vicinanza. Da allora Potentini e Catanzaresi hanno mantenuto vivo il rapporto, che soprattutto negli ultimi anni si è saldato ancora di più. 

Il Potenza arriva al match odierno con la flebile speranza di raggiungere i play off, traguardo che fino a qualche domenica fa sembrava pura utopia, mentre la truppa di mister Vivarini è alla caccia dell’ennesima vittoria di un campionato straordinario ma ormai da tempo matematicamente raggiunto. Sono presenti quasi quattromila spettatori (3.887 per la precisione), con cospicua presenza di sostenitori calabresi, quest’oggi accompagnati anche dai ragazzi di Salisburgo. Quando i rispettivi undici entrano in campo i due settori si colorano dei propri colori sociali, con i catanzaresi che ripropongono le bandierine usate nel match di andata proprio contro il Potenza.

Se la partita di andata, giocata proprio nell’anniversario del compleanno di Massimo Capraro, fu a senso unico, con i giallorossi che sin da subito si imposero con un perentorio 6-1, quella odierna è tutta un’altra storia; i padroni di casa riescono infatti a spuntarla con un sofferto quanto prezioso 3-2 e a guadagnare così l’accesso ai play off, dove affronteranno i cugini del Picerno, in un derby tutto lucano che promette già una buona cornice di pubblico. 

Il match odierno regala però altri spunti di riflessione, in merito ad un futuro ormai prossimo che va programmato. Floriano Noto da una parte e Donato Macchia a Potenza stanno provando a riportare in auge la storia dei due club, con il primo che si è però portato avanti con il lavoro riportando le aquile in serie B. Accade però che a fronte di progetti sportivi importanti, la politica si mostri impreparata o comunque poco reattiva. Sia il Ceravolo che il Viviani di Potenza sono infatti strutture vetuste, non altrettanto pronte per il salto di categoria e se nel capoluogo lucano l’idea di costruire un nuovo impianto è ormai tramontata, facendo spazio invece ad un più realistico progetto di restyling all’attuale, a Catanzaro non si è ancora deciso cosa fare, anche se probabilmente nel prossimo campionato i giallorossi disputeranno i propri match ancora nel vecchio impianto, reso però a norma per la categoria, senza però far tramontare l’idea di costruire uno stadio, in una zona lontana però dal centro abitato. Nel corso della seconda frazione di gioco dalla Ovest rossoblù si alza un eloquente striscione: “Basta giochi politici, noi vogliamo il bene del Potenza”; in settimana è infatti andato in scena l’ennesimo teatrino politico: da una parte il patron rossoblù Macchia si è dichiarato disposto a continuare ad accollarsi le spese per rendere più fruibile e moderno il Viviani (in questa stagione il presidente dei lucani, con propri fondi ha completato i lavori di ammodernamento dell’attuale tribuna coperta) in cambio però di una concessione di almeno dieci anni nell’utilizzo dello stadio, dall’altra parte ha registrato una certa freddezza che i tifosi rossoblù leggono come elemento ostativo alle proprie ambizioni. Il tema degli impianti sportivi è ormai di estrema attualità, a maggior ragione per le realtà di serie C che non potendo contare sugli introiti dei diritti tv, chiedono ai comuni di gestire gli stadi al fine di poter programmare con calma e garantirsi forme di entrate aggiuntive. 

Argomento tanto spinoso quanto importante, che ha risvolti non solo sportivi. Negli anni gli enti pubblici, quindi anche i comuni, hanno dimostrato di non avere più le risorse, umane e finanziarie, per gestire il proprio patrimonio, stadi, palazzi o teatri che siano, e hanno preferito delegarne la gestione, attraverso contratti di concessione, ai privati che in cambio si impegnano oltre che a versare un canone ai comuni stessi, anche di garantire la manutenzione del bene stesso, che però rimane sempre nella disponibilità del soggetto pubblico. Nel caso del calcio a noi tutti capita spesso di imbatterci in strutture fatiscenti lasciate al loro triste destino, emblematico è il caso del Flaminio di Roma, che invece potrebbero essere recuperate proprio grazie a questi presidenti disposti ad abbinare al progetto sportivo anche quello imprenditoriale. Ultras è altro, ultras è oltre ma oggi si gioca anche in un altro campo ed è per questo che il loro compito di vigilanza si estende su questi nuovi versanti. Gli ultras, come nel caso dei Potentini, sono stati capaci di cogliere subito la centralità della questione e di porre al centro del dibattito il bene del Potenza calcio, inteso non solo come semplice squadra di calcio, ma bene comune, patrimonio dell’intera comunità. I lucani già in passato avevano sottolineato l’importanza, non solo sportiva, della propria squadra di calcio; correva l’anno 2009-2010, i rossoblù erano ormai prossimi alla radiazione a causa di presunti match truccati e nel corso dell’ultima partita interna contro il Pescara, chiusero la propria annata con un eloquente quanto attuale striscione: “Il Potenza non è uno sport, non è una squadra, è un’idea e le idee non muoiono mai”. Da amanti del calcio e più in generale dello sport è lecito chiedersi quali ragioni spingano la politica ad ignorare l’importanza che un club riveste e come mai quindi non si sia in grado di attuare forme di sinergia tra politica e imprenditoria dando vita da un matrimonio di convenienza che ad entrambi le parti darebbe qualcosa, ma che soprattutto potrebbe regalare momenti di gioia alla comunità.

Al termine del triplice fischio tutti festeggiano, il Potenza un insperato approdo ai play off, mentre il Catanzaro la promozione in serie B, conquistata in maniera trionfale. Ora comincia la partita più importante: il futuro.

Pier Paolo Sacco