I quattro gatti che seguono regolarmente i racconti delle mie partitelle sanno che, di solito, più che concentrarmi su un certo campo, magari per una questione di comodità, cerco sempre di girare da una parte all’altra della mia zona, alla ricerca di una continua novità.

Un lavoro, questo, che a volte può portare risultati esaltanti, ma che spesso, invece, risulta logorante. Perché i campi da girare prima o poi finiscono, a meno che non si abbia una disponibilità economica e di tempo pressoché infinita. E spesso, pur ruotando stadi e palazzetti fra di loro, si finisce per assistere a sfide già viste. Discorso, questo, più idoneo per un tifoso anziché per un “partitellaro”.

Fortunatamente (o, a seconda, sfortunatamente), anche vedendo sfide fra le stesse squadre, cambia sempre il contesto, oltre ad una parte degli attori sulla scena. Quindi, per quanto si possa assistere alle medesime partite, c’è sempre quella sfumatura in grado di renderle un po’ diverse.

Milano-Sassari, gara 5 dei play-off di basket, innanzitutto, è stata uno sbaglio. O meglio, la mia presenza è frutto dell’ennesima mia richiesta all’Olimpia Milano per un accredito; stavolta, a sorpresa, non è arrivato un rifiuto e, implicitamente, la richiesta è stata accettata. Mi dirigo, quindi, con un certo entusiasmo, al Forum.

Già, in questa stagione, avevo assistito ad Olimpia Milano-Dinamo Sassari in un quarto di finale delle Final Eight di Coppa Italia, in un tremendo Venerdì sera: era la mia quarta partita del giorno, e, per stanchezza, ne vidi solo una parte; me ne andai con Milano praticamente qualificata fino a scoprire, al mio ritorno a casa, dell’incredibile rimonta di Sassari a fil di sirena.

Gli Ultras Milano, quel Venerdì, erano pochi, per nulla compatti, schiaffati nel terzo anello, e anche di Sassaresi ve ne erano pochissimi, nonostante la presenza marcata dal Commando. Stavolta, invece, è tutto diverso: gli Ultras Milano occupano la loro consueta Fan Zone, ben più vicina al campo da gioco, nella cornice di un Forum esaurito. L’unica incognita riguarda i Sassaresi, alla loro terza trasferta meneghina in dieci giorni, dopo, comunque, aver timbrato egregiamente il cartellino in gara 1 e 2. Da segnalare, visto che mancano dei servizi dalla Sardegna, una presenza minima, ma molto onorevole, degli Ultras Milano a Sassari sia in gara 3 che in gara 4.

Se stasera si va verso il tutto esaurito è perché l’Olimpia si gioca, col vantaggio del fattore campo, il primo match point per accedere alla finale contro Siena: fin qui, infatti, la situazione nella serie è di 3-1 per le scarpette rosse, con la Dinamo Sassari che ha guadagnato proprio qui a Milano la sua unica vittoria.

Come ormai da abitudine consolidata, limito l’opera della mia generosa macchina fino a Saronno per un agevole cambio fino alla stazione di Cadorna dove, come di consueto, entro nella linea verde del metrò ed aspetto, armato di ottima pazienza, la mia corsa per Assago Forum; stavolta devo lasciar passare, di fronte ai miei occhi, ben tre convogli diretti ad Abbiategrasso, prima di poter prendere, finalmente, la vettura che mi porterà a destinazione.

Nonostante manchi un’ora circa all’inizio del match, non sono tantissimi i tifosi di Milano, riconoscibili quasi tutti per le magliette rosse; ma, si sa, al Forum quasi tutti arrivano comodamente in auto. E infatti, arrivato al capolinea e preso il cavalcavia pedonale che porta al palazzetto, lo scenario visivo cambia di molto, con una gran ressa ai cancelli per poter entrare.

Mi dirigo verso l’ingresso stampa e, nonostante qualche timore, ai cancelli il mio nominativo risulta, e posso così entrare. L’unico “ma” avviene all’interno del Forum, al banco dove vengono assegnati i magici pass: il mio nominativo là, non si sa perché, manca. Mi viene chiesta una copia del formulario on-line necessario per ottenere l’accredito e, provvidenzialmente, avevo pensato a tutto; constatata la fondatezza della mia richiesta, per fortuna, ottengo subito il pass e, senza dover perdere tempo per ambientarmi, sono a bordo del parquet.

I miei primi due dubbi vengono subito sciolti: il palazzetto è veramente esaurito in ogni ordine di posto e, nonostante la serie quasi compromessa, i Sassaresi sono al loro posto, in quella specie di distinto che fa da settore ospiti. C’è lo striscione del Commando in primissima linea e, vedendo la disposizione dei tifosi, posso affermare, senza sicurezza, che una quindicina di ragazzi dovrebbero essere effettivi del gruppo arrivati dalla Sardegna, mentre gli altri sono tifosi normali, molti dei quali giunti dal Nord Italia.

Come accade spesso in questi casi, posso già prevedere che la minoranza ultras si farà in quattro per coinvolgere l’intero settore e trascinare nell’animazione anche il tifoso più compassato; del resto, non essendo, questo, il calcio, la distinzione fra ultras e tifosi normali, per quanto marcata, non viene percepita come una barriera insuperabile, ed anche i supporters più tranquilli, in genere, appoggiano le varie fasi del tifo.

Mi posiziono in attesa della palla a due. Manca ancora qualche minuto e, come al solito, il dj set oscura tutti gli altri rumori del Forum, compresi i primi tentativi di tifo degli Ultras Milano; la loro curva è piena, ma è la parte centrale il vero cuore pulsante del tifo.

Gli striscioni sono capovolti a causa della vicenda, sin troppo nota, delle 50 diffide piovute a Febbraio, proprio in occasione dell’eliminazione dell’Olimpia dalle Final Eight di Coppa Italia contro Sassari; episodio, questo, del quale ci siamo occupati sulle nostre pagine ma che, a mio avviso, rimane emblematico per capire la caccia alle streghe verso una qualunque forma di tifo non allineata al pensiero unico imposto dalle società sportive e dalle federazioni, fatto di merchandising e squallide magliette con degli hashtag sopra.

E, a proposito di tifoso lobotomizzato dai messaggi commerciali, mi fa sempre un certo effetto, non gradevole e non convincente, quando vedo un intero palazzetto infiammarsi e battere le mani all’unisono dietro alla musica, banalissima, proposta dagli altoparlanti, cosa che avviene in tutti i settori, tranne quello degli Ultras Milano e dei Sassaresi. Ovviamente.

L’atmosfera, comunque, si scalda anche nel settore degli Ultras Milano, e già prima dell’avvio una discreta sciarpata viene proposta dalla curva. I numeri, per i Milanesi, ci sono tutti e, con l’aiuto della squadra, le premesse per far bene ci sono. Anche il Commando, prima dell’inizio della gara, scandisce i propri cori di incoraggiamento.

Con l’inizio della partita, finalmente, non parlano più le casse a tutto volume, ma il campo e gli spalti. Ed il tifo di Milano parte piuttosto bene. Il palazzo aiuta spesso la curva, nonostante si vede che molti tifosi sono occasionali o poco assidui, e finiscono, piuttosto spesso, per andare fuori tempo.

I padroni di casa ce la mettono tutta e non fanno neanche una pausa tra un coro e l’altro, con l’aiuto del tamburo che detta il ritmo. Ciò nonostante, quando manca l’ausilio delle tribune o degli spicchi laterali della curva, si crea una specie di effetto dispersivo dei cori, i quali ritornano su buoni decibel al riprendere della collaborazione. Oltre a ciò, in un contesto piccolo come quello degli ultras della pallacanestro, 50 assenze forzate infieriscono necessariamente.

Come da previsione, il settore ospiti viene trascinato dai pochi ultras presenti, e l’amalgama ottiene quasi sempre i risultati sperati. La stragrande maggioranza dello spicchio sardo passa la maggior parte del tempo comodamente seduta, ma il lanciacori ci sa fare e, spalle al campo, sprona con grande carisma tutto il settore: alla fine un po’ tutti si fanno coinvolgere nei cori secchi o in qualche battimano, tenendo comunque in alto il rendimento complessivo del settore ospiti, cosa assolutamente non facile e non scontata con un Forum completamente gremito.

Un po’ inaspettatamente, nel primo quarto, è Sassari a partire meglio, anche se, nell’insieme, la partita presenta poco gioco e percentuali molto basse al tiro. I Sardi terminano i primi 10’ sull’11-15, mettendo un po’ il silenziatore all’entusiasmo iniziale del popolo biancorosso.

Ci pensa il secondo quarto a rimettere in equilibrio il match, con una serie di spettacolari sorpassi e controsorpassi da parte delle due agguerritissime squadre. La gara non ha un padrone ma, al contrario di quanto molti potevano pensare, Sassari c’è. Si va in pausa col punteggio di 31-34 per Sassari.

Il terzo periodo, a campi invertiti, vede Milano sugli scudi. La rimonta dell’Olimpia, con relativo sorpasso, si compie inesorabilmente. Il Forum sente il profumo della finale e i cori degli Ultras vengono cantati da tutti i 12.000 spettatori, molti dei quali scoordinati al massimo, ma l’effetto è quello della bolgia.

Una seconda sciarpata degli Ultras Milano ottiene un buon effetto. I Sassaresi, nonostante le ovvie pause tra un coro e l’altro, quando si fanno sentire riescono piuttosto bene: pur trovandomi sotto la curva di casa, i loro cori più secchi mi arrivano molto limpidamente.

Gli ultimi 10’ della partita iniziano sul 52-48 per Milano. Ora più che mai, la finale per l’Olimpia appare sempre più vicina. Ma i conti vanno sempre fatti con l’oste, ed essendo il basket uno sport alquanto imprevedibile (senza contare la grande ispirazione che, evidentemente, il parquet del Forum offre alla Dinamo), Sassari rientra rapidamente in partita, rimettendo in bilico l’intera serie.

Ovviamente a tenere la scena sono gli ospiti, quasi sempre tutti in piedi e molto attivi in queste fasi finali della contesa. Nonostante la spinta del Forum, invece, tra i Milanesi sono sempre e solo gli ultras a non mollare neanche un secondo, in attesa che la partita offra scenari positivi.

Il finale, come accade ormai sempre nelle sfide in questo parquet fra Olimpia e Dinamo, è al cardiopalma, nonostante già gli ultimi 2’ indirizzino le sorti della contesa verso la Sardegna. E così è. Gli ultimi liberi di Marques Green segnano il divario definitivo tra le due squadre, fissato col punteggio di 73-76.

Esplode di gioia il settore ospiti, che acclama i propri beniamini, magari non brillantissimi nell’intera serie, ma sempre illuminati quando vengono a Milano. Ora si va a gara 6, fra due giorni, sul legno di Sassari. E, come sempre, ci sarà di che divertirsi. Chi, forse, non si è divertito al 100% sono i delusi tifosi dell’Olimpia, che abbandonano l’impianto piuttosto perplessi.

Anche per me inizia un match a fil di sirena: la metro parte alle 22:18 e, fortunatamente, la partita non è stata tirata alle lunghe. Devo prendere la metro o dovrò attendere trenta minuti per la corsa successiva. Entro nel convoglio di corsa, proprio quando il fischio di chiusura delle porte si è già avviato. Come in una partita di basket, nella vita alcune cose si decidono per una questione di pochi istanti.

Stefano Severi.