Cominciato domenica scorsa il campionato di Eccellenza laziale, tre giorni dopo è la volta della Coppa Italia con il turno preliminare che mette di fronte le squadre neopromosse in gara secca.

Decido di seguire Valmontone-Amatrice Rieti che si disputerà allo stadio “Elio Mastrangeli” di Zagarolo per via dell’annosa indisponibilità dello storico impianto dei “Gelsi”, anche se patron Bucci, nonostante le polemiche estive, con grande dedizione e caparbietà è riuscito a tempo di record a metterlo a norma e già dalla prossima partita casalinga il Valmontone dovrebbe finalmente disputare le gare interne nella propria vera casa, dove le casacche giallorosse mancavano da diversi anni.

Tutt’altro discorso per il Rieti, in quanto dopo il fallimento di due anni fa e la mancata iscrizione in serie D, l’anno seguente è ripartita con ben due società: il Città di Rieti 1936 in Prima Categoria e la Nuova Rieti Calcio in Terza Categoria, con gli ultras sabini che fregandosene della categoria e del livello tecnico talvolta infimo, hanno deciso di seguire la squadra di Terza. Entrambe quelle compagini sono state promosse nella categoria superiore anche se poi, durante l’estate, quella seguita dagli ultras si è fusa con la neopromossa Amatrice formando appunto la S.S.A. RIETI e godendo grazie ad essa di un posto in Eccellenza, superando anche l’altra attualmente in Promozione.

In due anni insomma se ne sono rincorsi di cambiamenti ma la tifoseria amarantoceleste non ha mai mollato, seguendo sempre ed ovunque i propri colori dietro lo storico striscione del CUR, ormai più che una certezza nel variegato panorama ultras.

Tornando allo stadio di Zagarolo, è dai tempi della serie D dei locali, sicuramente più di dieci anni fa, che non vi metto piede e difatti i cambiamenti sono evidenti. La tribuna scoperta risulta inagibile e chiusa al pubblico, mentre dalla parte opposta ci sono due tribune coperte in ferro, una destinata ai padroni di casa e l’altra alla tifoseria ospite, quest’oggi l’ingresso vi sarà consentito in maniera gratuita.

Nonostante la giornata afosa si gioca alle 15, purtroppo i padroni di casa sono seguiti solo da semplici tifosi che si limiteranno a guardare la partita, mentre nel settore ospiti prenderanno posto una cinquantina di tifosi reatini ai quali, dopo un quarto d’ora di ritardo si aggiungono una ventina di ultras amarantocelesti arrivati in corteo, bandierone e tamburo in testa, che appendoo lo striscione CUR e cominciano a tifare.

Nel primo tempo i reatini si fanno sentire bene, soprattutto all’inizio e nonostante lo svantaggio iniziale. Il tamburo detta i ritmi dei cori con i quali si prodigano nel sostenere la squadra, coaudivandoli con discreti battimani mentre il bel bandierone sventolerà ininterrottamente per tutta la durata della gara.

In questa prima fase anche se il tifo non sarà sempre continuo si sentiranno cori di scherno per i rivali di sempre della Viterbese e qualche coro verrà intonato anche contro gli ultras ladispolani. Bella l’esultanza degli ultras che si arrampicheranno alla recinzione per il gol del pareggio siglato da Sciarra, alla mezzora.

Nel secondo tempo i sabini cercano di essere più continui seppur le pause ci siano ancora, ma sono più incisivi rispetto alla prima parte di gara grazie a numerosi battimani ad accompagnare i cori ai quali si aggiunge il tamburo.

Combattuta la gara in campo ma dopo i novanta minuti il risultato resta bloccato per cui si deve ricorrere alla lotteria dei rigori per decretare la squadra vincente: il Valmontone sbaglia il primo rigore con Cerone e segna tutti gli altri ma i giocatori del Rieti dal dischetto sono cecchini infallibili, fanno l’en plein con l’ultimo rigore siglato da Stefano Fiscaletti che di fatto consegna vittoria e qualificazione ai propri tifosi. Quindi tutti sotto il settore per cantare e festeggiare insieme agli ultras.

Nei sedicesimi di finale il Rieti affronterà l’Astrea per una nuova sfida, la stessa che dal lontano 1997, quando gli amarantocelesti scendono in campo, affrontano gli ultras sugli spalti: 26 anni al seguito, scusate se è poco!

Marco Gasparri