La trentunesima giornata del girone F del campionato di Serie D propone la sfida Vastogirardi-L’Aquila. Decido di raggiungere il borgo molisano di Vastogirardi (687 abitanti) sia per il desiderio di una novità, non essendo mai stato nel centro pentro, sia per rivedere gli aquilani, dopo averli ammirati ad Avezzano nel periodo pasquale e in casa contro la Sambenedettese sette giorni prima.

Accendo l’auto quando sono le nove del mattino di una calda e soleggiata domenica d’aprile, pronto ad affrontare le canoniche due ore e mezza di viaggio per raggiungere l’entroterra appenninico. Il viaggio in direzione della provincia di Isernia procede tranquillo. Superata Pescolanciano, dove lascio la Trignina, percorro strade provinciali deserte e immerse in una natura fiabesca, caratterizzata dall’esplosione di verde tipica della stagione primaverile, con i faggi e i magnifici abeti che mi danno quasi l’impressione di trovarmi nelle incontaminate foreste canadesi.

Finalmente giungo a Vastogirardi e ho parecchio tempo per concedermi un approfondito giro alla scoperta delle bellezze locali. Mi incanta questo bel paese dall’aria salubre e dall’atmosfera genuina, immerso nei boschi e protetto da monti magnifici. Sono in una zona caratterizzata da inverni rigidi, trovandomi nelle vicinanze di Capracotta, la regina dello sci di fondo in Appennino.

La prima tappa è il tempio sannitico del II secolo a.C., collocato in una verdissima radura attraversata dal tratturo Celano-Foggia, un sentiero percorso per secoli dalle greggi dirette dall’Abruzzo verso la Puglia. A poca distanza si trovano le sorgenti del Trigno, un importante fiume che scorre per tutto il Molise prima di sfociare nell’Adriatico. Nell’Alto Medioevo, precisamente nel periodo longobardo, al santuario pagano si sovrappose una chiesa.

Successivamente mi immergo nel dedalo dei vicoli in pietra del centro storico, sviluppatosi intorno al meraviglioso Castello. Il borgo fortificato prese forma tra l’VIII e il IX secolo, forse su impulso degli abati di San Vincenzo al Volturno, una delle più importanti abbazie benedettine dell’Italia centrale. Il nome del paese è, probabilmente, di origine normanna e si fa risalire a un personaggio di nome Giusto Girardo, che secondo la leggenda avrebbe partecipato alla prima crociata. Tra il Medioevo e l’Età moderna Vastogirardi fu dei Borrello, dei duchi di Cantelmo, dei Petra e dei D’Alessandro.

Nella piazzetta centrale visito la bella chiesa di San Nicola di Bari, del X-XI secolo. In prossimità di un altro edificio sacro, dedicato alla Madonna delle Grazie, osservo la rappresentazione del Volo dell’Angelo, che celebra una tradizione locale. Dal paese si notano le ultime lingue di neve che imbiancano i monti del Parco Nazionale d’Abruzzo e della zona di Roccaraso, la principale località sciistica dell’Italia centro-meridionale. È un piacere camminare nella quiete di questo paesino. Il profumo dei cavatelli al sugo stimola il mio appetito e decido di rifocillarmi in un bar, dove trovo anche delle foto storiche del club locale.

Manca poco, ormai, all’inizio della partita, per cui mi reco allo stadio. Il “Di Tella” è un piccolo ma grazioso impianto situato a 1200 metri sul livello del mare, tra i boschi del Capraro e del Cavallerizzo, teatro di vari episodi delle Guerre sannitiche, che videro i Romani contrapposti ai Sanniti. È intitolato a Filippo Di Tella, un ex-capitano della squadra altomolisana. La struttura, davvero carina, è composta da un’unica tribuna coperta, all’interno della quale è stato ricavato il settore ospiti. Vengo accolto con grande cordialità dai dirigenti locali, che ringrazio per l’ottima accoglienza.

Dopo aver sbrigato le pratiche di rito, posso finalmente mettere al collo la mia fedele e amata macchinetta. La tribunetta è gremita: a Vastogirardi non esiste tifo organizzato, ma gli sportivi del paese hanno risposto con entusiasmo all’evento, occupando quasi tutti i posti a sedere. Qualche bambino sventola delle bandierine e noto i simpatici striscioni Montanari e Briganti.

Volgo quindi lo sguardo al settore ospiti, oggi sold out, avendo gli aquilani polverizzato tutti i tagliandi messi a loro disposizione. Il blocco ultras si compatta sui gradoni, mentre i semplici appassionati assistono alla partita sul rettilineo. Il colpo d’occhio offerto dai rossoblù, che tengono in mano i loro stendardi di ottima fattura, è molto bello.

Sono le 15:00 e i ventidue atleti entrano in campo. L’Aquila deve vincere per continuare a coltivare speranze di promozione, mentre l’obiettivo del Vastogirardi è evitare la retrocessione diretta e provare ad agguantare gli spareggi salvezza. Ovviamente la mia attenzione è rivolta agli ospiti, autori di una gran bella prestazione in questa calda domenica molisana.

I Red Blue Eagles espongono uno striscione di sostegno a un loro amico, effettuano tantissimi battimani a tutto settore e sventolano continuamente i due bandieroni. I loro cori sono molteplici: per la città, per la squadra, per i colori, per il territorio (diverse volte omaggiano il Gran Sasso, il re dell’Appennino, ai cui piedi è il capoluogo abruzzese), per i diffidati e contro la repressione.

In campo L’Aquila si getta subito all’attacco, con Banegas che sfiora il vantaggio. Qualche minuto dopo ci prova il Vastogirardi: Fontana approfitta di un errore difensivo di Alessandretti, ma quando sta per calciare in porta viene recuperato da Brunetti, che salva gli abruzzesi. Al 12’ arriva il vantaggio ospite: i molisani gestiscono male un pallone nella propria area, la sfera arriva a Banegas che insacca per la gioia dei propri tifosi. Gli ultras aquilani, dopo l’accesa esultanza, aumentano la potenza dei cori e tifano senza soste, poi colorano il settore, come loro consuetudine, con tante bandierine. Il Vastogirardi prova a rialzarsi e ci prova in due occasioni, ma il risultato non cambia e il primo tempo si conclude con il risultato di 0-1.

Nella ripresa il tifo aquilano si mantiene su ottimi livelli. Fotografo ancora tanti battimani e vari momenti in cui gli ultras cantano spalla a spalla. Mi piace molto il coro che ricorda l’anno di fondazione della squadra abruzzese (1927), così come quello intonato sulle note della canzone Unica.

Tornado al campo, il secondo tempo vede il Vastogirardi costantemente all’attacco: su un traversone dalla destra i calciatori molisani reclamano un calcio di rigore, ma il direttore di gara lascia correre. Sempre i locali vanno vicini al gol prima con Ramos, poi con Caon, che spaventa gli ospiti in due frangenti. Il Vastogirardi preme sull’acceleratore e solo un miracolo di Michielin, qualche minuto dopo, evita il pareggio. L’ultima occasione è ancora per i gialloblù, con Iacovetta che tira a lato. Dopo un secondo tempo di grande sofferenza, dunque, il triplice fischio del direttore di gara fa tirare un profondo sospiro di sollievo ai calciatori in maglia rossoblù, che tornano ai decantati piedi del Gran Sasso con tre punti in tasca. La distanza dalla capolista Campobasso rimane invariata, ma gli atleti aquilani festeggiano lo stesso con i propri sostenitori, che cantano “Ti porto in fondo al cuor”. Sui volti dei calciatori locali si legge, invece, una grande delusione, visto che il Vastogirardi continua a essere penultimo a poche giornate dal termine.

Mentre gli abruzzesi effettuano gli ultimi battimani sistemo l’attrezzatura, saluto i dirigenti locali e raggiungo l’auto. Il ritorno a casa è baciato dal sole e dal verde dei monti dell’Appennino, mentre penso già alla prossima partita e al prossimo viaggio!

Testo e foto di Andrea Calabrese