Con il campionato di Serie B alle ultime battute, si ripropongono vecchie sfide che assumono un carattere fondamentale per la classifica. In questo caso è la griglia per i playoff l’assoluta protagonista, con Pescara e Perugia che nelle ultime settimane veleggiano su quella deadline in grado di far nutrire o meno i sogni per un salto di categoria. Inaspettato e imprevedibile forse per gli umbri, atteso e voluto nonostante un campionato di alti e bassi per gli abruzzesi. Ma questa sfida, ovviamente, è sentita anche dal punto di vista del tifo. Le due fazioni sono infatti divise da un antica rivalità, e nella gara di andata si è registrato più di qualche problemi all’esterno dello stadio Renato Curi.

Per la prima volta in stagione mi incammino verso l’Adriatico con la gara programmata alla luce del giorno. Ciò significa poter tranquillamente riprendere il pullman per Roma dopo il triplice fischio, ma anche avere maggiore qualità nelle foto grazie all’illuminazione gentilmente offerta dai raggi solari. Le due ore e mezza che mi portano da un mare all’altro dell’Italia Centrale, sono come sempre soporifere, così come abituale è ormai la camminata dalla stazione ferroviaria allo stadio. Arrivo ai botteghini dell’impianto pescarese una mezz’ora prima del fischio d’inizio, e dopo aver ritirato il mio accredito mi appresto ad entrare in tribuna.

Sicuramente non c’è il pubblico delle grandi occasioni, ed anche la Curva Nord si sta man mano riempiendo solamente nella parte superiore. Diverso il discorso per il settore ospiti, dove trovano posto 730 supporters del Grifo, che tuttavia faranno il loro completo ingresso solamente a partita iniziata. Prima della gara tanti bambini appartenenti al settore giovanile del Pescara fanno un giro di campo finendo per stazionare sotto la Nord, dove depongono un mazzo di fiori in ricordo di Domenico, il ragazzo ucciso qualche anno fa durante un rissa con la locale comunità rom. A tal merito gli ultras di casa espongono anche un grande striscione che prende tutta la parte inferiore del proprio settore e scandiscono a gran voce il suo nome, ricevendo gli applausi anche dai rivali umbri. Sempre in suo onore è la fumogenata che si espande all’ingresso delle due squadre in campo.

Come detto, la maggior parte dei tifosi ospiti riesce a guadagnare l’ingresso allo stadio solo dopo qualche minuto dal fischio d’inizio. Come sempre sono presenti tutte le sigle della Nord e lo spicchio loro destinato si colora con le immancabili magliette rosse che accompagnano il Perugia ovunque giochi. Se i ragazzi di Pescara non spiccano per numeri, non si può certo imputare loro di mancare sotto l’aspetto corale. Tante sono le manate, i bandieroni sempre in alto e i cori a rispondere che si fanno sentire nitidamente. I Rangers continuano ad essere uno dei gruppi storici del nostro panorama, e il loro tifo è sempre improntato su un chiaro stile italiano. Peccato manchi il tamburo, ma evidentemente da queste parti la questura è più attenta a non far entrare simili strumenti che a gestire casi di microcriminalità e non solo. Da menzionare anche il gruppo dei Distinti, come sempre molto attivo.

I perugini, come in altre occasioni in cui li ho visti quest’anno, offrono una bella prestazione. Tifo sempre su buoni livelli, perfetti dal punto di vista coreografico con bandieroni, magliette e la classica sciarpata fitta e bella da vedere. Tanti i cori a rispondere, oltre a quelli contro i pescaresi, a cui ovviamente gli abruzzesi rispondono per le rime.

In campo è una sfida dalle due facce. Brutta e asettica nel primo tempo, spettacolare e aperta nella ripresa. E’ il Pescara ad aprire le danze con Memushaj che realizza su un calcio di rigore. Nell’azione che ha portato alla concessione dello stesso, gli umbri rimangono in dieci uomini per l’espulsione di Comotto. Passano solamente tre minuti e il Delfino trova il raddoppio con un gran gol di Melchiorri. A questo punto la Nord aumenta i decibel coinvolgendo il resto dello stadio. La vittoria sembra ormai in tasca agli uomini di Baroni, ma il calcio, si sa, non è materia scientifica su cui riversare le proprie certezze. Almeno prima del triplice fischio.

Al 23′ Ardegmagni riapre la contesa, rianimando i tifosi perugini, che nel frattempo, ad onor del vero, non avevano smesso di incitare i propri giocatori. La superiorità numerica degli adriatici appare solo un aspetto formale, infatti è il Grifo ora a fare la partita dimostrando una migliore condizione fisica, oltre a una reazione psicologica a dir poco perfetta. Logica conseguenza di tutto questo è il clamoroso pareggio di Goldaniga cinque minuti dopo. Un gol che fa letteralmente crollare il settore occupato dagli aficionados umbri e manda nello sconforto quelli pescaresi, che giustamente cominciano a rumoreggiare contro una squadra che sembra aver accusato l’ennesimo black out stagionale.

Lo stesso Goldaniga si fa espellere nel finale, lasciando i suoi addirittura in nove. Ma il risultato non cambia e a festeggiare sono ovviamente gli ultras del Perugia, che chiamano la squadra sotto la curva per ringraziarla. I playoff sono ormai alla portata, e per una squadra neopromossa è, comunque andrà a finire, un risultato più che positivo. Di contro gli ultras pescaresi invitano i propri giocatori a tirar fuori gli attributi, anche se non mancano i cori d’incitamento. Dopo qualche settimana di contestazione, infatti, i Rangers hanno deciso di sostenere a oltranza la squadra per raggiungere gli spareggi.

Mi godo le ultime scaramucce tra i distinti e il settore ospiti, velocemente sedate da steward e polizia, per poi lasciare l’Adriatico e avviarmi verso la stazione. Il tortuoso ritorno attraverso l’Appennino mi aspetta. Così come ad attendermi ci saranno i playoff di questa Serie B infinita ed estenuante, ma che ha recuperato negli ultimi tempi un minimo del suo antico fascino.

Simone Meloni

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