Ho intenzione di iniziare questa mia tifocronaca con un piccolo approfondimento sullo stadio che decido di visitare in questa umida domenica di inizio febbraio, dopo che è trascorso discreto tempo dalla mia ultima apparizione sulle sue gradinate: il “Dante Popolla” di Ceccano, teatro delle partite casalinghe della compagine locale, il Ceccano Calcio 1920, club blasonato e dalla storia importante, attualmente iscritto ad una categoria che certamente non ha nulla a che vedere con il suo illustre passato.

L’impianto fabraterno trasuda storia in ogni angolo: costruito nell’anno XII dell’era fascista (1934) – come informa il monumento del fascio littorio ancora conservato nei pressi della biglietteria -, ha conosciuto un utilizzo ininterrotto fino ai nostri giorni, conservando quell’atmosfera romantica e retro che suscita sempre attrazione in chi, come lo scrivente, è disperatamente innamorato del football dei tempi passati (quello, per intenderci, che si può ammirare in certe foto in bianco e nero, con le gradinate stracolme di tifosi e i giocatori in campo rigorosamente con gli scarpini neri). Inutile sottolineare che preferisco di gran lunga questi impianti ai centri commerciali – perché di questo, fondamentalmente, si tratta – che ospitano le grandi squadre europee.

Sui suoi vetusti e affascinanti gradoni e su quel manto erboso hanno presenziato negli anni passati tifoserie e sodalizi di spessore. Nelle righe iniziali di questo articolo ho accennato al blasone della compagine ciociara: 11 anni nel quarto livello del calcio italiano (tra la IV serie degli anni Cinquanta e il Campionato Nazionale Dilettanti di fine anni Novanta – inizi Duemila) non si dimenticano facilmente. Come non ricordare gli infuocati derby contro Frosinone, Latina, Terracina e le grandi sfide contro Cavese, Martina, Casarano, Brindisi, Marsala, Altamura, Manfredonia, Barletta, Isernia, Casertana, Turris, Sorrento, Pro Vasto, Campobasso? Per non parlare delle squadre affrontate dalla gloriosa Annunziata Ceccano ai tempi della IV Serie: Foggia, Lecce, Pescara, Perugia, Ternana, Andria e tante altre.

Insomma, sono numerose le storie tramandate dal “Dante Popolla”, stadio intitolato ad una vittima ceccanese del secondo conflitto mondiale, dopo essersi chiamato, originariamente, impianto sportivo “Dux”.

Penso proprio a queste storie, mentre percorro a piedi il viadotto che dalla parte alta di Ceccano conduce nella zona bassa, lambita dai flutti del fiume Sacco e attraversata dalla linea ferroviaria direttissima “Roma – Napoli”, con la stupenda abbazia medievale di “Santa Maria a Fiume” a testimoniare le origini antichissime di questo centro della Ciociaria: Ceccano è da identificare, infatti, con la volsca e romana Fabrateria Vetus, fondata, secondo la tradizione, nel 330 A.C; un’origine antica che i tifosi ceccanesi hanno sempre esaltato, fieri e orgogliosi – come è nella genetica e nell’attitudine di ogni ultras – della storia della propria città.

Giungo al “Dante Popolla” quando la sfida è già iniziata da dieci minuti: nel centro fabraterno è infatti indetta, per questa domenica, la giornata ecologica, che comporta il blocco completo del traffico sulle più importanti arterie cittadine fino alle 18:00. Dopo un lungo girovagare alla ricerca di una strada percorribile in automobile che conduca allo stadio e dopo essermi smarrito diverse volte – non conoscendo le stradine locali -, decido di lasciare il mio mezzo nella parte alta della cittadina, percorrendo così a piedi un discreto tragitto. Quando parcheggio, mancano cinque minuti al calcio d’inizio: devo sbrigarmi e non sono esperto del percorso da compiere. Tuttavia, imboccato il ponte su indicazione di alcuni passati, mi appaiono in lontananza i riflettori dello stadio, la bussola di ogni “partitellaro”. Mi attende quindi solo una corsa affrettata, grazie alla quale pervengo alla meta dieci minuti dopo il fischio iniziale (che, tra l’altro, giunge alle mie orecchie mentre sono ancora sul viadotto).

Entrato nello stadio, noto che esso presenta un ottimo numero di spettatori, soprattutto se consideriamo la categoria e la Serie A in contemporanea; mi conforta moltissimo vedere numerosi ragazzi, segno che non tutto è perduto e che tra le nuove generazioni, come avveniva nel tempo sacro delle radioline, c’è ancora chi preferisce seguire allo stadio la squadra della propria città, anteponendola allo spettacolo finto e poco edificante di crestati e palloni colorati.

In Curva Nord prendono posto gli ultras ceccanesi: il loro tifo è positivo e caratterizzato da un’ottima continuità. Compatti dietro i loro drappi, intonano numerosi cori per la squadra, contro la repressione, per il movimento ultras e contro la vicina Frosinone. A livello visivo, fanno sventolare le loro bandiere e di tanto in tanto mettono in bella mostra le proprie sciarpe rossoblù. Diversi sono i battimani e le manate.

È da sottolineare che questi ragazzi, con umiltà, costanza e dedizione, seguono la loro squadra in ogni partita, in casa e in trasferta, pur in queste categorie poco stimolanti, non facendo mai mancare il proprio sostegno agli undici in campo. In un’epoca in cui ci circondano e attraggono svaghi di ogni tipo a portata di mano (e di click: rimando alla voce “pay – tv su tablet o cellulare”), considero sempre una nota di merito, per ogni ragazzo con sciarpa al collo, rinunciare alle comodità di una partita vista da un confortevole divano per seguire i propri colori in ogni campo, anche in quelli in terra battuta dei paesini più sperduti, magari la domenica mattina alle 11.

In campo, il Ceccano sconfigge agevolmente con il risultato di 2 – 0 i biancoverdi dell’Arnara, rialzando così la testa dopo le due sconfitte consecutive rimediate contro le dirette concorrenti alla promozione: Virtus Tecchiena e Guarcino (quest’ultima decretata a tavolino in settimana dal giudice sportivo). La vittoria odierna permette al Ceccano di raggiungere quota 37 punti, distanziato di dieci lunghezze dalla capolista Tecchiena e di tre dal Guarcino: il campionato è ancora lungo, e il Ceccano, per colmare questo gap, potrà sicuramente contare sul sostegno dei suoi ultras sempre presenti.

AC