Siamo quelli che hanno portato l’essere ultras dai gradoni di cemento alle strade della nostra città e della nostra provincia, siamo quelli che hanno fatto della socialità, dell’ aggregazione e dalla solidarietà i valori da sbandierare in una società sempre più malata, vittima delle narrazioni tossiche dei media. Siamo quelli che hanno passato nottate intere, sacrificando il proprio tempo, per colorare al meglio il settore con delle coreografie che resteranno per sempre impresse nella storia del tifo organizzato della nostra città. Eravamo sempre in pochi, sempre gli stessi occhi pieni di passione che si incrociavano eppure abbiamo fatto tutto questo per la città e per la provincia. Siamo quelli che hanno realizzato iniziative importanti come i tornei della controcultura ultrà, a cui hanno partecipato rifugiati e bambini, e siamo quelli che hanno ricordato degnamente Piero Romeo nel primo memorial a lui dedicato. Molte cose hanno assunto un valore importante, tra queste il legame con la Terra di Piero, l’essere riusciti a riallacciare rapporti di amicizia e fratellanza con tifoserie che da anni non sentivamo, l’ aver ottenuto il rispetto di tanti gruppi ultras talvolta anche rivali e l’ aver rivisto tanti gruppi della provincia e tanti volti storici ritornare allo stadio. Siamo quelli che hanno avviato un progetto in Tribuna A trasformando quei freddi gradoni, che costituivano un ghetto per i ragazzi disabili, in un settore pieno di calore, dove la vittoria più bella è stata la numerosissima presenza di bambini che sono stati contagiati dal “tifo”. Non abbiamo mai chiesto a nessuno di seguirci, chi lo ha fatto, lo ha fatto di sua spontanea volontà.
Siamo quelli che per tre anni hanno rinunciato alla trasferta in nome della propria coerenza, cercando nuove forme dell’ essere ultras. Siamo quelli che hanno resistito e che nella prima trasferta libera di Matera hanno visto una crepa nel muro della repressione.
I fatti di Matera costituiscono probabilmente la pagina più buia per il tifo cosentino, una ferita difficile da rimarginare per l’ intero popolo rossoblu che da anni affolla tutti i settori del San Vito. Con molta umiltà intendiamo fare una seria autocritica in merito a quanto accaduto, forse sono stati commessi degli errori che si potevano evitare. Per noi in quella giornata non ci sono né vinti, né vincitori, abbiamo perso tutti. Certo è che chi oggi punta il dito contro di noi deve ricordarsi che quando si punta il dito contro qualcuno le altre tre dita della mano puntano verso se stessi. E’ facile salire sul carro dei vincitori quando tutto va bene ma forse è ancora più facile abbandonarlo la prima volta che qualcosa va storto. Durante la partita contro la Fidelis Andria i nostri stendardi non sono stati appesi in Tribuna A. Con questo comunicato intendiamo rivolgerci alla città, se un giorno dovessimo sentire nuovamente il calore dei cosentini e da chi proviene dalla provincia i nostri stendardi torneranno li dove sono sempre stati. Fino a quel giorno il nostro posto in Tribuna A sarà mantenuto soprattutto da quei ragazzi che a Matera ci hanno messo la faccia con coraggio, continuando a credere nei valori propri degli “ Anni 80” sui quali il nostro gruppo si fonda. Siamo consapevoli del fatto che nella società delle apparenze ciò che conta è mantenere la presenza. Sulla nostra storia ancora non è scritta la parola fine.
ANNI OTTANTA COSENZA
TO BE CONTINUED….