È notizia di qualche giorno quella del decreto sicurezza con il quale, fra i vari provvedimenti che si vuole promuovere dopo averci nutrito negli ultimi anni esclusivamente ad odio e terrore psicologico, c’è quello del cosiddetto “daspo cittadino”. Per chi imbratta, disturba la quiete pubblica o il pubblico decoro, per prostitute e spacciatori l’idea è quella di espellere i rei dai confini urbani. Misura che tra l’altro era già prevista nel cosiddetto “foglio di via” ma che, allo stato delle misure percorse, trasformerebbe il reato amministrativo in penale esattamente come succede per gli ultras: ad arbitrio dei questori, senza processo e dal potere velatamente e disgustosamente censorio. Ad ogni modo, su un giornale locale bresciano, l’introduzione di queste nuove normative è diventata pretesto per citare il caso di Diego Piccinelli, noto esponente dei “Brescia 1911”. Quella che segue è la risposta dello stesso Diego sul sito e i canali di informazione correlati del gruppo. L’articolo scatenante lo potete trovare e leggere nell’immagine di copertina di questa notizia.

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Se non fate attenzione, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare gli oppressori” (Malcom X)

La notizia, da cui prende spunto l’articolo firmato da Andrea Cittadini, pubblicato in data 12/2/2017 sul Giornale di Brescia, è una e una sola.

Il Consiglio dei Ministri, in settimana, su proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti, ha approvato un decreto che realizza un patto tra prefetto e sindaci.

In particolare chi deturperà zone o edifici di particolare pregio delle città non potrà più frequentarle per un periodo di dodici mesi. Un provvedimento simile al «Daspo» in vigore oggi negli stadi. Ma prima di arrivare a questo vengono introdotte sanzioni amministrative da 300 a 900 euro con l’allontanamento fino a quarantotto ore per chi lede il decoro urbano o la libera accessibilità o la fruizione di infrastrutture, luoghi di pregio artistico, storico e turistico, anche abusando di alcolici o droghe, esercitando la prostituzione «in modo ostentato», facendo commercio abusivo o accattonaggio molesto.

Il cosiddetto “Daspo Urbano” dovrebbe intervenire, qualora tali infrazioni fossero ripetute. Il periodo di allontanamento previsto è di dodici mesi mentre diventa più lungo, da uno a cinque anni, per chi spaccia droga nelle discoteche e locali di intrattenimento. Al giudice invece la possibilità di disporre il ripristino o la ripulitura dei luoghi pubblici (o il risarcimento), per chi deturpa o imbratta beni immobili o mezzi di trasporto pubblici o privati.

Questa, dunque, la notizia.

Non intendiamo entrare approfonditamente nel merito di questa nuova norma, sebbene siamo convinti che tutti debbano riflettere sulla pericolosità di un provvedimento che conferisce tale e tanto potere e tale e tanta discrezionalità nelle mani di una sola persona, in barba all’equa distribuzione dei poteri e al ruolo super partes della magistratura (principi, tra l’altro, perentoriamente sanciti, DA SEMPRE, in Costituzione).

Intendiamo, invece, cercare di capire quale curioso e astratto volo pindarico abbia acceso la verve creativa del giornalista Cittadini, in modo da arrivare a parlare (sin dal titolo), quasi esclusivamente di una vicenda vecchia di tre anni (foglio di via comminato senza indagini e con sorprendente celerità dalla Questura nei confronti di Diego Piccinelli, tifoso bresciano molto conosciuto anche per il suo impegno sociale per certi versi scomodo, in seguito ad un diverbio stradale con un uomo che aveva sporto denuncia per lesioni, senza però aver presentato lo straccio di una prova), molto distante dai casi per cui è prevista l’applicazione della norma citata prima, pubblicando nome e cognome del diretto interessato, ancora una volta senza la minima e più elementare tutela della privacy.

Crediamo fortemente all’importanza dei media e alla responsabilità sociale che hanno i giornalisti nei confronti delle persone che vanno ad informare, attraverso vari canali.

Crediamo inoltre che, per informare correttamente, sia necessario svolgere indagini, verificare fonti, sentire i protagonisti e i testimoni di ogni singola vicenda; lavoro senz’altro faticoso, lungo e dispendioso, ma che, una volta fatto, oltre ad essere un fondamentale servizio fornito alla società civile, conferisce al giornalista una credibilità e una statura morali uniche e meritate.

Quando invece l’obiettivo è privilegiare il sensazionalismo rispetto all’informazione, il gossip rispetto al racconto della verità, si tende, ad arte, a utilizzare parole chiave, nomi e titoli che possano richiamare l’attenzione del lettore; in questo caso la verità finisce sotto una coltre di voci non confermate, e l’unico fine possibile è vendere copie, creare un insano interesse e rendere famoso e popolare il giornalista.

Il giornalista Cittadini ha evidentemente scelto quest’ultima via.

Già tre anni fa, quando invece di svolgere indagini, verificare fonti, sentire testimoni e protagonisti della vicenda (lavoro che gli avrebbe permesso di ricostruire la vicenda con correttezza ed etica professionale, nell’interesse dei lettori), aveva preferito dare libero sfogo alla propria creatività, aveva scelto di fare sensazione, utilizzando titoli ad effetto e ricamando su fantasiose motivazioni riconducibili alla rivalità calcistica. Ancor più oggi, quando è andato fuori tema, prendendo spunto da una nuova norma, rivangando una vicenda in merito alla quale persevera nello scrivere inesattezze, forzature e vere e proprie falsità. Sorge legittimamente il dubbio che, il giornalista Cittadini si senta costretto ad abusare delle parole chiave “ultras” e “Piccinelli”, perché altrimenti i suoi articoli passerebbero mestamente e inesorabilmente inosservati!

Chi, come noi, conosce Diego sa quanto sia assolutamente inverosimile la ricostruzione della vicenda fornita dall’uomo che sporse denuncia, e fedelmente ripresa da Cittadini; chi, come noi, conosce Diego e conosce il suo impegno nella denuncia degli abusi di potere e nel far emergere la verità in vicende amare come, per esempio, il massacro di Paolo Scaroni a Verona nel 2005, sa bene che la velocità del provvedimento (clamorosamente sommario) aveva il principale obiettivo di tenerlo a lungo lontano dallo stadio. Chi, come noi, conosce Diego non poteva esimersi dal denunciare l’ennesima scorrettezza di chi avrebbe la responsabilità di fare informazione con etica, onestà e professionalità.

Per chiarezza e completezza alleghiamo l’articolo a firma Cittadini.

Auspicando, sempre e per sempre, un’informazione che abbia come unico fine e unica missione la ricerca della verità al servizio dei cittadini, porgiamo cordiali saluti.

Ultras Brescia 1911 Ex-Curva Nord