Ci sono rivalità prettamente sportive, altre rivalità territoriali come i derby regionali, altre ancora son insite nell’ultras come nel cittadino medio. Ecco, io se devo fare un esempio di rivalità che oltrepassa lo steccato dello stadio e sfocia in ambito sociale, cito Verona e Napoli, due tifoserie che ovviamente non si amano ed ormai lo sanno pure i muri. Ma tifoserie a parte, probabilmente nel cittadino medio delle due città, c’è quella reciproca diffidenza che magari la senti a pelle, al primo sguardo, alla prima parola detta.

Non voglio star qui a generalizzare o a spargere veleno, ma come si dice, e questo è inequivocabile, l’Italia geograficamente è una nazione stretta e lunga perciò si hanno differenti modi di intendere la vita, differenti climi, differenti cucine, differenze in tutto.

Ovvio che una trasferta dei napoletani a Verona faccia sempre notizia, anche se in questo caso davanti agli ultras azzurri non ci sono gli eredi delle Brigate Gialloblù ma i più tranquilli North Side. Ne consegue che la trasferta può essere organizzata in altra maniera, in un modo più gestibile, anche se a vedere i numeri in gioco, sicuramente possiamo parlare di un’autentica invasione.

Il Napoli vola, anche se in Champion League c’è stata più di una battuta a vuoto, il campionato vede la squadra azzurra assoluta dominatrice, la Juve balbetta e mai come in questa stagione sembra che il trono della Vecchia Signora vacilli. Napoli ovviamente sogna ad occhi aperti, mister Sarri ha dimostrato di dare un gioco spumeggiante alla squadra ed il tricolore è quell’obiettivo dichiarato che farebbe esplodere di gioia una città che dopo i fasti di Maradona e Careca, ha dovuto vivere sulle proprie spalle la decadenza nella terza serie.

Napoletani che prendono d’assalto il Bentegodi di Verona, qualche problema nel prepartita ma sull’episodio sono intervenuti i gruppi organizzati delle due curve: poi ognuno è libero di credere a ciò che vuole, ognuno può fare le proprie valutazioni sull’accaduto, ma alla fine se non sei presente diventa difficile se non impossibile, tirare delle conclusioni esatte.

Gli ultras ospiti occupano interamente l’ultimo anello dello stadio, a centro curva posizionano gli striscioni “Curva A”, “Fedayn” e “Ultras” contornati da qualche pezza, mentre nettamente spostati su un lato, troviamo i vari Napoli club. Ovvio che il tifo si concentri a centro settore: gli ultras si fanno notare e sostengono la squadra con i loro classici cori secchi e ritmati. Non mancano di accendere qualche torcia e far sventolare qualche bandiera. Non male nemmeno le due aste che spesso e volentieri vengono tenute alte: i numeri sono dalla loro parte e sfruttano completamente il materiale umano a loro disposizione.

I clivensi non possono competere numericamente con i dirimpettai, ma dalla loro hanno un’organizzazione ormai capillare, North Side e company non sono il gruppetto sprovveduto dei primissimi tempi, ma ormai una realtà che di stagione in stagione matura e cerca di non sfigurare al cospetto di avversari più quotati. Da menzionare la bella bandiera con il numero 31 dell’ormai storica bandiera in campo Pellissier, in questa partita seduto in panchina ma che indipendentemente dalla presenza da titolare o meno, ha scritto sicuramente più di qualche pagina sportiva della storia della società.

Il pareggio a reti inviolate è una piccola vittoria per il Chievo che ferma un Napoli dato per favoritissimo. Non far segnare l’attacco atomico di Sarri è stata un’impresa e per questo a fine partita sono i padroni di casa ad esultare.

Francesco Garau