Sono dieci i chilometri che separano Fasano e Locorotondo. Nella stupenda cittadina della Valle d’Itria, in una domenica di settembre, si gioca la partita tra Fasano e Casertana. Il duello si tiene lì perché a Fasano, allo stadio Vito Curlo, ci sono lavori in corso. Il manto erboso sarà sostituito dall’erba sintetica. Per me, personalmente, questa partita che a tanti può sembrare un po’ anonima soprattutto per lo spostamento di sede, significa molto. È da quel noto Atalanta-Valencia nel Febbraio 2020 che non vedo una partita in Italia, in questo paese verso cui più di ogni altro mi piace viaggiare per vedere partite di calcio.

I motivi sono semplici: mi piace tutto ciò che accompagna una partita di calcio. E gli Italiani le sanno vivere come nessun altro. Certo, ci sono gli Inglesi, ammirati specialmente dagli Italiani per il loro attaccamento. Ci sono gli Slavi, conosciuti per il loro modo di tifare e far parte delle società calcistiche stesse. E ci sono gli Argentini che trasmettono una “locura” che non si vede in nessun’altra parte del mondo. A me, però, ha sempre affascinato l’Italia, specialmente le divisioni minori del Sud. In ogni paesino trovi un gruppo di ragazzi che sostengono la squadra, in Tribuna ti danno una lezione linguistica gratis, categoria “insulti e bestemmie”. E nessuno viene allo Stadio perché è un evento, semplicemente si va perché tutti ci vanno: è un rito, ognuno tifa la squadra della sua città e lo fa in modo alquanto acceso.

E questo scenario lo si trova anche a Locorotondo per Fasano-Casertana. In città, prima della gara, si sente poco quell’attesa tipica di ogni pre-partita, complice il fatto che questa è aperta a soli 500 spettatori e si gioca in campo neutro. Ma si trovano tanti adesivi del Fasano, messi su dei pali fianco a fianco con quelli della Curva Nord Locorotondo. Corre buon sangue tra le due piazze e lo si nota da questi piccoli particolari. Allo Stadio, dove il botteghino è chiuso, l’atmosfera però c’è. Lo stadio è semplice, ci sono la Curva e la Gradinata Laterale con pochi gradini e la Tribuna con i sedili. Lì la gente cerca un posto all’ombra perché in questa parte d’Italia, anche a fine Settembre ci sono circa 30 gradi. I ragazzi della Curva si disinteressano di questo ed i tamburi iniziano a rullare con dei ritmi incessanti già molto prima del fischio d’inizio.

Nonostante la partita fosse aperta solo a pochi intimi, anche il settore ospiti è aperto. Questo mi sorprende, perché in Italia, ormai, spesso per facilitare le cose, si chiudono interamente questi settori anche se non sono prevedibili screzi tra le tifoserie. Da Caserta giunge una quarantina di tifosi in terra Pugliese e questa quarantina, dietro a striscioni importanti come quello dei Fedayn Bronx 1981, inizia a cantare subito. Sono belli compatti ed il loro tifo, seppur un po’ discontinuo, è interessante e bello da vedere. Spicca quel “tener le braccia in alto e dondolare” che spesso fanno le tifoserie Campane, così come tanti battimani di grande effetto. Tra le due fazioni non c’è nulla da segnalare se non totale indifferenza. Mi è sembrato addirittura di vedere ragazzi delle due Curve scambiarsi qualche parola al cancello divisorio.

Sponda locali, sembra che la tifoseria organizzata ha sotto mano tutto quel che è necessario per affrontare al meglio la loro partita del tifo. All’ingresso, in virtù del loro impegno in società con l’associazione “Il Fasano siamo noi”, sono loro a controllare i biglietti e dentro si trova un banchetto con articoli molto belli del Fasano. Distribuiscono – anche in Tribuna – una Fanzine di 16 pagine dove prima di tutto fanno “Il punto sugli Ultras”, poi sulla squadra; rivivono qualche ricordo della loro storia, parlano del ritiro della squadra a Camigliatello Silano, dell’ultima trasferta a Gravina e del loro impegno antirazzista. È facile capire il loro impegno su vari fronti e lo si intuisce anche dagli striscioni che espongono durante la partita: Incoraggiano Danilo a non mollare, ricordano lo scomparso Federico Aldrovandi e fanno anche critica della repressione con “Non ci sono vaccini per i vostri divieti”.

Oltre a tutto ciò, tifano in modo sicuramente positivo. S i possono sentire tanti cori con melodie che non ho mai sentito prima e seppur non sono tantissimi, dal punto di vista numerico, non smettono comunque mai di cantare e sventolare bandiere. È un peccato che accendano tante torce ma le buttino sempre e subito a terra: si capisce da ciò che la repressione colpisce anche la Serie D e non vogliono rischiare inutili diffide solo per aver utilizzato un vecchio ed innocuo strumento del tifo popolare. In campo, la loro squadra lotta e nonostante ci siano poche azioni, la partita non è brutta. Le due squadre si affrontano in tanti duelli e – ovviamente – in Tribuna viene spesso preso di mira l’arbitro (che però davvero non mi è sembrato molto all’altezza, pur senza propendere per una delle due squadre). A passare sono i falchetti della Campania al 58’ con Vacca. Il “Faso” però non molla mai e non si dà per vinto, così che al quinto minuto di recupero, tra l’immensa gioia dei pochi spettatori consentiti a Locorotondo, segna il pareggio con Corvino.

Remo Zollinger