È una sera di maggio del 1996. Il 18, per l’esattezza. I miei nove anni ancora non sanno quanto il calcio inciderà sul resto della mia vita. Ma di sicuro in quel periodo di sta formando una passione importante. E quella sera si gioca il ritorno della finale di Coppa Italia. Tra Atalanta e Fiorentina. Alla Brumana.

Ho un ricordo abbastanza nitido della televisione accesa e della partita in corso. Della vittoria dei viola e della delusione bergamasca. Percepisco, forse, che anche per un’epoca in cui il calcio è ancora abbastanza genuino, si tratti comunque di una finale insolita. Con due squadre poco avvezze ai trofei. Malgrado in campo ci sia gente del calibro di Batistuta e Morfeo (solo per citarne due). Calciatori che oggi farebbero le fortune di molti club.

Ovviamente sono ancora digiuno di logiche ultras e solo qualche anno più tardi scoprirò che quella partita passerà alla storia non solo per la coppa assegnata ai gigliati, ma anche per le turbolenze registrate all’esterno dello stadio.

Una rivalità antica, ruvida e acerrima. Una rivalità che sa di vecchio calcio e di vecchie gradinate.

Oggi si ritrovano di fronte nella coppa nazionale. In una semifinale che, in quanto a fascino, sa di finale anticipata. E si prefigge l’obiettivo di ridare un po’ di lustro e un po’ di verve a un calcio italiano ormai anestetizzato dalle seriali vittorie della Juventus e dalla dismissione totale di ogni competitività. Cominciando proprio dalla Coppa Italia: annientata negli ultimi decenni da formule a senso unico.

La possibilità di arrivare alla sfida secca dello stadio Olimpico è un qualcosa di troppo grande e importante per ambo le tifoserie. Sarebbe un’eventuale rivincita per i toscani, dopo quella brutta e triste serata del 3 maggio 2013, passata purtroppo alla storia per la morte di Ciro Esposito anziché per la finale contro il Napoli. Sarebbe la ciliegina sulla torta, invece, per gli orobici, che probabilmente chiuderebbero il cerchio dopo il ritorno in Europa.

Per l’occasione sono stati attuati prezzi più che popolari e, alla fine, la scelta pagherà: circa 30.000 i presenti con quasi 3.000 supporter provenienti dalla Lombardia. Per l’occasione viene loro concesso anche un pezzetto di Maratona. Cosa che a Firenze non si vedeva da anni.

Venendo dalla stazione di Campo di Marte si avverte che c’è grande attesa. L’aria è frizzantina, con una tifoseria – quella fiorentina – tornata a sperare in qualcosa. La moria calcistica di cui sopra ha ovviamente avvilito la maggior parte dei tifosi di calcio italiani, i quali spesso sembrano frequentare le gradinate più per abitudine che per altro.

Fortunatamente questa serata farà eccezione e rientrerà giocoforza tra le migliori partite di massima categoria viste negli ultimi anni.

La Fiesole ha organizzato una coreografia che prenderà tutto lo stadio e celebrerà il compianto Davide Astori. Migliaia di bandierine con il nome e il numero dell’ex capitano sono state stampate, pronte per essere distribuite agli ingressi.

Il contingente bergamasco fa il proprio ingresso nel formaggino. con lauto anticipo sul fischio d’inizio. Le operazioni di afflusso – come di consueto al “Franchi” – avvengono lentamente e solo poco prima dell’inizio tutti i tifosi nerazzurri riusciranno a prender posto sugli spalti. Dando vita a un gran colpo d’occhio anche grazie alle tantissime casacchine nere e azzurre indossate nei rispettivi spicchi del settore loro riservato.

Le curve si stuzzicano e la cosa che mi sorprende – rimandandomi indietro di qualche anno – è come a più riprese l’intero stadio segua i cori della Fiesole contro i rivali. Ma questa, più in generale, sarà una costante di questa sera.

La partita in campo è bella e avvincente. L’Atalanta va avanti di due gol ma si fa riprendere prima dell’intervallo. Nella ripresa ancora ospiti in avanti e ancora viola in grado di rimontare. Un 3-3 che strapperà gli applausi di tutti i presenti e restituisce un po’ di divertimento al cospetto di asettici 0-0 e gara giocate a ritmi elefantiaci.

Con uno spettacolo così le gradinate non possono che giovarne. La Fiesole è in grande spolvero (forse la sua migliore performance tra tutte quelle viste negli ultimi anni) e canta all’unisono, muove le mani con sincronia e colora costantemente il proprio spazio con bei bandieroni. Nota di merito le tre esultanze: appassionate, vere e sentite.

Se il pubblico gigliato ingrana subito la quinta, la stessa cosa si può dire per gli atalantini. La conformazione del formaggino complica un po’ la coordinazione del tifo, tuttavia i ragazzi presenti sullo striscione Bergamo si dannano l’anima riuscendo a sortire l’effetto desiderato.

Un tamburo scandisce i cori e di tanto in tanto spuntano torce e fumogeni a colorare il tutto. Le reazioni del “Franchi” ai canti bergamaschi danno loro la certezza di essere in forma e li spronano ancor più a ingaggiare duelli verbali con gli avversari. Mentre non manca il sostegno a una squadra che – qualunque sarà l’epilogo – passerà sicuramente agli annali per tutta la Bergamo sportiva.

Come detto il risultato finale è di 3-3. Uno spot per il nostro calcio. In campo e sugli spalti.

Dei fatti accaduti nel post-partita, al casello di Firenze Sud, abbiamo scritto ieri e continueremo sicuramente a parlarne, sperando che questa vicenda non venga insabbiata e che una volta per tutte i responsabili si prendano le colpe per tali comportamenti infami e incivili.

Due popoli attendono la gara di ritorno per conoscere il proprio destino. In ogni caso Atalanta-Fiorentina in Coppa Italia conserva un fascino immortale!

Testo Simone Meloni

Foto Sauro Subbiani