Domenica 22 giugno a Milano, pur ai tempi supplementari dopo vari rinvii, si è svolta la prima Manifestazione Nazionale ultras, convocata da Movimento Ultras e preparata negli aspetti logistici ed organizzativi da alcuni dei gruppi ultras delle due Milanesi.

Alla fine le stime indicano una partecipazione vicina alle 5.000 persone, ma soprattutto è significativo sottolineare che sono stati ben i 72 gruppi che hanno risposto all’appello: un dato incontrovertibile, che consente di dire che si è trattato di un’iniziativa altamente rappresentativa.

“A voi i soldi, a noi la repressione” è stato lo slogan che ha attraversato le vie della città, poche parole per esprimere un concetto chiaro: in Italia la legge non è uguale per tutti se è vero che sul disastro finanziario del nostro calcio si chiude più di un occhio mentre con i tifosi si usa il pugno di ferro.

Uniche voci autenticamente contro questa logica perversa, ovviamente, proprio quelle degli ultras: esserci a Milano, dunque, era importante per provare a raccontare, insieme, l’altra metà del pallone e per fare il primo passo di un lungo cammino unitario del Movimento.

Il corteo si muove puntuale ed ordinato e dietro lo striscione “NO AL CALCIO MODERNO” i gruppi sfilano in ordine (quasi) perfettamente alfabetico: dalla A all’Eccellenza, da Udine a Messina (passando per S.Etienne) sono veramente tante tifoserie presenti, ognuna con propri slogan, talvolta duri ma sempre fantasiosi.

Alle 15.00 tutti fermi e seduti per tributare un minuto di silenzio al “vecchio” calcio che non c’è più, quello che se anche il campionato si giocava solo la domenica pomeriggio, ci faceva divertire lo stesso.

La meta prescelta e concordata (la sede della Lega Calcio) viene inopinatamente negata dalle Autorità, si soprassiede per ripiegare in una piazzetta vicina: il colpo d’occhio è eccezionale quando le diecimila braccia si alzano e muovono all’unisono, accompagnando la voce.

Da un furgone si alternano a parlare alcuni ragazzi di Movimento Ultras, che leggono il comunicato ufficiale e poi sciolgono la manifestazione. Il ritorno verso la Stazione centrale avviene in ordine sparso ma fila di nuovo tutto liscio, il sole non dà alla testa a nessuno…

Due mesi dopo, il 29 agosto, è già tempo di ritrovarsi sotto la sede della Lega Calcio. Il tam-tam stavolta è più ristretto e discreto ma la determinazione non manca: cori, striscioni, bandiere, salvagenti gonfiabili, uova volanti… tutto può servire per esprimere la rabbia e l’indignazione che gli ultras hanno dentro contro questo sistema-calcio. Poca la fiducia nei confronti dei Presidenti “ribelli” (o pseudo tali), mentre è forte l’orgoglio di chi può dire che in un calcio che affonda solo la fede degli ultras resta a galla.

Poche settimane, di nuovo nel capoluogo lombardo, il terzo atto della protesta di Movimento Ultras in occasione della partita della Nazionale contro il Galles.

Il pullman dei giocatori viene fermato fuori dallo stadio e viene letto loro un comunicato del Movimento, mentre dentro S.Siro le due curve non fanno tifo ma espongono una serie di striscioni di protesta, culminati con un capolavoro di 60 metri (NO AL CALCIO BUSINESS, BASTA PAY-TV) srotolato nel rettilineo arancio del secondo anello, proprio dietro le squadre schierate per gli inni nazionali.

Difficile dire se queste proteste otterranno qualche risultato concreto, ma di certo sono un primo traguardo importante quanto a consapevolezza ed unità d’intenti del Movimento.

Avanti, dunque, senza dimenticare che i recenti fatti di Avellino-Napoli daranno ancora più strumenti di repressione a chi ha capito che questi ultras possono essere veramente temibili quando, al di là del problema violenza, dimostrano di saper usare il cervello.

Gabriele Viganò.