Non pensavo di tornare a Lecco così presto, dopo essere stato già a dicembre nel mitico stadio Ceppi-Rigamonti all’ombra del Resegone. Non che il posto non mi sia piaciuto, ma non ritorno mai così velocemente in uno stadio già visitato. Sei mesi dopo invece, mi ritrovo ancora una volta alla stazione di Lecco. A portarmi sulle rive del lago sono i playoff di serie C, a cui guardo da mesi con estrema attenzione, come qualsiasi malato di tifo. Credo siano i più bei play-off di tutte le categorie calcistiche e già da diverse settimane mi immaginavo non senza desiderio sugli spalti. Avevo già approfittato a Maggio, trovandomi in Italia, per seguire il quarto di finale tra Crotone e Foggia e la successiva semifinale tra Foggia e Pescara. Scaramanticamente, condizionato da questo precedente segno del diavolo non potevo che ritrovare i rossoneri in finale. Dalla parte opposta non mi aspettavo però di ritrovare la compagine bluceleste come sfidante e devo dire che la sorpresa è sicuramente gradita. Ovviamente il Lecco ci è arrivato dopo un ottimo campionato, in coda al quale, come il Foggia, ha saputo mostrare sul campo delle risorse incredibili rovesciando risultati che sembravano compromessi o avversarie sulla carta inaffrontabili.

Arrivo dunque in treno, dopo un viaggio abbastanza lungo e stressante, tra pullman, bus e diversi treni. Alzandomi alle 6 di domenica mattina, cosa che non accade mai, neanche in settimana quando vado a lavorare. Ma attraversare l’Italia e varcare gli Appenini a giugno e uno spettacolo che vale la pena. L’ultima tappa mi deve portare da Milano Centrale a Lecco con un treno regionale. Sono le ore 14.20 quando lasciamo la stazione milanese e nel vagone, di fronte a me, siede Daniele. Un ragazzo di vent’anni circa con in bella mostra una maglietta della Curva Sud Foggia. ed è per questo che mi siedo di fronte a lui: perché dopo più di sette ore di viaggio da solo ho voglia di fare due chiacchiere e sopratutto di fare salire l’attesa della partita. Daniele va allo “Zaccheria” da 7 anni. Non è ultras ma frequenta la Curva Sud o la tribuna, talvolta. È salito apposta da Termoli, dove vive da qualche anno. Non ha un biglietto ma proverà a trovarne uno, anche se son finiti da tempo. C’erano 800 tagliandi a disposizione della tifoseria ospite e son stati letteralmente polverizzati. Mi piace molto vedere tifosi che provano a venire così, all’ultimo momento, nonostante la situazione lo sconsigli. Dimostrano che la passione del calcio c’è ancora in Italia e in qualche modo si tramanda. Ovviamente Foggia è terra fertile, anzi direi fertilissima, quasi una polveriera a cui basta una fiammella di speranza per trasformare il tifo in un incendio.

Dopo quaranta minuti di viaggio arriviamo puntuali a Lecco. Come sempre, gli ultimi kilometri son i più belli, quando lasciamo la Brianza e da lì, la pianura paesaggisticamente noiosa lascia intravedere le prime montagne. Quando scendiamo del treno noto che sono varie decine di tifosi del Foggia ad aver viaggiato sul convoglio. È divertente vedere i colori rossoneri mischiarsi con i turisti sui binari della piccola stazione ferrovia di Lecco. Nel sottopassaggio ci sono due funzionari di polizia che più o meno controllano. La partita è fra due ore e mezza, decido di fare altri due passi con Daniele: a sinistra ci si presenta il lungolago dove indagare se la città è vestita con i colori della festa oppure potremmo andare a destra in direzione dello stadio, a neanche dieci minuti a piedi. Decido di andare verso l’impianto sportivo, anche se devo precisare che conosco abbastanza bene la città di Lecco, che ho girato più volte, per cui alla fine vince il maggior richiamo dell’importante sfida odierna.

Sbucando dal sottopassaggio, la classica ed accecante esplosione di luce è accompagnata dalla tensione palpabile che cresce in parallelo, tra tifosi con i colori rossoneri che s’approssimano allo stadio, poliziotti, camionette e transenne. Ho fatto la scelta giusta, anche se non mangiato niente dalle 7.00 quando il viaggio è iniziato. Devo dire che la gestione dell’ordine pubblico è molto tranquilla con i funzionari di turno che indicano ai numerosi tifosi rossoneri dove andare. Al netto dell’altissima posta in palio, non c’è una rivalita tra le due tifoserie organizzate e questo incide. Lascio Daniele dirigersi verso il settore e vado a ritirare mio accredito, due ore prima della partita.

Seconda tappa è il bar dove si radunano gli ultras locali. Si sente che è una giornata diversa, ci sono centinaia di persone che fanno baldoria sotto un bel sole. I colori blucelesti son ovunque come quelli gialloneri dei Cani Sciolti. È divertente vedere questa folla di tifosi, ultras, cittadini tutti uniti con un sogno, quella della promozione in serie B che manca da 50 anni da queste parti. Ovviamente ci sono i tifosi dell’ultima ora, quelli saliti in corsa sul carro dei vincitori, ma non fa niente. Non è questo il giorno per tirare fuori discorsi del tipo: «Dove eravate con l’Albinoleffe?». È più bello e produttivo godersi questo momento e sperare che almeno qualcuno fra questi tifosi, anche se il Lecco non dovesse salire in serie B, potrebbe diventare un fedelissimo nei prossimi anni.

Fumogeni, birre, magliette ricordo dell’evento realizzate dai gruppi, pizze alla mano, cori, c’è tutto per la ricetta di un perfetto prepartita. Meglio armarsi di pazienza prima di andare a prendersi da bere, le file sono lunghissime, ma la gente è felice e fiduciosa, forte anche del risultato positivo nella finale di andata, dove i lombardi si sono imposti per 2 a 1 allo Zaccheria di Foggia, cinque giorni prima.

Quando manca un’ora e mezza al fischio d’inizio, si prepara un bel corteo per raggiungere il Rigamonti-Ceppi. La bellezza di questo momento è che la meritocrazia viene rispettata, ceduto il passo e la prima linea a quelli che seguono ovunque le Aquile da anni. I componenti dei tre gruppi attivi si compattano: Cani Sciolti, Unonoveunodue e Veterani. Ma ci sono anche altri personaggi dalla galassia del tifo bluceleste, che l’anno scorso ha festeggiato mezzo secolo dal giorno della sua nascita. Si notano diverse persone dall’evidente lunga militanza come due signori con una pezza bluceleste siglata 1981 oppure un’altra con lo stemma del Calcio Lecco e la scritta Brigate 1978. Sono sigle di entità scomparse ma chi ha consumato avidamente le pagine di Supertifo a suo tempo, non può che provare un déjà-vu alla loro vista.

Sotto il Resegone la storia del tifo inizia nella stagione 1971/1972 con un primo striscione con la dicitura La fossa dei leoni. Quell’avventura dura pochissimo perché lo striscione fu perso durante una trasferta a Venezia, il 30 gennaio 1972. Bisogna aspettare il 1976 per vedere il Lecco Club Marines muovere i primi passi in Curva Nord, che da qui in poi diventa la sede principale del tifo organizzato cittadino. Ma il primo vero e proprio gruppo ultras nasce nel 1978 con le Brigate blucelesti. Tamburi, striscione, tessera, magliette ed adesivi. Non manca niente, neanche il teschio come il simbolo di altre e più note Brigate. Il tifo prende finalmente un’impronta più decisa, si vedono man mano altri striscioni, come gli immancabili Ultras o Commandos, ma è il 22 novembre del 1981 che nascono i Mods, gruppo di rottura tra i primi in Italia a prendere questo nome, unici precursori i loro omonimi della Roma, con qualche mese di anticipo. Accanto a loro, durante i mitici anni ’80, il decennio più prolifico della storia degli ultras italiani, si avvicendano tanti altri gruppi. Alcuni di vita breve, altri che portano una ventata di novità nella Curva Nord. Dagli Island Kaos alla Vecchia Guardia, senza dimenticare i Viking, gli Ultrà Lecco o gli Irriducibili. Vista la posizione geografica di Lecco, le fonti d’ispirazione sono per lo più la Curva Nord di Bergamo, la Curva Sud del Milan e la Curva Nord dell’Inter.

Le trasferte più importanti all’epoca sono in Lombardia: Leffe, Seregno, Legnano, Oleggio o Vigevano, con tanto di volantini appesi nella città per incitare la gente a ritrovarsi alla stazione e partire insieme. La partita per eccellenza era e rimane il derby col Como, sempre sentito, come quello del 27 ottobre 1990 che si distinse per via degli scontri con i cugini dell’altra sponda del Lario nel dopo partita. Al tempo il titolo di uno degli articoli dedicati agli incidenti appariva ben chiaro: «Sono tornati i barbari». Trentatre anni dopo, purtroppo poco o nulla è cambiato nella dialettica della stampa di fronte ad un fenomeno e ad eventi decisamente più complessi.

Gli anni novanta portano invece con loro ancora altri gruppi, come Der Adler e Insubria Cisalpina che aderiscono al Direttivo Curva Nord (con i Mods e la Vecchia Guardia). Ma come ovunque, la rottura generazionale monta inevitabilmente con gli anni dividendo i più giovani e quelli più navigati. È allora che l’ala giovanile si distacca e si ritrova sotto un nuovo nome, quello dei Cani Sciolti che fanno il loro esordio in trasferta ad Olbia, il 14 febbraio 1993. Un gruppo decisamente controcorrente che segnerà poi la storia del tifo lecchese fino ad oggi. Altri gruppi si ritagliano il loro spazio negli anni successivi, dai Lecco Front ai Lc Caos, senza dimenticare gli Sfasciati.

La stagione 1996/97 vede il ritorno del Lecco in serie C1 dopo 25 anni. La partita che sancisce la promozione si disputa a Monza contro la Pro Sesto, il 15 giugno 1997. Tremila i tifosi blucelesti ad accompagnare le Aquile in questo spareggio che vale la C1 dove ad aspettarli troveranno tifoserie di spessore come Padovani, Modenesi, Livornesi ed anche i cugini lariani.

Un progetto unitario venne intrapreso nella stagione 1999/2000, con lo striscione unico Curva Nord Lecco che però non dura e lascia campo ad altre sigle: Vecchi Mods, Gruppo Storico, Wild Girls e Lecco bene. Nemmeno il XXI secolo inizia nei migliori dei modi con l’esclusione del Lecco al termine della stagione 2001/2002 e la ripartenza dall’Eccellenza. Nonostante questo il tifo c’è sempre e nascono addirittura altri gruppi come Casuals, Eagles, Gruppo Psycho e quelli della Pergamena. Nel 2007 finalmente le Aquile ritornano in serie C1, chiamate alla prova di alcune trasferte di rilievo come al Bentegodi, al Penzo, allo Zini o ancora all’Euganeo. In questi anni, diversi gruppi si sciolgono e rimangono solo i Cani Sciolti, con al loro fianco nuovi sodalizi come gli Ultras Lecco 1912, che si costituiscono nel 2017 ed i Veterani due anni dopo. Infine nel 2020, il gruppo Unonoveunodue sorge dalle ceneri degli Ultras Lecco 1912.

A dirigere il corteo, come detto, ci sono i già citati tre gruppi principali che, per la prima volta dopo tempo, si ritrovano a dover gestire un flusso davvero importante di tifosi. Poi tra entusiasmo alle stelle, alcool e fotografi amatoriali non è facile, ma alla fine la marcia è bella, scandita da canti, tamburo, fumogeni, bandieroni, stendardi e battimani, con risultato finale più che positivo grazie all’impegno dei diversi lanciacori. Arrivati dietro la Curva Nord trovano un cordone di poliziotti abbastanza inutile, ma per lo meno non c’è tensione, così la gente può entrare nel proprio tempio laico senza problemi.

Mi dirigo anche io verso la tribuna. Trovare il posto migliore per scattare sarà difficile visto che l’impianto è davvero piccolo. Ufficialmente dovrebbe contenere 4.997 spettatori, anche se oggi ci saranno diverse centinaia in più. La Curva Nord espone in primissima battuta lo striscione: «C’è un grande prato verde dove nascono speranze… Speranze che infiammano i cuori ed illuminano i nostri colori», frase che ovviamente annuncia una scenografia.

Approfitto della mia pettorina per entrare in campo e devo dire mi sento un privilegiato in un giorno come questo, poi parliamo dello stadio Rigamonti-Ceppi che, per chi ne conosce la storia, è uno dei campi storici del calcio italiano, dove si è disputata anche la serie A per tre stagione: nel 19960/61, nel 1962/1963 e nel 1966/67. Ma soprattutto è più di un secolo che i calciatori blucelesti giocano qui, visto che il “Campo Sportivo di via Canteralli” com’era conosciuto ai tempi, fu inaugurato in occasione di una gara amichevole con la Trevigliese il 15 ottobre 1922 (e vide la vittoria del Lecco per 5 a 2). Solo nel 1924, vennero edificate le due prime tribune. Con la promozione in Serie B nel 1957 e con quella in serie A, l’impianto conoscerà varie trasformazioni che porteranno la sua capienza addirittura fino a 22.000 spettatori.

Il panorama è sempre impressionante col Resegone che veglia dall’alto. Fa caldo, ci sono almeno una trentina di gradi. La maggiore parte dei foggiani sono a torso nudo. Non ci sono ancora i gruppi, o almeno le loro insegne. L’unico bar del settore ospiti è preso d’assalto. Uno striscione di un sponsor del Lecco è buttato in campo dai foggiani presenti: era stato appeso verso l’interno del settore con la gigantografia di un calciatore in maglia bluceleste, non la migliore delle idee dal punto di vista strategico visto il target, ma tutto si risolve con le buone e con i pompieri che lo recuperano. Si notano un po’ di tifosi rossoneri anche in tribuna, lato settore ospite: è curioso vedere alcuni tifosi del Foggia e qualche sostenitore bluceleste dei distinti che si mandano a quel paese, ma non c’è grossissima tensione e tutto rimane circoscritto a tale puro folklore.

Ad un quarto d’ora dal fischio d’inizio lo stadio è pieno in ogni ordine di posto. La Curva Nord apre uno striscione per ringraziare i protagonisti di questa cavalcata trionfale: «Mister e giocatori, orgoglio di questi colori». Qualche minuto prima del via poi, compaiono anche gli striscioni foggiani di Curva Nord e Curva Sud. L’orologio batte le 17.28 quando le squadre entrano in campo e una piccola scenografia si compone nei distinti con cartoncini blu e celeste. In quei paraggi stazionano alcuni tifosi con un passato di Curva, ne è testimonianza non solo il tentativo di colore più strutturato, ma anche le pezze dei Distinti sostenitori e delle Brigate Bluceleste. La scenografia principale è però quella della Curva Nord, dove ci sono cartoncini verdi a rappresentare il “grande prato verde” della citata canzone di Morandi e i colori bluceleste ai lati. Poi tanti sono i fumogeni accesi. Nel complesso, uno spettacolo semplice ma ben realizzato. Peccato che manchi qualche elemento sull’ampio campo verde, come per esempio una stemma del Lecco Calcio o altro. Di fronte a loro invece niente di rilevante. Solo i due striscioni e più di un migliaio di foggiani stipati nel settore loro riservato.

Prima dell’inizio delle ostilità, viene osservato un minuto di silenzio e subito dopo i giocatori del Lecco vanno sotto la curva Nord a salutare per poi lanciarsi in metaforica battaglia. In questi frangenti, il settore ospite si colora di rossonero con una riuscita sbandierata oltre a diversi fumogeni. Un bel risultato e l’idea di aspettare prima di esibirsi, è originale e permette ad ognuna delle due parti di distinguersi e, al sottoscritto fotografo, di potersi concentrarsi su una tifoseria per volta.

L’arbitro fischia l’inizio ed è molto interessante notare come nei due settori che più m’interessano, cioè Curva Nord e settore ospiti, si ripeta lo stesso copione, la stessa paradossale organizzazione e disorganizzazione in contemporanea, con diversi personaggi sulle ringhiere a coordinare il tifo, alcuni con megafoni altri senza, e dietro di loro tifosi fin nei posti più alti ed assurdi. Un magma denso di corpi premuti gli uni contro gli altri, che formano una marea di cuori pronti a trasmettere il proprio battito ai loro beniamini e tentare di spingerli alla vittoria.

Dopo neanche sette minuti il Foggia segna, il settore esplode letteralmente e cresce a dismisura il sogno della Serie B. Adesso i conti sono di nuovo in pari ed inizia un’altra partita. Se qualcuno mi chiedesse di scommettere sul risultato non ci riuscirei. È impossibile prevedere chi potrà uscire trionfante da questo catino. Ma una cosa è sicura, gli ultras lecchesi non demordono e continuano a credere nel proprio di sogno. Le braccia si alzano al cielo ed i battimani si notano nettamente. È ovvio che il tifo foggiano si faccia sentire di più in questa prima frazione, ma bisogna dire che i diversi lanciacori sono più abituati a gestire folle importanti, mentre la marea di gente odierna non è così ricorrente e la curva strapiena è una situazione abbastanza nuova e più difficile da gestire per loro.

Sulla recinzione della Nord si vede lo striscione dei Cani Sciolti ed una pezza giallonera con la data di fondazione, 1993; lo striscione degli Unonoveunodue con accanto due drappi, «No all’art.9» per chi avesse scordato questa battaglia e il più scanzonato «Grappa e vinci». Su questa falsariga, avevo notato anche un adesivo con la dicitura «Polenta e tafferugli» dei Cani Sciolti. Poi ci sono anche gli stendardi dei Veterani che ne espongono anche uno per i diffidati.

Al trentesimo tremano le gradinate e soprattutto la rete della porta foggiana: il Lecco ha appena segnato e gran parte del pubblico esulta. Alcuni tifosi in tribuna fanno capire fino a che punto sono contenti, non solo per la loro squadra ma anche per la delusione dei foggiani che mandano a quel paese. Una marea di fumogeni e torce si accendono in curva Nord per festeggiare questa marcatura. Vedo scene dimenticate da anni in Italia, con gente che accende fumogeni senza nascondersi. Tutto molto bello, frutto molto probabilmente anche della questura che optato per lasciar correre. Che poi ci sarebbe da chiedere che senso ha diffidare un tifoso che accende un fumogeno solo per far festa senza arrecar danno alcuno. In tutto ciò il settore ospite ne risente inevitabilmente e cede terreno al tifo per i blucelesti in attesa di ritemprarsi e ripartire alla carica.

Finito il primo tempo devo dire che non mi sono mai annoiato. Il tifo dei due settori non è stato mai spettacolare, forse dopo il goal foggiano s’è raggiunto il livello più alto di cori ma, nel complesso, gli ultras delle due sponde hanno subito inevitabilmente l’influsso umorale dell’andamento della partita. Può sembrare strano ma questa cosa mi piace molto, perché significa che le emozioni prendono il sopravvento sui soliti meccanismi di tifo, e ciò significa che sono tutti inevitabilmente animati dall’amore per i propri colori. Almeno non è quel recital automatizzato che si vede a certe latitudini, tipo jukebox, dove metti una monetina e la Curva esegue una prestazione standard anche su buoni livelli magari, ma senza mai essere davvero coinvolta più di tanto dalla partita dal punto di vista emozionale. Non è un tifo da montaggio video su Youtube e ci sta. Poi il bello è anche, e tutto, in questo spettacolo anarchico di fumogeni che si rincorrono a ripetizione, gente ammassata spontaneamente sugli spalti, in barba alla compattezza da goniometro, bandieroni sventolati ovunque e quant’altro trasmette questa sensazione di partita epocale. Al netto della quale non ci sono stati cori contro e ha persistito un certo rispetto tra le due fazioni ultras.

Il secondo tempo riprendere mentre noto diversi stendardi appesi nel settore dei foggiani. Dall’immancabile pezza per i diffidati a quella dei Casual fino al sentito ricordo per Giax, componente della Nord che ha purtroppo lasciato troppo presto questo mondo. Piano piano, il tifo riprende bene sulla sponda rossonera: la partita non è persa, basta un goal per pareggiare i conti e Foggia vuol crederci.

Di fronte, nel frattempo, viene esibito uno striscione dei Cani Sciolti: «15 giugno: liberateli». Si riferisce ai ragazzi che sono soliti seguire la Nazionale azzurra, arrestati per gli scontri in Olanda durante Italia-Spagna. La Nord del Lecco fa molto fatica a cantare in questo frangete, la coordinazione è più lenta e riprende finalmente a farsi sentire solo dopo lunghi minuti. Tra occasionali e tensione per la partita, non sta certo venendo fuori la prestazione canora migliore degli ultras blucelesti in questa stagione. Continua però lo spettacolo pirotecnico con tanti fumogeni accesi durante questa seconda frazione. Sopratutto nella Curva di casa, anche se pure i foggiani attirano l’attenzione in tal senso, anche con alcune bombe carta.

Al 77° minuto, Doudou del Lecco tira in porta e il portiere foggiano respinge sui piedi di Lakti che segna il secondo goal per i padroni di casa. Lo stadio Rigamonti-Ceppi esplode letteralmente, ad eccezione del settore ospite. Torce, fumogeni anche nei distinti! Il colpo è ora troppo duro per i foggiani che però tirano fuori l’orgoglio e propongono una sciarpata. Un modo per dimostrare l’amore per i propri colori che però, in campo, al minuto 88 rimediano anche il terzo goal dagli avversari. La gente esulta e capisce che la promozione è ormai solo una questione di minuti che sembrano quasi lunghi come il mezzo secolo di attesa dall’ultima Serie B. Al novantunesimo entra la Guardia di Finanza in assetto che si schiera di fronte alla Nord per prevenire un’invasione di campo. I carabinieri fanno lo stesso nei pressi del settore ospite. Nei distinti viene invece fuori lo striscione «Bravi Bagai» con la B evidenziata mentre nella Nord di casa si ringrazia il presidente, a firma Unonoveunodue.

La panchina del Lecco è in piedi quando al 96° minuto l’arbitro fischia la fine: il Lecco è in serie B! Lacrime, gioia, dolore, dipende dal colore della maglia, ma una cosa è sicura, questo calcio malato cronico, sempre più industrializzato, è ancora capace di regalare emozioni uniche. Che siano i giocatori o il pubblico, tutti sono in uno stato particolare. Per la maggiore parte è gioia incontenibile, per la minoranza rossonera, una grossissima delusione dopo un percorso molto particolare in questi playoff che aveva quasi portato a credere che anche la Dea Fortuna si fosse schierata con i Satanelli, dopo anni di amarezze. Sulla linea del traguardo però il sogno è finito.

La comunione tra giocatori bluceleste ed il pubblico invece si protrae. È ovviamente la Curva Nord la prima a ricevere i ringraziamenti sia dai giocatori che del mister del Lecco Calcio. Nessuno ha dimenticato chi, durante tutta la stagione, è stato sempre più vicino alla squadra aiutandola a coltivare questa utopia. Poi è la volta della cerimonia della premiazione, con il settore ospite nel frattempo svuotatosi quasi del tutto. Ci sono 812 kilometri per loro in cui ripensare a questa finale, e tanti giorni per metabolizzare quella Serie B così vicina e che avrebbero meritato altrettanto anche loro. Ma il calcio è fatto purtroppo così, con la gloria del vincitore a cui fa da contraltare la rabbia e la tristezza di chi ha dovuto abdicare.

Quando i giocatori e lo staff salgono sul palco ad alzare il trofeo, il pubblico invade finalmente il campo. Scene tipiche diventate purtroppo rare per via di una repressione stupida. Il pubblico si gode il campo, mentre gli immancabili cacciatori di maglie si lanciano verso i giocatori. Poi il trofeo viene prestato ai ragazzi della Nord, che lo alzano simbolicamente al cielo godendosi la loro parte e il loro ruolo in questa vittoria. È bello vedere una società e la sua tifoseria sulla stessa barca. Sul lato dell’ordine pubblico devo invece questa volta sottolineare un servizio d’ordine impeccabile. Finanzieri e Carabinieri schieratisi in linea perfetta, ad una quindicina di metri dalle due curve, hanno rispettato il loro ruolo senza eccedere o alimentare inutili tensioni come talvolta succede. Ovviamente il rispetto vigente fra le due tifoserie ha aiutato, ma come in passato abbiamo sempre stigmatizzato provocazioni, manganelli facili o altri abusi, questa volta possiamo riconoscere che tutto è andato per il verso giusto e che il profilo basso può essere efficace forse anche più che ringhiare a vuoto.

La partita è finita ma inizia una lunghissima serata, con gli ultras blucelesti che si dirigono in corteo verso il centro della città. Fumogeni, fuochi d’artifico, canti: è bello vedere questa euforia collettiva, sono tanti a guardare e filmare gli ultras, che siano giovanissimi o persone più anziane. C’è una comunione d’intenti, un senso di comunità fortissimo attorno al bluceleste stasera. Non conta altro. Nella piazza principale il corteo sfocia in una folla ancora più ampia di gente che ha voglia di continuare a festeggiare ancora a lungo Lecco e il Lecco. Un sogno bellissimo al quale si spera non segua un risveglio doloroso, viste le vicissitudini legate allo stadio che hanno adombrato questa gioia. Il calcio giocato regala emozioni che spesso il calcio istituzione annichilisce.

Sébastien Louis