Real Madrid e Adidas hanno presentato il completo che i campioni in carica indosseranno durante la prossima ventura Champions League. Un completo nel solco di quelli camouflage, dai colori e dai soggetti più sgargianti ed assurdi, mai nel rispetto della tradizione e sempre in ossequio agli sponsor piuttosto che ai mercati esotici.

Real Madrid, completo Champions 2014/15Il “Kit”, come piace chiamarlo ai guru del marketing, che il Real indosserà in coppa è totalmente nero con degli inserti bianchi. Sarebbe anche piuttosto sobrio stilisticamente, se non fosse che in trasparenza appare un drago bianco degno del miglior Antonio il tamarro in tenuta da discoteca nel 1989.

A disegnare il mitologico e più famoso animale della cultura popolare asiatica è stato lo stilista giapponese Yohji Yamamoto. Quanto centri uno stilista con il calcio non è dato saperlo, così come sfugge ad ogni umana comprensione quale tipo di legame ci possa essere fra i blancos ed un drago.

Più semplicemente trattasi della solita strategia ammiccona al mercato asiatico, dove ultimamente tutti i più grandi club si stanno dando battaglia per affermare i propri marchi, o “brand” come dicono lor signori, che appunto pensano che i tifosi si trattino così: sputando nella faccia a quelli che amano la propria squadra per legame territoriale e strizzando l’occhio o facendo moine ad altri spasimanti che non ci sono mai stati nei momenti bui e non ci saranno nemmeno in pari avversità future, ma che adesso come adesso hanno moneta sonante da sganciare. Speriamo che il mercato asiatico faccia sempre più presa del mercato del porno, sennò questi squallidi mercenari sarebbero capaci di disegnare un fallo gigante sulle maglie da calcio.

È anche piuttosto triste che nella massima competizione per club, diversi sodalizi decidano di scendere sistematicamente in campo con maglie che non sono quelle tradizionali. C’è stato un tempo in cui si indossava e si difendeva con orgoglio una sola maglia, un solo colore, svestendolo solo per cause di forza maggiore allorquando si creava confusione cromatica con gli avversari.

Oggi come oggi, tra maglie da casa, maglie da trasferta, maglie di Coppa e sponsor che cambiano alla bisogna, il processo identificativo diventa quasi impossibile. Ma pare siano più recalcitranze di noi vecchi tifosi nostalgici, mentre il tifoso moderno è persino contento di comprare una maglia dal colore nuovo ogni stagione.

In ogni caso non bisogna lamentarsi troppo, visto che a Cardiff hanno cambiato brutalmente e in toto stemma (o “crest”, dicono quelli…) e colori sociali. C’è più di qualcuno che i colori o i simboli li baratta volentieri per una vittoria in Coppa del Nonno, io continuo a ricordare la prima domanda che ho fatto quando mio padre mi ha portato per la prima volta allo stadio da bambino: “Papà, per chi facciamo il tifo noi?”. Oggi quella domanda potrebbe non avere una sola risposta, siamo in crisi d’identità dilagante.

Matteo Falcone.