Domenica mattina, rotoliamo verso la Puglia per la finale di Coppa Italia Eccellenza tra Molfetta e Manduria. La passeggiata mattutina lungo la costa stuzzica l’appetito, ci concediamo un pranzo a base di focaccia in riva al mare. Questo rende già delizioso il mio primo viaggio in questa splendida regione. Eppure, quando lo Stadio Paolo Poli di Molfetta appare in vista, capisco che il meglio deve ancora venire.

Lo stadio è già pieno, lo vediamo da lontano e sentiamo nell’aria levarsi i cori di entrambe le tifoserie. È accorsa molta parte della città per questo evento, lo si intuisce chiaramente anche dalla difficoltà nel trovare parcheggio.

Quando entriamo in campo, i settori sono gremiti. Sventolano alti i palloncini del Molfetta mentre i tifosi del Manduria, in circa 500, si mostrano carichi e compatti, pronti a supportare la propria squadra in questa cruciale sfida.

Catello Onina

Prima del fischio di inizio viene esposta la Coppa, oggetto del desiderio per cui le due squadre giocheranno tutto e per tutto in questi novanta minuti. All’ingresso delle squadre in campo le coreografie sono stupefacenti, bandierine sventolano da un settore all’altro, verde e bianco per il Manduria, rosso e bianco per il Molfetta.

Al fischio d’inizio la giornata è calda, le panchine fremono e i tifosi mostrano con orgoglio tutto il supporto, anche dalle tribune, proprio mentre nel cielo sta per esplodere un tramonto stupendo e tutto, anche i sogni sembrano possibili. Il tifo appassionato da tutte le parti promette che questa sarà una gara da ricordare.

La partita è intensa, il Molfetta parte forte ma è il biancoverde Quarta a segnare a metà del primo tempo, portando la sua squadra in vantaggio e i tifosi in delirio. Anche se il numero dei tifosi di casa supera quello della tifoseria ospiti, saranno i tifosi del Manduria a farsi sentire di più, corroborati anche dal risultato, ma Molfetta comunque non molla, si mostra sempre compatta sui gradoni e continua a tenere viva la speranza a suon di cori e battimani.

Molto belle le due sciarpate eseguite da entrambe le tifoserie. La partita in campo prosegue e si evolve, ma è il Manduria alla fine che conquista la prima coppa Italia della sua storia, vincendo per 2 a 1 con il Molfetta che accorcia al 91′, troppo tardi per ribaltare la sorte. Per i fedeli del Manduria questa vittoria tanto attesa ha un significato particolare: la scorsa stagione il club perse la finale contro il Manfredonia e questa vittoria non può che lenire dolcemente quella recente ferita, con la speranza che ciò possa essere il viatico per la tanto agognata promozione in serie D.

Il Molfetta, nonostante la cocente sconfitta in casa, è accolto da un abbraccio dei suoi tifosi sotto il proprio settore. La squadra avversaria fa altrettanto, con ben altro spirito, correndo a festeggiare e condividere la gioia con i tifosi: è un omaggio reciproco, uno scambio a sostegno, supporto e amore da parte di entrambi. Bellissimo. L’ultima scena che conservo è quella dei giocatori che passano la coppa agli ultras che la baciano e la alzano al cielo: è anche la loro! Ci hanno creduto e hanno combattuto per essa dagli spalti anche loro.

Mentre osservo le immagini dei giocatori e dei tifosi uniti nel successo, mi sento privilegiata per aver assistito a questa occasione speciale. I due gruppi di tifosi hanno mostrato una passione unica e un grande spirito aggregativo per tutto il tempo, riunendosi poi insieme al fischio finale per applaudire gli sforzi instancabili delle loro squadre. Le loro coreografie vibranti, il canto assordante e il sostegno incrollabile hanno racchiuso il meglio della cultura e della comunità calcistica. Questa giornata è stata davvero un inizio speciale per me in Puglia e una finale calcistica da ricordare.

Testo Imma Borrelli
Foto di Imma Borrelli e C.O.

Galleria C.O.