Nell’estate del 2017 Salvatore Caiata rileva il Potenza, nel mezzo dell’ennesimo periodo nero della propria storia calcistica. Al primo tentativo riporta la squadra del capoluogo nel calcio che conta, centrando nei successivi due anni per ben due volte i play off per l’accesso alla serie B. Sogno sfumato per uno strano mix di sfortuna (ci riferiamo al rigore sbagliato sullo 0-0 da Franca nei quarti di finale contro la Reggiana) e “strani” errori arbitrali (gol regolare annullato a Catania). La sua vera impresa è stata, però, quella di garantire stabilità ad un club che nel corso della sua storia ultra centenaria ha vissuto di rapide ascese controbilanciate da repentine cadute. I successi passati per il patron lucano sarebbero dovuti bastare per “campare per di rendita”.

L’inizio dei rossoblù non è stato esaltante, con la piazza che teme di non centrare l’obiettivo minimo stagionale: la permanenza in serie C. Parte della tifoseria e gli organi di stampa hanno mosso critiche all’operato del massimo dirigente che quest’anno, a differenza delle precedenti stagioni, non è stato capace – almeno stando ai primi risultati – di costruire una squadra all’altezza delle aspettative dell’intero ambiente potentino. In questo clima di tensione e scetticismo la partita contro l’Andria assume un significato vitale:  entrambi i club, infatti, sono a caccia dei tre punti necessari per smuovere una classifica che langue.

Potenza è a 819 metri sul livello del mare, il capoluogo di regione più alto d’Italia; l’estate da queste parti dura un attimo mentre l’inverno ti accompagna per buona parte dell’anno e pertanto, pur essendo ai primi di ottobre, il clima è gelido. Le rigide temperature, le polemiche di inizio stagione, oltre ad una classifica preoccupante, tengono lontano dagli spalti il pubblico delle grandi occasioni e al Viviani è presente il solito zoccolo duro costituito da circa 1500 spettatori. Il sostegno della Ovest è costante e, almeno nei 90 minuti, non si sentono fischi: il tifoso mediamente è più impulsivo, critica alle prime difficoltà mentre la curva notoriamente antepone alla classifica il bene e l’amore per la squadra. Il sostegno verrà ripagato con una vittoria che consente ai lucani di smuovere le acque ma, soprattutto, al presidente Caiata di tornare a festeggiare a “modo suo”: in risposta alle polemiche della stampa e di parte della tifoseria il vulcanico patron rossoblù esibisce a fine partita una maglia con la scritta “come gioca male Baclet” (calciatore finito nel tritacarne della stampa) parafrasando in parte una celebre frase di Maurizio Mosca (“come gioca bene Del Piero”). Qui apriamo una parentesi: nel calcio, come nella vita, non si può vivere di soli ricordi e le vittorie passate servono ad alimentare la tradizione, le critiche, se costruttive, servono invece a mantenere alta la tensione e quando si ricopre un ruolo importante bisogna avere le spalle larghe anche per gestire le difficoltà che inevitabilmente arriveranno.

Dalla città pugliese arrivano quasi 200 tifosi che, a differenza dei lucani, vivono di prospettive differenti: la Fidelis Andria, nonostante la sconfitta nella finale play off di serie D della passata stagione, ha ottenuto il ripescaggio in extremis in serie C e ha dovuto pertanto costruire una squadra in un lasso di tempo limitato. Tra le due tifoserie non si registrano da anni particolari episodi di cronaca e questo clima di reciproco rispetto viene mantenuto anche oggi. La sconfitta, contro una diretta concorrente per la salvezza, lascia l’amaro in bocca e costerà inoltre la panchina al Mister Panarelli, artefice tra l’altro della vittoria di play off nella passata stagione.

Foto Pier Paolo Sacco

Testo della Redazione