ROMA-SASSUOLO20SET2015_0022Gattonando sulla metropolitana di Roma, alla ricerca di un posto dove respirare e passare in santa pace almeno dieci minuti del viaggio da casa al lavoro, mi capita sotto gli occhi un giornale che fa nominalmente riferimento allo stesso stellone che ho impresso sul passaporto. Per caso, non per gioco, scorgo a chiare lettere l’articolo di un’esimia firma di tale testata, la quale asserisce con fermezza che le due squadre della Capitale stanno disputando un ottimo campionato grazie all’assenza delle rispettive curve per la protesta contro Questura e Prefettura. Niente più danneggiamenti, niente più ammende e soprattutto tanta iattura in meno. L’avessimo saputo prima, avremmo eletto Gabrielli Doge della città con pieni poteri, in maniera tale da vincere venti Coppe dei Campioni per club e almeno una cinquantina di campionati da smezzare equamente.

Il Pincio è un posto romantico, dove gli innamorati gettano il cuore su Roma, che con tutto il suo romanticismo glielo restituisce pieno di sentimenti. In amore però, a volte si corre il rischio di dire bugie, questo sul Pincio lo sanno bene e talvolta le usano a fin di bene, dicono loro. Magari per vendere qualche zucchero filato in più e tenersi buono il principale. Le bugie si trascinano dietro la sfortuna. Come la Sud e la Nord quando giocano Roma e Lazio. Poco importa se poi, quei pochi titoli vinti dalle due società romane, hanno visto come sfondo il tifo organizzato, con le sue coreografie e le sue trasferte oceaniche. Quando il Branko dello sport romano emette la sua sentenza, direttamente dal Pincio, nessuno deve osare contraddirlo. Ci sono schiere e schieramenti da rispettare ed assecondare. Guai a chi ne contesta scelte e decisioni.

Sempre dal Pincio, ci suggeriscono quindi anche soluzioni per avvenimenti che generalmente turbano la quiete pubblica. Rissa in discoteca? Chiudiamola e mettiamo la musica per una pista vuota, sai che ambiente tranquillo e sicuramente privo di tensioni? Oppure, troppo incidenti in autostrada? Facile, non rendiamola carrabile e dopo un mese stiliamo la percentuale degli incidenti. Qualcosa mi dice che sarà pari allo zero, dato che evidenzia un successo assoluto della strategia. Minimo sforzo, massimo risultato. Come salire il Pincio in macchina anziché a piedi, e raccontare il contrario alla pulzella che attende per ammaliarla con la menzogna.

Questo signore sul Pincio è un genio. E geni sono i suoi mandanti di Via Cristoforo Colombo, a loro volta sotto la botta del regime toscano. Altro che Lorenzo de’ Medici, qua sono diversi i Lo-Renzi chiamati in causa. Ora finalmente sapremo con chi prendercela quando le nostre squadre del cuore perderanno, quando un giocatore sbaglierà un gol a porta vuota o quando un difensore mancherà una diagonale. Sono stati loro, quei mascalzoni delle curve che gravano sulla società collettiva e sull’economia dei loro club. L’uomo del Pincio ha detto sì, lo ha visto dal suo escretorio lungimirante e rialzato. Finalmente abbiamo una certezza: più frammenteranno le curve, più Roma e Lazio conquisteranno i tre punti, più perquisiranno con veemenza e invadenza, più gli attacchi saranno infallibili, più multe per cambio posto arriveranno e più possibilità ci saranno di conquistare titoli.

C’è chi sale sull’Aventino e chi sul Pincio. Alla ricerca di un po’ di notorietà con le solite, squallide, notiziole da regimuccio del quartierino. Fanno informazione, dicono loro, montando balle su balle pur di difendere il castello arroccato del padrone, mentre attorno anche i meno avvezzi si accorgono come i bastioni siano difesi da boia carnefici privi di qualsiasi scrupolo umano. Arriverà il giorno in cui saliremo da Piazza del Popolo alla terrazza, per affacciarci e ricordare a tutti che la cattiva informazione lede fortemente alla salute e all’intelligenza del lettore. Sul Pincio datevi qualche bacio e fate gli occhi dolci alle soavi turiste. Tutto il resto lasciatelo all’immaginazione frastornata di alcuni personaggi che scrivono articoli e fanno opinione parlando di oroscopi e tarocchi.

Simone Meloni.