Mascherine, distanziamenti, divieto di esporre pezze, bandiere e striscioni, green pass, assenza di cori, settori al 50%, giornate spezzatino che iniziano il venerdì e finiscono il lunedì, turni infrasettimanali a pioggia.
Molti hanno confuso la situazione di cui sopra con la riapertura degli stadi.
Viene finanche il dubbio che qualcuno si approfitti della pandemia per sperimentare nuove forme di repressione e distruggere il tifo organizzato.
A malincuore, come per ogni decisione che può penalizzare il nostro Ascoli, abbiamo deciso di sottrarci a questo esperimento sociale.
A partire dalla trasferta di Udine e fino a data da destinarsi non presenzieremo gli stadi.
Ai tifosi chiediamo di rispettare la nostra scelta.
Troveremo nuove forme e nuovi modi per sostenere la maglia senza perdere la nostra identità e non faremo mai mancare il nostro apporto, che non è mancato neanche domenica scorsa a Castel di Sangro, dove la nostra presenza ha scatenato a sproposito la piagnucolona stampa napoletana che all’improvviso si è accorta delle differenze tra uno stadio e un teatro di manichini.
Come ben si evince dai video, abbiamo fatto il nostro ingresso dal cancello predisposto dalla società partenopea(!), attraversando ordinatamente un settore occupato da famiglie azzurre senza provocazioni e senza che nessuno alzasse un dito contro semplici tifosi(per chi ci avete preso?).
Per tutta risposta l’intero stadio ha deciso di fischiare il nostro ingresso.
La reazione istintiva è stata quella di cantare un coro che solo i faziosi giornali campani potevano interpretare come offensivo.
Visto poi il susseguirsi di insulse polemiche, lo ribadiamo: “Noi non siamo napoletani” e sulla strada sappiamo con chi confrontarci, non temete.