Tanta roba i foggiani! Questo è quello che penso oggi, appena entro in tribuna, passando di fianco alla curva occupata dai sostenitori ospiti. Tanta roba davvero, il loro tifo, incessante ed imponente praticamente per quasi tutti i novantacinque minuti durante i quali le due squadre si sono affrontate sul terreno di gioco.

Tanta roba anche la scelta dei gruppi ultras foggiani di concentrare le forze a disposizione, posizionandosi nel primo anello della Curva Ferrovia e concentrando lì, in quel settore, la quasi totalità dei sostenitori che avevano voglia di supportare a gran voce i Satanelli, lasciando il secondo anello a disposizione dei tanti che sono giunti in Romagna dalla Capitanata, così come dal resto del Centro-Nord dell’Italia, più che altro per vedere all’opera la compagine rossonera.

E questo tipo di scelta, voluta o casuale che sia, li ripaga alla grande, visto l’effetto sonoro che si propaga come un’onda d’urto ad ogni coro di matrice rossonera. Non solo, perché oltre a poter contare su di uno zoccolo duro di considerevole potenza vocale nel primo anello, anche i supporter foggiani del secondo anello partecipano spesso e volentieri al tifo guidato dai gruppi ultras della Curva Nord e della Curva Sud foggiana.

L’effetto complessivo, sonoro e visivo, tra cori, battimani, due aste e bandiere sventolate di continuo è uno spettacolo dentro lo spettacolo, come poche volte mi è capitato di vedere in oltre trent’anni passati in giro per gli stadi italiani. Per il resto, preferisco lasciar parlare le foto e i video che mostrano la curva rossonera all’opera.

Però, un’ultima considerazione sulla tifoseria foggiana la voglio fare. Tra le cosiddette “provinciali”, i rossoneri del capoluogo dauno sono a mio avviso, da sempre, una signora tifoseria. E non lo dico tanto per quello che hanno messo in mostra oggi, sugli spalti del Manuzzi, quanto per ciò che ricordo di aver visto, soprattutto negli anni ’80, in serie C, quando affollavano gli spalti dello Zaccheria e la loro Curva Sud, all’epoca guidata dal Regime Rossonero, era sempre piena e carica di entusiasmo, un’autentica bolgia, malgrado i mediocri campionati a cui erano costretti. Quando i fasti di Zemanlandia erano solo un sogno a cui nessuno avrebbe mai creduto.

Passando invece ai padroni di casa del Cesena, il momento non è certo dei migliori. La crisi tecnica e di risultati della squadra Romagnola, da alcune settimane passata sotto il comando di mister Castori, sta gradualmente influenzando gli umori della tifoseria bianconera. E le presenze casalinghe, tra le mura del Manuzzi, cominciano a risentirne, così come il tifo a favore degli undici in campo.

Fa eccezione, come sempre, lo zoccolo duro di ultras che si ritrovano dietro i drappi storici nel secondo anello della Curva Mare, (WSB, Sconvolts ed altri gruppi minori) e nel primo anello (principalemente i Viking). Solo che, ultras a parte, ultimamente si notano un po’ troppi spazi vuoti sugli spalti, tanto nel settore dei Distinti, quanto nella parte bassa della Curva Mare. Il che fa uno strano effetto dato che queste gradinate sono ormai da molti anni tra le più affollate d’Italia. Così è stato per tanti anni in serie B, sia nel bene che nel male, tanto quanto nei momenti felici della serie A e, soprattutto, durante l’inferno della serie C.

Evidentemente, in questo momento c’è un po’ di stanchezza e di disaffezione nei confronti di una squadra che, in campo, stenta ad imporsi sugli avversari e che, soprattutto, non mostra ancora quei segnali di ripresa che tutti vorrebbero intravedere, per poter continuare a nutrire un po’ di speranza per il futuro di questo campionato.

Ma, soprattutto, quei vuoti sugli spalti del Manuzzi sono forse il termometro di un più diffuso senso di sfiducia nei confronti di una gestione societaria che, probabilmente, i sostenitori del Cavalluccio non apprezzano più come prima.

Malgrado tutto, gli ultras della Curva Mare continuano a “tenere botta” e a sostenere il Cesena, anche se di fronte a tifoserie ospiti in gran spolvero come quella foggiana, vista all’opera quest’oggi, è davvero difficile riuscire ad imporre il cosiddetto “fattore campo”.

Giangiuseppe Gassi