Seconda partita in casa consecutiva per la Virtus Roma, che oggi al PalaTiziano ospita l’Orlandina, formazione siciliana neopromossa in Lega A. Non so bene cosa aspettarmi dalla gara degli spalti: la sfida non è certamente tra le più sentite e finora ho visto foto degli ultras orlandini solamente in quel di Brindisi.

Arrivo al palazzetto poco prima che l’arbitro scodelli in aria la palla a due. Ritiro l’accredito ed entro. Con mia somma sorpresa noto subito che ci sono una ventina di ultras ospiti. Va detto che i tifosi siciliani sono molti di più. La Galleria dirimpetto la Curva Ancilotto è infatti occupata quasi esclusivamente da tifosi con maglie e sciarpe biancoblu. Tuttavia appare abbastanza ovvio che ¾ dei presenti altro non siano che siciliani residenti a Roma e dintorni. Il loro apporto al tifo, peraltro, sarà prossimo allo zero. Un peccato questo, perché il gruppetto che ha raggiunto la Capitale a bordo di un pullmino non sfigurerà affatto.

Gli ultras di Capo d’Orlando non sembrano identificarsi dietro un’insegna vera e propria, spiccano più che altro un paio di pezze, qualche stendardo, un bandierone e l’immancabile bandiera della Trinacria. Come dicevo, il tifo si mantiene abbastanza buono per tutta la gara, forse peccano in qualche pausa di troppo, ma il mio giudizio resta comunque positivo. Sarebbe bello se riuscissero a trovare continuità ed affrontare tutte le trasferte (anche se capisco che da Capo d’Orlando non sia affatto facile muoversi, visto e considerato la negativa congiuntura economica e le trasferte quasi tutte al Nord).

Sul fronte di casa il tifo quest’oggi vive di luci alterne, con una Curva Ancilotto popolata dai soliti noti che si raggruppano dietro lo striscione delle Brigate. In campo la Virtus Roma per poco non compie una delle sue solite “cappellate”, andando prima in vantaggio di oltre 10 punti, per farsi poi recuperare e addirittura superare nell’ultimo quarto. L’Orlandina però sciupa un paio di occasioni per uccidere la gara e gli ultimi minuti sono all’insegna di un PalaTiziano rumoreggiante che riesce a trascinare il quintetto di Dalmonte a un successo fondamentale in chiave salvezza (se i romani avessero perso sarebbero entrati di diritto nella bagarre per non retrocedere, con i fanalini di coda Caserta e Pesaro che hanno cominciato a vincere, rosicchiando punti alle rivali).

Simone Meloni.