Ebbene sì, avete rotto il cazzo! Lo dico senza mezzi termini, altrimenti si potrebbe rischiare di non far comprendere bene il concetto. Avete rotto il cazzo: comunicatori, pseudogiornalisti, opinionisti da salotto, dirigenti e istituzioni calcistiche varie. Mi avete stufato con le vostre false morali, con le vostre ricette perfette per la felicità eterna, con il vostro finto buonismo, con la vostra ipocrisia mal celata, con le vostre opinioni non richieste e condivise solo tra di voi, portatori della verità assoluta.

Siete riusciti addirittura a partire da un semplice tweet di una squadra come il Genoa (il cui presidente, bisognerebbe ricordarlo, è stato condannato per frode sportiva, con una sentenza poi condonata grazie all’indulto, dopo i noti fatti di Genoa-Venezia del 2004, e quindi non proprio un esempio di correttezza e moralità) che si complimentava con il calciatore doriano Quagliarella, per il suo recente record, per sedervi un’altra volta al tavolo degli inquisitori lanciando moniti e attacchi nei confronti dei (tanti) tifosi genoani che non hanno gradito questo gesto.

Fatevene una ragione: il calcio, soprattutto in Italia, è stato e sarà sempre basato sulla rivalità campanilistica, che sfocia inevitabilmente nell’ambito culturale, sociale, politico e addirittura familiare di questa o quella squadra e di questa o quella città. Ci vorreste seduti comodi, come a teatro, ad assistere al vostro spettacolo prefabbricato, possibilmente muniti di smartphone per scommettere su qualsiasi cosa accada in campo, applaudendo a comando e alzandoci solo per consumare i prodotti venduti all’interno dello stadio o al massimo per utilizzare i servizi dello stesso. Non sarà mai così, ve lo posso garantire.

È quindi normale (e ribadisco il concetto: normale!) che un tifoso del Genoa possa non gradire che la propria società, in un momento per altro difficile della propria squadra, pubblichi un messaggio del genere nei confronti degli storici rivali della Sampdoria. Un messaggio certamente positivo (questo è fuor di dubbio), ma non per questo chi, a ragion veduta, si è infastidito per tale post può essere additato come la “parte malata” o “la fazione sbagliata” del tifo genoano.

Ancora una volta gli inquisitori si siedono al banco dei giudici, senza che nessuno glielo abbia richiesto, e si permettono il lusso di stabilire chi sia il buono e chi sia il cattivo. Il mio consiglio, gratuito (a differenza dei vostri, che sono dispensati tramite le tv a pagamento), è quello di smetterla con questo atteggiamento di presunta superiorità intellettuale e culturale nei confronti del tifoso medio. Perché in realtà, chi incarna prettamente e fortemente i valori del calcio, quello popolare, quello vero e genuino, è proprio quel genere di tifoso. Ed è sempre grazie a quel genere di tifoso che i vostri lauti stipendi vengono gonfiati stagione dopo stagione, solo per permettervi di fare uno dei lavori più belli del mondo: raccontare il calcio e lo sport in generale.

Scendete da quel piedistallo e tornate dunque a fare quello che siete pagati (profumatamente) per fare. Raccontateci le partite, descriveteci le azioni di gioco, le tattiche in campo. Se volete infarcite il tutto anche con i tanti gossip riguardanti i calciatori al di fuori del rettangolo verde e con le indiscrezioni provenienti dagli spogliatoi. Ma lasciate in pace in tifosi. Lasciateli in pace con la loro passione, il loro attaccamento, i loro riti, la loro sacralità, le loro incazzature e le loro polemiche, che sono il sale di chi vive il calcio senza secondi fini e solo e unicamente per amore di quei determinati colori. Qualsiasi essi siano.

Anche perché, se continuate a tirare la corda, un giorno il giocattolo dal quale state attingendo a piene mani, potrebbe addirittura rompersi definitivamente. E quando tutti gli stadi saranno vuoti, i tifosi-clienti saranno attratti da un altro prodotto-spettacolo più interessante e conveniente ed il calcio sarà alla stregua del curling (con tutto il rispetto per questo sport ed i suoi appassionati), anche le vostre buste paga non potranno più essere giustificate. Ed allora, dal piedistallo, ci dovrete scendere per forza. E anche piuttosto rumorosamente.

Daniele Caroleo