Il mondo del calcio sembra un grande carrozzone che invita a salire solamente personaggi ambigui, dagli affari loschi e dalla doppia personalità. Ormai abbiamo visto e sentito di tutto, un tempo c’era lo scandalo del Calcioscommesse e sembrava di aver toccato la vetta del marcio, poi lo scandalo si è ripetuto cambiando i personaggi ma non mutando le modalità. A ciò si sono aggiunti una marea di altre scempiaggini, dal doping reale ed amministrativo al traffico di giovani promesse, dagli arbitri rinchiusi negli spogliatoi per arrivare a partite comprate e vendute, da sorteggi pilotati fino a toccare con mano lo scandalo dei Campionati Mondiali indirizzati a favore di questa o quella nazione, naturalmente quelle più vicine a chi sta ai vertici del movimento internazionale. Ed andiamo a vederli questi personaggi: si va da un Blatter che qualche problemino in passato sembra averlo avuto fino ad arrivare a quel Platini, sontuoso giocatore, ma che pure lui si è dovuto inchinare a quel clientelismo che lo ha fatto balzare in prima pagina e sicuramente non per motivi nobili. Ma anche in casa nostra abbiamo esempi illuminanti visto che non mancano giocatori e dirigenti rimasti invischiati nel Calcioscommesse ed in reati amministrativi piuttosto importanti, per passare da chi sentenzia che “…non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche…” fino ad arrivare ad un Claudio Lotto che, senza tanti giri di parole, afferma che le realtà minori (riferendosi a Carpi e Frosinone) non farebbero il bene della serie A.

In mezzo a tutto questo schifo che circonda il mondo pallonaro, a finire sistematicamente sul banco degli imputati sono gli ultras che spesso e volentieri sono la cosiddetta ultima ruota del carro. E se parlo di ultras non mi riferisco a chi con la passione della gente ci fa del proprio tornaconto, di chi dietro ad uno striscione cerca di rimpinguare il proprio conto in banca, ma mi riferisco a quella moltitudine di persone che cerca nell’aggregazione con i propri simili, una diversa idea di seguire il calcio e la propria squadra del cuore. Perciò c’è chi va allo stadio, paga un biglietto e si gode lo spettacolo seduto al proprio posto, c’è chi ugualmente paga il medesimo biglietto e preferisce sostenere la squadra e colorare il proprio settore, due modelli di partecipazione all’evento diversi ma entrambi apprezzabili.

Eppure oggi entrare in uno stadio, andare in trasferta o semplicemente acquistare un biglietto è un percorso ad ostacoli, ricco di sorprese e mai positive. Prendiamo ad esempio ciò che successe nel settembre del 2016 ad Empoli, quando pisani e bresciani furono convogliati alla stessa uscita della superstrada, scelta di per sé già opinabile, per poi filmare gli incidenti costati alla tifoseria nerazzurra oltre 80 diffide. Secondo la Questura di Firenze gli scontri sarebbero stati organizzati mentre, sentenza appena emessa, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze ha disposto l’archiviazione per 60 tifosi coinvolti, in quanto non ci sarebbe stata premeditazione e l’incontro tra le due tifoserie risulterebbe fortuito e non voluto. Su queste basi, per altro solide, la Curva Nord prima della partita contro l’Empoli, ha organizzato una raccolta di firme per chiedere verità e giustizia sull’accaduto e di conseguenza l’annullamento dei Daspo in corso.

Se fuori lo stadio la partecipazione all’iniziativa non manca, all’interno dello stesso viene esposto un lungo striscione, sia in curva che in gradinata, per sensibilizzare ulteriormente sportivi e cittadini, mettendo di fatto il coltello nella piaga.

Se i padroni di casa versano parole di condanna sull’episodio in questione, gli ospiti accendono la sfida con una bella coreografia effettuata con bandierine bianco – azzurre, poi non fanno mancare la propria solidarietà ai dirimpettai con un paio di cori molto pungenti. Del resto il mondo ultras negli anni ha saputo travalicare rivalità ed inimicizie per coalizzarsi sulle tematiche e problematiche comuni, percorso questo non semplice e mai scontato ma che ha dato vita a risultati in certi casi insperati, mettendo fianco a fianco tifoserie divise da antico astio.

La serata vive di tifo, di numeri, di colore. Un derby sentito, una partita che segna il tutto esaurito con il contingente ospite che, una volta terminati i biglietti a propria disposizione, si spinge a comprare pure quelli di gradinata pur di partecipare all’evento. E l’Arena Garibaldi presenta un gran bel colpo d’occhio, con gli ospiti che si presentano con una bella coreografia seguita da un bel tifo, continuo, passionale, sempre incisivo e con quel tocco di colore che non passa mai di moda. Sicuramente una prova positiva quella degli azzurri, forti anche dei numeri a propria disposizione.

Padroni di casa che ricalcano quanto offerto in queste ultime stagioni, ottima organizzazione, tifo continuo, bandieroni al vento ed i soliti immancabili striscioni usa e getta che spaziano su varie tematiche. Curva Nord che detta i tempi e gradinata che spesso e volentieri viene chiamata a dar manforte, ormai un binomio che viaggia su binari chiari e produttivi.

A mettere pepe alla sfida sugli spalti ci pensano le due squadre ed un risultato sempre in bilico che viene deciso proprio nei minuti di recupero. A far festa sono gli ospiti, letteralmente all’ultimo tuffo, ma sugli spalti non c’è chi esce a testa bassa: le due tifoserie hanno ampiamente onorato un derby vivace ed emozionante. 

Valerio Poli