Le strane coincidenze a volte capitano. Due piazze le quali hanno segnato, seppur in tempi diversi, la “dignità calcistica” dell’Area Nord Partenopea si ritrovano nel punto più basso della loro storia recente, in Prima Categoria. Ma l’elemento di congiunzione non è solo questo: le due città condividono, di fatto, un’amicizia ultradecennale che, da Domenica, è tramutata ufficialmente in “fratellanza”. Domenica appunto, sul neutro di Cardito, il quale, ironia della sorte, risulta essere anche il campo interno dei Caivanesi, si è assistito ad uno spettacolo di tutto rispetto, che rievoca un vecchio modo di vivere il calcio, assopito ormai da televisioni, interessi e milioni.

Gli Afragolesi, che per l’occasione avevano riposto le loro speranze nella riapertura del Moccia, nonostante il desiderio inatteso, non hanno mancato occasione di raggiungere in gran numero il Papa di Cardito, il quale, per dovere di cronaca, dista pochi metri da Caivano. I Caivanesi, dal canto loro, nonostante le umiliazioni calcistiche degli ultimi anni, accettano l’invito, affollando il settore ospiti adiacente la tribuna di casa.

L’appuntamento è quello classico, al bar nei pressi dell’antistadio, dove già dalle ore dieci si scrutano decine di ragazzi con sciarpe gialloverdi e rossoblu. Alle ore 11 tutto sembra pronto, lo stadio offre un colpo d’occhio degno di nota, saranno circa tremila gli spettatori in tutto.

Prima dell’ingresso delle squadre sulla terra battuta, il rito che ormai i nostalgici del vecchio calcio avevano dimenticato viene riproposto dai rispettivi gruppi ultras, ovvero il giro di campo con bandiere e fumogeni, proprio sul campo, oggi diventato zona rossa per i tifosi. All’approssimarsi del fischio d’inizio, tutti nel proprio settore e lo spettacolo incomincia: una semplice ma geniale coreografia viene proposta  dagli “Ultras Afragolesi” e dal gruppo ”Boys ‘01”, una fumogenata con i rispettivi colori ed uno striscione che,  posto al centro della tribuna, lancia un messaggio di poche parole, ma di valore. Quasi ci si dimentica della partita, ed anche i più interessati alle vicende prettamente sportive non possono assistere al match, causa continue torce e fumogeni proposti da entrambi i settori i quali rendono l’aria “dolcemente irrespirabile” e la visibilità scarsa.

I Caivanesi, nonostante il poco entusiasmo che accompagna la piazza, riescono a fornire un’ottima prova. Tanti cori caratteristici partono dal settore ospiti, qualcuno a ripetere e bandiere sempre al vento.
Fortunatamente il passivo di 3-0 si concretizza nella seconda frazione di gioco, ma questo non abbatte il gruppo Boys il quale prosegue il suo incessante sostegno.

Gli Afragolesi risulteranno essere la vera sorpresa della giornata: aiutati da un forte entusiasmo per il ritrovo della loro “amata”, in numero sempre più crescente, mostrano un repertorio variegato, che consente anche l’utilizzo del caro e vecchio tamburo, usato con parsimonia in almeno due cori. Uno stile che non bada allo spreco di colori sfocia in almeno due sciarpate e movimenti sincronizzati ad effetto.
La partita si avvia così alla fine, tre a zero il risultato per l’Afragolese, ma questo poco importa ad entrambe le tifoserie, le quali,  dopo aver salutato le rispettive squadre, non possono che intonare cori nei pressi della recinzione, dove va per la maggiore il celebre “popopo” di Germania 06 con le parole ben scandite “Afragola e Caivano”.

Ad ora di pranzo ormai inoltrata, ognuno si accinge a raggiungere casa, il mal di testa e quell’odore acre dei fumogeni accesi ad intermittenza hanno condito quello che per molti era paradossalmente il “derby della terra dei fuochi”, ma che al sottoscritto è risultato essere il derby delle mille coincidenze, dello sport e dello spettacolo che forse solo queste degradanti categorie  possono ancora riservarci.

Testo di Andrea Visconti.
Foto di Luca Aprea.