L’avevo promesso a me stesso: “Se gli Hearts entreranno in amministrazione controllata, andrò alla prima trasferta di campionato. Ovunque vadano”. E siccome ogni promessa è debito, eccomi qui, alla stazione dei bus di Edimburgo, pronto ad imbarcarmi sul primo Megabus per Perth. Già, gli Hearts apriranno la loro stagione più difficile degli ultimi anni contro il St.Johnstone, squadra di Perth, cittadina al centro delle Lowlands, sede dei Black Watch, corpo militare d’élite scozzese, sulle rive del fiume Tay, che condivide con Dundee (con le cui squadre, di conseguenza, i Saints hanno una fiera rivalità) e, praticamente, ai piedi delle Highlands.

Il St.Johnstone, che lo scorso anno ha chiuso tra le prime quattro in classifica, si è guadagnato la qualificazione in Europa League, con gli scozzesi capaci di eliminare il Rosenborg nel secondo turno della competizione, e di vincere in Bielorussia contro l’FC Minsk. L’andata del match europeo è stata giocata giovedì e, per questo motivo, la prima giornata di campionato è stata posticipata alla domenica. Va detto che, al ritorno, i Saints saranno battuti ai calci di rigore dai bielorussi. Ma questa è un’altra storia.

Insomma, gli Hearts cominciano la stagione con quindici punti di penalità, una montagna altissima da scalare, con una squadra fatta di ragazzini, ma forse proprio per questo la risposta del pubblico è impressionante. Al McDiarmid Park ci sono 6.200 spettatori e, di questi, almeno 4.500 sono supporters degli Hearts. I Jambos hanno riempito l’away end in prevendita, costringendo i Saints a dedicare loro anche metà main stand (dove trovo posto anch’io) e parte della gradinata opposta, dietro l’altra porta. Il St.Johnstone ha deciso di donare £1 per ogni biglietto del settore ospiti.

I tifosi di casa, davvero pochini, si posizionano nel settore laterale di fronte al main stand, che per comodità definiamo “distinti”, lato ospiti. Un paio di loro verranno espulsi nel corso della gara, come due tifosi degli Hearts e un raccattapalle, reo di aver provocato gli ospiti (non si scherza col modello scozzese…) dalla polizia, presente assieme agli steward all’interno dello stadio. Non si faranno quasi mai sentire, ad eccezione di un paio di cori di sfottò per la situazione disperata degli ospiti, nonostante i tifosi degli Hearts, pur attaccatissimi alla squadra, non siano conosciuti per un tifo “mediterraneo”. Va detto, e questo vale per tutte le realtà scozzesi, che la fortissima repressione cui sono sottoposti i tifosi (specialmente in trasferta) non lascia molto spazio ad iniziative personali o di gruppo, ma si può fare meglio.

L’ingresso in campo delle squadre è accolto da un vero e proprio boato, poi per lunghi tratti si sta in silenzio, ovviamente seduti, guardando la gara, commentando le azioni mentre si beve una tazza di Bovril (bevanda a base di brodo tipica degli stadi scozzesi) o un caffè e si mangia una pie. I Saints passano in vantaggio a metà del primo tempo con un gol del giovane attaccante May (convocato in nazionale nei giorni successivi) viziato da un fuorigioco (ravvisato dal guardalinee), ma ugualmente convalidato dal direttore di gara. Gli Hearts appaiono un po’ spauriti, il debutto stagionale deve aver tagliato le gambe ai Wee Jambos che sono timorosi e non mostrano uno spirito combattivo, fondamentale se il club di Gorgie Rd vuole sovvertire i pronostici avversi che lo vedono già retrocesso. Arriva, inevitabile, la prima sconfitta stagionale che, anche se decisamente immeritata, lascia i Maroon con la penalità intatta. Gary Locke, manager degli Hearts ed ex giocatore, guida i suoi ragazzi sotto i propri tifosi per ringraziare del sostegno, ricevendo una standing ovation di tutto il pubblico, rimasto sulle tribune anche dopo il fischio finale.

La stagione sarà durissima ma, nonostante le premesse e il brutto inizio, la fiducia di tutti in Gorgie cresce giorno dopo giorno. Sarà il fascino dell’impresa, la sindrome da accerchiamento che sboccia quando hai tutto e tutti contro, però sono convinto che gli Hearts, alla fine, riusciranno a salvarsi. Quando scrivo queste righe, si sono giocate sei partite di campionato. Dopo la sconfitta di Perth, gli Hearts hanno vinto 1-0 il primo derby stagionale, contro gli Hibs al Tynecastle, infliggendo ai rivali una sconfitta pesantissima nella settimana in cui l’Hibernian era stato umiliato dal Malmoe in Europa League, 0-7 ad Easter Rd e 0-9 in totale nelle due sfide, il più pesante rovescio europeo di una squadra scozzese. Poi, il pareggio (1-1) del Firhill Stadium di Glasgow contro il Partick Thistle, nell’anticipo del venerdì in rimonta e in inferiorità numerica, e la vittoria casalinga (2-1) contro l’Aberdeen, favorito per il secondo posto finale, hanno ridotto la penalizzazione a otto punti. Il St.Mirren di coach Danny Lennon non ha ancora vinto una partita e ha raccolto un solo punto, facendo dei Buddies il concorrente su cui i Jambos faranno la corsa. Certo, sono arrivate anche le sconfitte contro Inverness CT e Celtic, preventivabili per il valore degli avversari, e il bruttissimo rovescio contro il Ross County, con gli Hearts avanti fino al minuto 88, prima che gli Staggies ribaltassero il risultato, a fermare la corsa. Ma la stagione è ancora molto lunga, tutto è possibile, e se i ragazzi di Locke sapranno imparare da errori e sconfitte, il futuro è ancora maroon.

Matteo Mangiarotti.