Al Partenio si gioca la prima gara del nuovo anno solare, ospite di turno il Monopoli. La giornata è caratterizzata dal ricordo di tre tifosi avellinesi scomparsi nei giorni precedenti. Il primo è Roberto, ragazzo brutalmente ucciso a coltellate la mattina di Capodanno, a Mercogliano, per futili motivi. Un omicidio che ha ovviamente lasciato un doloroso segno nella comunità avellinese e che la Sud ha voluto stigmatizzare ricordando quanto troppo spesso alla vita venga dato un valore effimero.

L’altro ricordo è per Cesare Ventre, storico poeta, giornalista e tifoso dei Lupi trovato morto nella sua casa di Bellizzi Irpino. Mentre l’ultima celebrazione è per Stefano, esponente della Vecchia Guardia venuto a mancare il giorno prima. Una figura conosciuta e rispettata in seno alla tifoseria biancoverde, che ne ha giustamente onorato la memoria.

Le gradinate dell’impianto campano presentano una buona macchia nella zona centrale della Sud, dove come di consueto prendono posto gli ultras. Un po’ meno numeroso il pubblico “normale”, ma questa è ormai storia vecchia e nota non solo qui, bensì in quasi tutti gli stadi del Belpaese, dove si è perso ormai in maniera irrecuperabile il sostegno del semplice tifoso, sempre meno disposto a orari impossibili, campionati poco credibili e dinamiche alquanto rivedibili circa la vendita di biglietti e abbonamenti.

Mettiamoci poi l’ormai atavica riduzione di capienza per lo storico stadio irpino, incapace da oltre un decennio di ospitare il pubblico, al netto delle sue possibilità, e letteralmente lasciato a sé dalle varie amministrazioni comunali che si sono avvicendate (quindi, anche volendo, sarebbe impossibile portare una gran numero di tifosi a Contrada Zoccolari). Non ultime risuonano significative (seppure avvenute per motivi ben differenti) la revoca della SCIA (e la conseguente chiusura) ai tre bar presenti all’interno dell’impianto e l’interruzione della fornitura idrica da parte di Alto Calore, tornata regolare solo nelle ultime ore grazie al pagamento di una parte degli insoluti e all’apertura di un piano di rientro da parte della US Avellino.

Al netto di tutto ciò gli ultras avellinesi sfoderano un’ottima prova di tifo, alternando l’accensione di diverse torce al continuo sventolio dei bandieroni. E mantenendo sempre in alto il sostegno canoro. Quella del Lupo si dimostra una tifoseria che in linea generale ha saputo tenere botta alle tante mortificazioni sportive subite nel corso degli anni, dimostrando una costanza nel seguito e una passione viva, malgrado le tante difficoltà e il netto calo numerico di cui sopra. Di certo, rispetto al passato, quello che manca ai campani sembra essere il coinvolgimento massivo della provincia (una delle più grandi del Sud Italia), sebbene ci sia un importante discorso di cui tener conto, vale a dire l’emigrazione verso altre parti d’Italia e d’Europa per sfuggire ad aree depresse e non in grado di soddisfare dovutamente la richiesta di lavoro, futuro e benessere quotidiano.

Mi permetto comunque di sottolineare come la tradizione di tifo organizzato abbia fatto sempre sì che gli irpini restassero in piedi. Anche rialzandosi nei momenti più bui e sfoderando, nel tifo, la loro migliore arma.

Su fronte ospite i monopolitani si presentano in discreto numero, posizionandosi nell’anello inferiore, a differenza della quasi totalità di tifoserie che ormai scelgono la parte superiore. Questa decisione ha sicuramente un risvolto molto intelligente, quello di compattarsi e riuscire meglio nel sostegno alla propria squadra. E infatti la prova dei pugliesi è davvero ottima, senza un minuto di pausa e ben coesa tra tutti i gruppi presenti. A più riprese la loro voce arriva fin dall’altra parte dello stadio, sebbene tra le due tifoserie regni la totale indifferenza.

In campo le due squadre si annullano impattando su uno 0-0 che non fa felice nessuno. Avellino e Monopoli continuano a veleggiare nella zona bassa della classifica, potendo puntare al massimo ai playoff, la cui formula tuttavia resta davvero cervellotica e arzigogolata.