Quando tre anni fa vidi il mio primo derby di Belgrado (era Partizan-Stella Rossa), promisi a me stesso di tornarci, per vedere l’altra faccia del derby. Cioè la partita giocata nel mitico “Marakàna” stadium. Tuttavia mai avrei pensato di assistere a questa partita(one) da bordo campo, abituato a tutta la burocrazia italiana per scattare nei campi di Serie A e Serie B. Mai avrei pensato potessero accettare una richiesta di accredito da parte di una rivista italiana.

Io ed il mio amico, presi dall’ansia e dalla frenesia di vivere l’ambiente, ci avviamo allo stadio due ore e mezzo prima del fischio di inizio, e già nel tunnel che porta in campo si possono notare murales ovunque, cosa che fa capire che anche quella è zona ultras. Immaginate il tunnel dello stadio San Paolo (per fare un esempio) pieno di scritte della Curva A e della Curva B? Questo secondo me incute già timore ai calciatori che entrano in campo.

Entrati sul rettangolo di gioco ci si accorge subito che è vecchio stampo. In Curva Nord (dove vi è il tifo di casa) vi sono 4-5 tamburi ed erba che cresce tra le gradinate, segno di scarsa manutenzione. Cosa che si nota subito è l’enorme dispiegamento di forze di polizia, capaci di mettere paura solo a guardarli, ed un elicottero che sorvola tutta la zona dello stadio. A livello di spettatori, due ore prima sono presenti solo una decina di ragazzini che evidentemente non vedono l’ora che inizi la partita ed iniziano a divertirsi lanciando dei cori. Uno di loro addirittura si mette sulla balaustra e fa da lanciacori: incredibile! Cose che ti fanno capire che a Belgrado si nasce con la passione per la propria squadra del cuore e con la cultura del tifo.

Man mano si riempiono i settori e si scaldano i motori. Da notare, diversamente dalle altre volte, che i Zabrajeni (sottogruppo dei Grobari divisi dal resto della tifoseria per problemi interni) non fanno gruppo a parte ma sono in un angolo di un settore dedicato ai tifosi di casa, praticamente mischiati ai tifosi della Stella Rossa. Ciò inizialmente crea non pochi problemi, con qualche scambio di “cortesie” tra opposte fazioni, seguito dal lancio di oggetti e dall’intervento della polizia che calma la situazione.

Quarantacinque minuti prima del fischio d’inizio comincia la partita del tifo. Cori il cui significato è incomprensibile per me, rimbombano come boati assurdi. Bellissimi quelli a rispondere
dei Grobari, con dei battimani incredibili, mentre del prepartita mi sono rimasti impressi i fischi dei Delije al passare dei calciatori del Partizan vicino al loro settore. Boati che sembra facciano venire giù tutto.

Entrano in campo le squadre e parte la coreografia della curva di casa: una gigantografia di un leone che morde una zebra (penso che la zebra si riferisca agli avversari bianconeri), il tutto contornato da buste bianche e rosse. Colpo d’occhio mostruoso. I Grobari, dal canto loro, si fanno sentire con battimani e cori bellissimi. Da notare la presenza in Curva Nord degli amici
del “Gate 7” dell’Olympiakos e i tifosi dello Spartak Mosca. Mentre in Sud sono presenti i bulgari del Cska Sofia.

Finisce la coreografia dei Delije ed inizia un altro spettacolo, fatto di bombe, fumogeni, torce, battimani, cori accompagnati da saltellamenti. Non manca assolutamente nulla. La compattezza e il loro tono di voce baritonale, producono un risultato spettacolare. La cosa molto particolare è che il 70% dei fotografi scattano i tifosi, sia della Stella Rossa che del Partizan. Sono pochi quelli che seguono la partita. Ogni fotografo rappresenta un sito, un canale Youtube o una rivista che si occupa delle tifoserie. Per non parlare degli steward. Loro sono i primi tifosi, tanto che aiutano persino gli ultras a montare gli striscioni. Da sottolineare anche la strana gentilezza dei poliziotti, che addirittura ti chiedono scusa se ti passano davanti mentre sei impegnato a scattare.

Il primo tempo termina 1 a 1, con la Stella Rossa che segna per prima ed il Partizan che pareggia
poco prima del duplice fischio. Per festeggiare i grobari effettuano una mega torciata accompagnata da una serie di bombe che fanno scappare gli steward e la polizia presente sotto al loro settore.

Rientrano le squadre in campo e i padroni di casa rifilano un 1-2 micidiale che stendegli avversari. Sugli spalti gli umori sono opposti, i Delije mettono la quinda e fanno un tifo pauroso, mentre i Grobari presi dalla delusione calano di intensità, ma in compenso accendono una
serie di bombe e torce tutte lanciate in campo, fattore che induce l’arbitro a sospendere la partita per dieci minuti, attendendo che si calmino le acque. A pochi minuti dalla fine si rialza il bandierone del leone che morde la zebra, quasi ad aver predetto quello che sarebbe successo di lì a poco.

Da notare nel settore dei Delije l’esposizione di un po’ di materiale frutti di qualche “bottino di guerra”: maglie, sciarpe, bandiere e addirittura una bandiera del Paok(gemellati dei Grobari). Il tutto rigorosamente bruciato, mentre nel settore ospiti viene bruciata una maglia avversaria sotto gli occhi vigili dei tantissimi poliziotti che restano a guardare (in Italia si sarebbe gridato allo scandalo).

Bellissimo e molto vecchio stampo uno striscione esposto in Nord, raffigurante un tifoso del Partizan alleato con la polizia. Unico rammarico è quello di non poter comprendere il significato degli innumerevoli striscioni e dei cori che hanno effettuato entrambe le tifoserie durante i 120 minuti di spettacolo. La partita termina 3 a 1 e gli umori sono naturalmente opposti. I calciatori
della stella rossa festeggiano sotto il proprio settore (dove ho notato la presenza dell’ormai conosciutissimo Ivan Bogdanov) mentre i bianconeri vanno a chiedere scusa ai propri tifosi.

Un’ora dopo il fischio finale, quando tutto sembra calmo, i Grobari sfondano la rete di ferro per cercare il contatto con i rivali, i quali sono rimasti in 50. Questi ultimi non ci pensano due volte e gli vanno incontro, ma interviene la polizia facendo da scudo e calmando subito gli animi non alzando nemmeno un dito.

Vado via soddisfatto e felice, ma con il rammarico di dover tornare a un calcio fatto di repressione esagerata, business, scommesse dove l’unica parte sana sono gli ultras, che però vengono considerati la parte marcia da tutta la società benpensante.

Spero vivamente che il calcio italiano fallirà, spero di vedere gli stadi italiani completamente vuoti, sarà quella la vittoria degli ultras, i quali lo stanno dicendo da ormai più di 10 anni che chi sta gestendo il calcio italiano sta sbagliando tutto.

Emilio Celotto