Poco più di un anno fa vidi la scalata della Mens Sana alla conquista della Coppa Italia di Basket, interrottasi solamente in finale contro una Dinamo Sassari inarrestabile. Ora ritrovo la Brigata e tutti i tifosi mensanini in giro per palestre per nulla blasonate, ma con la voglia di tornare il prima possibile nella pallacanestro che conta.

L’appuntamento mancato qualche mese fa a Varese, causa questure poco competenti, ha fatto sì che abbia dovuto attendere praticamente tutto un campionato per rivedere i toscani a queste latitudini. Tra l’altro siamo all’ultima giornata della stagione regolare, e con la Mens Sana già prima matematicamente, è più che lecito attendersi una presenza decisamente meno numerosa del solito dalla Città del Palio.

La Sangiorgiese è la più che dignitosa squadra di San Giorgio a Legnano, centro praticamente attaccato alla città che gli presta mezzo nome. In realtà è tutta un’altra dimensione: case basse, semafori a cronometro e dossi ammazza-ammortizzatori caratterizzano un paese veramente ridente. A livello cestistico, fino all’anno scorso qui si giocava il derby proprio contro Legnano, prima che quest’ultima salisse meritatamente di categoria. Finito il derby resta l’ennesimo campionato buono, con il tentativo estremo di agguantare i play-off proprio all’ultima giornata. C’è una matematica spietata che obbliga la squadra arancioblu a vincere contro Siena, più un’altra serie di risultati favorevoli concomitanti sugli altri campi. Un’impresa difficile, ma tanto vale provarci.

A dare la spinta sono gli abitanti di San Giorgio, veramente legati alla loro squadra: la “palestra allargata” con tribunetta e curva annessa è esaurita in ogni ordine di posto e, quando entro, faccio fatica a capire dove possano trovare una collocazione i tifosi toscani. In realtà uno spicchio di tribuna è loro dedicato, ed è praticamente tutto già occupato da una quarantina di tifosi griffati Mens Sana. Anche se mancano ancora gli ultras, il numero non è affatto male ed è sintomatico per capire la passione che anima il tifoso senese.

Alla presentazione delle squadre in campo capisco cos’è il basket a San Giorgio: decibel a mille, bandierone che copre parte della curva, un gruppo di ragazzi e ragazze in un angolo con tanto di tamburo, palloncini e bambini lanciacori. Fa strano vedere i più piccoli cantare “Sangiorgiese batti le mani” seguiti da tutto il pubblico, compresi quei ragazzi adolescenti che seguono a ritmo di tamburo. Da notare anche la tamburista, una ragazza alta dai capelli piuttosto lunghi. Atmosfera bellissima che per me diventa il top quando fanno il loro ingresso la decina di ragazzi della Brigata di Siena. Non trovando uno spazio congeniale rimangono dietro ai cartelloni pubblicitari, piazzando la pezza del gruppo, quella per i diffidati e quella immancabile per il Chianti. Da subito provano a farsi sentire, ostacolati solo dalla partenza a razzo della squadra di casa, che accende letteralmente il folto pubblico convenuto.

Diciamocelo pure, la gara è quella che è, così come la partecipazione degli ospiti al tifo, per quanto facciano effettivamente del loro meglio. Anzi, quest’oggi la Sangiorgiese sembra una squadra di NBA contro una di NCAA. I padroni di casa sul parquet fanno tutto e il contrario di tutto, con incredibili giocate di tutti gli effettivi. Siena quest’oggi in campo non c’è, il che diventa una festa completa per i Sangiorgiesi. Tra l’altro dopo i primi due quarti, il distacco diventa veramente imbarazzante, fino a 25 punti. Il punteggio finale 73-59 neanche rende bene l’idea del divario visto durante i 40’ di gioco.

Chiaramente gli ultras ospiti recitano fino in fondo la loro parte: canti, goliardia e allegria celebrano l’ultima trasferta della stagione regolare. Un “sempre presenti” che conferma la grande risposta della tifoseria, CASMS e abusi vari permettendo. Data la situazione e vedendo comunque la partecipazione di questi ragazzi, il mio giudizio è ben sopra la sufficienza. Negli ultimi due quarti in particolare è aumentata l’intensità, fino agli abbracci finali coi giocatori. In tempi di caccia alle streghe come questi, fa piacere che ci siano ancora spazi dove ci sia interazione tra tifosi e giocatori. Gli uni hanno bisogno degli altri. Il tifoso ha bisogno dei giocatori per sognare e per mandare avanti un qualcosa che lo rappresenta fortemente. Il giocatore ha bisogno del tifoso perché altrimenti lo spettacolo non avrebbe senso e lui non sarebbe nessuno.

Il calcio è altra roba, e tendo a ribadirlo. Si è cominciato con le ammonizioni a chi esultava sotto la curva, per finire ora al divieto di recarvisi per i giocatori, o di contestazione per i tifosi. A tutti gli attori di questi squallidi teatrini dico “state bene così”. Preferisco spettacoli forse modesti per qualcuno, ma che a me riconciliano col mondo.

Stefano Severi.