La società del Pontedera per questa partita decide di mettere in vendita i tagliandi della partita ad un solo euro. Risultato? Lunghe file ai botteghini e successive ulteriori file per poter accedere allo stadio. La prassi impone biglietto, documento, green pass e mascherina ffp2: praticamente devi avere quattro mani ma anche questa trafila è diventata un’abitudine ed ormai ne sopportiamo il peso.

La novità del biglietto a costo praticamente vicino allo zero invoglia comunque gli sportivi di fede granata a tornare ad affollare il Mannucci, dove finalmente si rivede il pubblico delle grandi occasioni dopo un periodo di scarsa affluenza. Peccato perché Pontedera ha una discreta tradizione calcistica ed anche gli ultras granata hanno un percorso di tutto rispetto.

Alla luce di tutto ciò si evidenzia come tra le cause principali della carenza di pubblico negli stadi italiani, ci sia proprio l’elevato costo dei ticket e la conseguente difficoltà ad entrarne in possesso: tra vendite on line, settori ospiti dalla capienza irrisoria ed obbligatorietà del posto assegnato, entrare in uno stadio è un percorso ad ostacoli che può scoraggiare il tifoso medio, quello che segue la squadra dal vivo quando ne ha voglia ma contemporaneamente non vorrebbe sottostare a cotanti vincoli.

Detto questo, visto che l’obiettivo sbandierato ai quattro venti dai soliti santoni del pallone è quello di riportare le famiglie allo stadio, bisognerebbe agevolare le stesse seguendo appunto la linea dei prezzi popolari soprattutto in quei settori che, in taluni casi, di popolare hanno davvero poco visto che ci si imbatte sovente in prezzi talmente assurdi da scoraggiare il più prodigo capofamiglia.

La filastrocca racconta che nel passato intere famiglie di tifosi si recavano allo stadio in tutta tranquillità mentre attualmente, a causa della violenza o della scomodità dei nostri impianti, il rito del calcio allo stadio è passato in disuso. Se si vuol credere alle fandonie facciamolo pure ma chi vive gli stadi e/o li ha vissuti in passato, può senza tema di smentita affermare che i nostri impianti nella maggior parte dei casi sono sicuri e che la scomodità derivante dall’assenza di seggiolini è decisamente un fattore che non influenza il tifoso in maniera decisiva. Stasera è l’ennesima dimostrazione che il prezzo del biglietto fa la differenza, poi in questo caso la decisione di presenziare allo stadio è, almeno in parte, influenzata dal peso della partita con due squadre che potrebbero entrare nella griglia play off ma con il Siena che si deve pure guardare alle spalle per non rischiare di essere invischiata nella lotta per la salvezza.

Siena invece sta vivendo un periodo un po’ turbolento in Curva. È notizia di pochi giorni fa infatti, che il gruppo “Figli di Siena” ha deciso di defilarsi e non essere più il gruppo guida, perciò l’organizzazione è in divenire e per questa trasferta c’è l’incognita del numero e del comportamento che terrà la tifoseria bianconera. Alla prova dei fatti i senesi risulteranno un gruppo compatto e piuttosto chiassoso, magari non coloratissimo ma questo è un po’ il tallone d’Achille di una tifoseria che raramente ha concesso tanto su questo terreno.

Chi aveva dubbi sulla qualità e l’intensità del tifo invece si è dovuto ricredere perché nei novanta minuti dell’incontro, il settore ospite ha visto solamente pochi istanti di mutismo ed un tifo globalmente partecipativo, segno che i presenti hanno remato tutti nella medesima direzione. E per il bene della Curva non potrebbe essere altrimenti, al netto di qualche normale contrasto sulle varie tematiche, mi sembra opportuno trovare un compromesso necessario per continuare a portare avanti un certo tipo di progetto in una città che ha la particolarità di essere divisa in contrade e lo spirito “contradaiolo” piuttosto spiccato se da un lato può portare benefici, dall’altro non è il massimo quando c’è da predicare unità. Siena è così, piena di contraddizioni ma con un potenziale che, se sfruttato, può fare la differenza specialmente in una categoria come la serie C.

Valerio Poli