Torno allo stadio Libero Liberati di Terni esattamente a tre anni di distanza dall’ultima volta. Era febbraio 2019 quando le Fere ospitavano la Triestina e si trattava di Serie C. Al termine di quel torneo gli umbri torneranno in cadetteria, non potendo tuttavia festeggiare con i tifosi per le imminenti disposizioni anti-covid. Sembra passata una vita da quel pomeriggio, ben più degli oltre mille giorni (circa) effettivi. Forse perché di mezzo la nostra società e i nostri modus vivendi hanno subito talmente tanti stravolgimenti e pressioni che un po’ a tutti ci sembra spesso di vivere un’esistenza parallela rispetto a quella pre marzo 2019.

Terni è comodamente raggiungibile in treno da Roma. In un’oretta si arriva a destinazione e con una piacevole camminata si giunge ai botteghini dell’impianto locale. Non mi aspetto certo il pubblico delle grandi occasioni, ma del resto ormai non me lo aspetto davvero da nessuna parte. È una sfida salvezza, anche se gli umbri finora hanno disputato un discreto campionato che li ha tenuti abbastanza lontani dalla zona calda della classifica. Discorso diverso per un Cosenza che ormai da diversi mesi appare in caduta libera, incapace di reagire e costretto a sperare negli insuccessi altrui per non scivolare al penultimo posto, che vorrebbe dire retrocessione diretta.

Guadagno l’ingresso sulle gradinate quando entrambe le tifoserie stanno completando il loro afflusso. Dalla Calabria sono attesi circa 300 tifosi, che fanno immediatamente sfoggio delle loro pezze appese sulla balconata del secondo anello, mentre il contingente rossoblu si raggruppa nel parterre, sventolando diversi bandieroni e cominciando a farsi sentire prima del fischio d’inizio. La contestazione contro il presidente Guarascio si protrae ormai da diverso tempo e quest’oggi, al culmine dell’ennesima oscena prova della squadra, si farà ovviamente sentire veemente.

Su fronte ternano, come nelle ultime stagioni, è la Curva Nord a raggruppare il maggior numero di tifosi attivi, i quali saranno autori di una buona prova di tifo per tutto l’arco del match; tante manate, bandieroni sempre al vento e stendardi spesso issati al cielo, dando molto colore al settore. Penso sia innegabile che il percorso della Nord abbia giocoforza portato una ventata di novità al Liberati, con i supporter delle Fere tornati su buoni livelli sia in casa che in trasferta. Peraltro va dato loro atto di esser rimasti sempre coerenti sul discorso tessera.

Nel parterre della Est, vecchia roccaforte degli ultras rossoverdi, prendono posto qualche decina di ragazzi con un tamburo, che si faranno sentire per l’intera gara.

Il settore ospiti si mette in mostra con una buona prestazione, soprattutto nel primo tempo. Dei cosentini ho sempre apprezzato il portamento e il materiale. E anche oggi nulla da dire sull’impatto visivo. Quella calabrese è una tifoseria che volente o nolente si è ritagliata un importante pezzo di storia nel movimento ultras italiano, e ancora oggi il suo modo di interpretare la curva e il tifo si riverbera prepotentemente. A guardarli, a leggerne le iniziative, a vederne le movenze, si capisce quanto costrutto mentale ci sia dietro. I ragazzi in trasferta quest’oggi sono gli stessi che senza troppi giri di parole, senza troppa mitomania, hanno portato avanti la loro linea su innumerevoli questioni. Dal fermo “no” alla tessera del tifoso alla costante ricerca di un trait d’union tra le curve, per far fronte comune a tematiche che stagione dopo stagione hanno corroso e intaccato il movimento. Non sto certo dicendo che gli ultras rossoblu siano i paladini o i difensori estremi dell’essere ultras, ma che il saper vedere al di là del proprio naso è nella loro indole. Così come l’argomentare e il tenere vivo il lumicino del confronto. Fondamentalmente, come in ogni comparto della vita, la differenza la fanno le teste. In qualsiasi ambiente ce ne siano (e siano pensanti) alla lunga vengono fuori e indicano la strada.

Volendo vedere il rovescio della medaglia e per amore di spirito critico, ai cosentini ho sempre “contestato” la costanza. In diverse annate un potenziale immenso come il loro è rimasto quasi inespresso. Questo ovviamente è un appunto da esterno, comprendo che ogni tifoseria ha i suoi momenti e le sue dinamiche interne che fungono da ago della bilancia su tutto il contorno, compresa la massa al seguito.

Come accennato in campo è la Ternana a spuntarla, malgrado l’inferiorità numerica di oltre un’ora. Koutsoupias e Donnarumma regalano il fondamentale successo agli umbri, che a fine gara vanno a raccogliere il ringraziamento del proprio pubblico. Umore diametralmente opposto tra le fila bruzie: la squadra di Bisoli viene contestata, mentre risuona ancora più forte il coro “noi vogliamo un presidente”.

Per me è tempo di andare, anche se prima c’è da cercare il biglietto per la mia collezione. Cosa che risulta molto più difficile del previsto. Le cose sono due: o nessuno paga più il biglietto per entrare o sono diventati tutti collezionisti. Ai posteri l’ardua sentenza!

Simone Meloni