Torno a Fano dopo tanto, troppo tempo. Una curva ed una tifoseria che conosco da oltre venti anni, che ho sempre rispettato per la costanza e l’abnegazione con cui hanno seguito e sostenuto i propri colori, tanto in C2 quanto in serie D.

Sì, perché la quasi totalità dei giovani che oggigiorno compongono i Panthers 1977, storico gruppo principale della curva fanese, non hanno mai visto dal vivo nemmeno la serie C1, a cui l’Alma Juventus Fano ha partecipato per l’ultima volta sul finire degli anni ’80.

Però, malgrado il nulla (o quasi) calcistico che ha caratterizzato la “Città della Fortuna” negli ultimi trent’anni; malgrado il graduale ed inesorabile avanzare delle pay-tv, che oggigiorno ti portano direttamente e comodamente a casa il grande calcio delle solite “grandi” squadre e dei campioni belli, bravi e strapagati; malgrado i (fortunatamente) tanti altri svaghi che una città come Fano riesce ad offrire ai suoi abitanti, i sostenitori dell’Alma Juventus Fano, in particolar modo i ragazzi (più o meno giovani) dei Panthers 1977, la loro fede non l’hanno mai abbandonata.

Mai, nemmeno per una domenica.

Nemmeno quando, pochi anni fa, erano impantanati nei bassifondi della serie D, con la prospettiva del fallimento societario, oltre che sportivo (capirai, sarebbe stato l’ennesimo di una lunga serie).

In casa, in trasferta, sempre presenti le “pantere” granata, a difesa di quell’aquila che da tanto, troppo tempo, non riesce più a spiccare il volo.

Il ripescaggio della scorsa estate era stato salutato come il tanto agognato raggio di sole che, finalmente, aveva illuminato la lunga notte che i sostenitori dell’Alma stavano vivendo ormai da trent’anni.

E da ultimo, il tanto agognato ritorno in terza serie, al termine di un campionato vissuto all’ombra della fortissima Sambenedettese, in cui si era badato a conservare il secondo posto, per potersi andare poi a conquistare sul campo il diritto al ripescaggio, passando per la giostra dei playoff contro Fermana e Campobasso.

Una sorta di ritorno al futuro, soprattutto per i sostenitori granata più vecchi, quelli per i quali la C1, negli anni ’70 e ’80, doveva essere il trampolino di lancio verso una serie B a lungo desiderata, appena sfiorata e mai conquistata.

Decido quindi che è giunta l’ora di farmi rivedere al Mancini, dopo alcuni anni di assenza, e la sfida odierna contro la Reggiana, in un bel sabato pomeriggio di sole, mi sembra l’occasione adatta.

Al cospetto dei granata adriatici, infatti, c’è un’altra squadra blasonata, con una tifoseria altrettanto blasonata, oltre che fedele e caparbia.

Anche i reggiani hanno assaggiato il sapore amaro della serie C2, dopo aver toccato il cielo con un dito durante gli anni della serie A, rimanendo malgrado tutto fedeli a sé stessi, anzi trovando addirittura in uno dei momenti peggiori della loro storia la forza di ricompattarsi e risollevarsi, tornando ad essere una curva di tutto rispetto, sicuramente degna di palcoscenici ben più prestigiosi rispetto a quelli della terza serie.

Teste Quadre e Gruppo Vandelli si presentano quindi in riva all’Adriatico con quasi trecento sostenitori al seguito, arrivati con pullman, furgoni e auto private.

Presente al loro fianco anche una rappresentanza genoana, con tanto di bandierina rossoblu con grifone, esposta al fianco dei vessilli reggiani.

Colorano il loro settore a tinte granata e sono autori di un tifo compatto, continuo ed incessante che, a mio avviso, grazie anche alla vicinanza degli spalti al terreno di gioco, riesce a dare una spinta in più alla già forte squadra guidata dal nuovo mister Menichini.

La loro prova di tifo è, in tutto e per tutto, degna quanto meno della serie B, per intensità dei cori e per continuità mostrata durante tutto l’arco dei novanta minuti.

Sul fronte opposto, la curva di casa non fa altro che confermare le mie aspettative.

Ultimi in classifica solo ed esclusivamente sul campo, perché a livello di tifo i Fanesi visti oggi pomeriggio “darebbero il giro” a tante tifoserie della stessa categoria e ad almeno sette o otto che sono attualmente in serie B.

A maggior ragione, sarei curioso di vedere cosa sarebbe la loro curva oggi se, anziché all’ultimo posto, fossero lassù in alto, a lottare in zona playoff.

Il piatto forte della curva di casa sono i cori secchi, che quando partono sono veri e propri boati.

Dalla mia postazione (in linea d’aria a non meno di 100 mt. dalla curva di casa) riesco a sentirli perfettamente malgrado i cori dei reggiani (che si trovano a 60/70 mt. da me, in linea d’aria).

Belle anche un paio di sciarpate, che ad intermittenza colorano di granata la curva, oltre al continuo e costante sventolio di bandieroni.

Ho la netta sensazione che le potenzialità di questa curva rimangano comunque ancora inespresse, vista la sconfortante posizione in classifica, aggravata ulteriormente dalla sconfitta odierna.

Nonostante tutto, però, la curva di casa tifa fino al fischio finale e si rende protagonista di un bel gesto, forse unico nel suo genere, che il giorno dopo viene addirittura ripreso e sottolineato da un quotidiano di Reggio Emilia: al termine della partita, i giocatori del Fano si recano sotto la curva a salutare e ringraziare i propri sostenitori. Le loro facce parlano chiaramente, il morale è ai minimi storici, così non si va da nessuna parte. Mentre attraversano il campo per recarsi negli spogliatoi, la curva decide di richiamarli in campo e partono così i primi cori dei Panthers, a cui si uniscono tutti quelli che sono ancora presenti sugli spalti. Ben presto i cori si trasformano in autentici ruggiti, uditi dai giocatori del Fano, che nel frattempo sono già all’interno degli spogliatoi, dalla parte opposta del campo.

Senza farsi troppo pregare, i giocatori di casa escono dagli spogliatoi e rientrano sul terreno di gioco, attraversando nuovamente tutto il campo per recarsi a raccogliere l’incoraggiamento ed il sostegno della curva, stavolta però a testa alta e con il sorriso stampato in volto, giusto riconoscimento che viene tributato ad un manipolo di ragazzi a cui va riconosciuto il merito di onorare la maglia, lottando su ogni pallone dal primo al novantesimo.

Il tutto, sotto gli occhi degli ultras reggiani che, essendo ancora sugli spalti impegnati a mettere via bandiere e striscioni, non possono fare a meno di assistere alla scena, tributando a loro volta un applauso all’indirizzo della curva di casa.

Testo di Giangiuseppe Gassi.
Foto e video di Giangiuseppe Gassi e Tommaso Giancarli.

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