Ormai è risaputo che per vivere certe emozioni, per permettere il riaffiorare di quelle sensazione che solo il vecchio calcio sapeva dare, l’epica della battaglia in campo, il supporto senza secondi fini sugli spalti, bisogna riversarsi nelle categorie minori, quando più lontano possibile da repressione cieca e insensata, televisioni a pagamento e altre storture tipiche da calcio moderno che, dal loro punto di vista, trasformano i tifosi in remunerativi clienti ma, d’altro canto, svuotano sempre più di sentimento e di amore lo stesso tifo.

La partita di oggi al “Sessa” di Castel San Giorno tra i padroni di casa e gli ospiti del Santa Maria la Carità ne è l’ennesima dimostrazione. Stadio incastonato tra una collina che lo sovrasta, palazzi e villette a schiera che sono praticamente a ridosso del campo. Veramente una posizione particolare e suggestiva che rievoca i vecchi e polverosi impianti che hanno fatto la storia del nostro amato calcio di provincia.

Non c’è il pubblico delle grandi occasioni ma, come sempre, gli ultras sono al loro posto. I locali si posizionano dietro allo striscione “Nuovo Blocco”, esposto al contrario. Presente oltre allo striscione “Ultras liberi” anche un paio di pezze raffiguranti, evidentemente, tifosi venuti a mancare. Più centrale nel settore ma defilato rispetto al gruppo che tifa, c’è lo striscione “Brigata rossoblu”, vecchia insegna dei locali.

Gli ospiti si presentano invece in una trentina, molto compatti e sfrontati, tanto che fin da subito punzecchiano i padroni di casa. Il tifo canoro è stato ottimo da ambo le parti, i cori di sfottò hanno finito per caratterizzare la giornata, rendendo l’ambiente molto frizzante mentre non è mancato l’uso di pirotecnica. In campo la contesa non ha avuto storia, i padroni di casa hanno vinto con un inequivocabile 3-0, molto più equilibrata la sfida sugli spalti che, secondo il mio parere, può considerarsi simbolicamente finita in parità. A fine partita le tifoserie vengono fatte defluire contestualmente, ma non c’è nulla di particolare da segnalare.

Emilio Celotto