lens1L’approssimarsi degli Europei di calcio in Francia ha segnato l’innalzamento della soglia d’attenzione all’argomento tifo e sicurezza negli stadi. L’attenzione ha finito però spesso per esondare nel morboso e nell’isterico, difatti numerosi sono stati i casi in cui la polizia, nei confronti dei tifosi, non s’è certo distinta per capacità di gestione o riduzione dei rischi, preferendo largamente disporre di tutta la discrezionalità offerta dalla legge. Abbiamo cercato di approfondire e capirne di più attraverso un’intervista a Pierre Revillon, presidente dell’ANS, l’associazione nazionale dei supporter francesi.

Partiamo dalle presentazioni, Pierre: sei il presidente dell’ANS, l’associazione francese dei tifosi, ma cos’è l’ANS di preciso? Quando, dove e per quali motivi nasce?

L’Associazione Nazionale dei Supporter viene creata nel Luglio del 2014, in seguito a una riunione che raggruppava la maggior parte dei gruppi francesi. Gli obiettivi di questa associazione sono:

  • Raggruppare tutte le associazioni dei tifosi francesi dietro un’insegna comune;
  • Permettere l’unione delle stesse al fine di combattere le misure repressive che investono i tifosi;
  • Permettere la difesa amministrativa e giudiziaria dei supporter di calcio, membri delle associazioni aderenti, di fronte a tribunali competenti in materia grazie a delle iniziative messe in atto dall’associazione;
  • Permettere la difesa dei diritti e delle liberà fondamentali sia come cittadini che come tifosi presso i tribunali competenti;
  • Permettere i dibattiti, gli scambi, le discussioni e le riunioni con le dirigenze calcistiche francesi ed europee, con tutte le associazioni o gli organi legati al calcio o alla difesa dei diritti dei cittadini, con le istituzioni, prefetture in primis, con i ministeri e le organizzazioni dipendenti dal Ministero dell’Interno e da quello dei Diritti per le Donne, della Citta, della Gioventù e dello Sport.

Ad oggi l’associazione è composta da una quarantina di gruppi ed è in contatto con l’intero movimento ultras francese.

Oltre, o forse anche prima che presidente dell’ANS, sei anche un ultras militante dei Red Tigers di Lens, gruppo recentemente alla ribalta per dei fatti di cronaca che l’hanno coinvolto a Le Havre. Cosa è successo? Ci aiuti a capire con una tua ricostruzione dei fatti?

Innanzitutto mi permetto di tornare sulla preparazione della trasferta. Al fine di evitare divieti, le associazioni di Lens e quelle di Le Havre, hanno firmato un documento con l’ANS, trasmesso alla prefettura, per proporre le nostre iniziative indirizzate a gestire meglio l’incontro. Un punto di raccordo da dove essere scortati ci è stato in seguito inviato e, in seguito a un accordo con i sostenitori di Le Havre, ci è stato permesso di recarci in città.

Il giorno della partita, duecento Red Tigers partono a bordo di due pullman, rispettando il punto d’incontro per essere scortati. La prima sorpresa sta nel notare come, pur essendo presenti altri bus, solo quelli dei Red Tigers sono scortati con un dispositivo degno di una scorta presidenziale. I nostri pullman si fermano e alla nostra discesa riceviamo le disposizioni per raggiungere i locali dove attendere il passare del tempo assieme agli amici. Qui c’è la prima violenta reazione della polizia, che spintona una ragazza desiderosa soltanto di uscire dal poco spazio a disposizione dove, tanto per chiarire, non c’erano bagni o zone di ristoro.

Nell’attesa, una trentina di ragazzi si diverte a prendere bonariamente in giro gli agenti correndo attorno alla gabbia in cui erano rinchiusi. La pazienza degli agenti dura poco e cominciano a lanciare dei lacrimogeni senza che i tifosi possano muoversi o uscire. In seguito a questo alcuni perdono la testa e si innesca una guerriglia urbana per una buona mezz’ora. Noi rilanciamo i proiettili di gomma e tutto ciò che ci capita nella mani, mentre i poliziotti replicano alla cieca (con i lacrimogeni non c’era più visibilità) con i loro flashball. Alcuni tifosi hanno dovuto ricorrere al pronto soccorso, mentre altri si sono pesantemente bruciati a causa dei lacrimogeni.

La tensione diminuisce e le porte dello stadio si aprono dieci minuti prima del fischio d’inizio, quando 1.200 tifosi del Lens ancora attendono fuori, sicuri di perdere l’inizio della partita. Nella coda le provocazioni della polizia continuano , quattro ragazzi vengono arrestati. Questo provoca dei piccoli incidenti nel percorso che porta alle entrate, con i poliziotti che manganellano ad altezza viso. Prendiamo la decisione di lasciare lo stadio ma la polizia rifiuta, questo porta all’estremo il nervosismo della gente, molti sradicano i seggiolini del settore e li gettano in campo. Ci lasceranno andare soltanto nel secondo tempo.

Dopo la “trappola” di Le Havre, quali sono state le conseguenze sul vostro gruppo? Come avete reagito? 

Una vera e propria tempesta mediatica si è abbattuta sul nostro gruppo. I media si sono fossilizzati unicamente sui seggiolini lanciati in campo. Purtroppo questo gesto è una conseguenza della pessima organizzazione e delle continue provocazioni della polizia. Quando si trattano le persone come animali, loro reagiscono da tali.

Il nostro presidente, Gervais Martel, ha deciso di disattivare i nostri abbonamenti, così 400 Red Tigers non hanno potuto seguire il match successivo. Abbiamo deciso di andare a seguire la squadra primavera, rifiutando la richiesta di Martel di ritornare allo stadio nel derby contro il Valenciennes. Le altre associazioni di Lens hanno condiviso e seguito le nostre azioni.

Oltre a Le Havre c’è anche il caso di Bastia e di Maxime, tifoso Corso che ha perso l’occhio per un colpo di flashball, una pistola a gommini in dotazione alla polizia. Abbiamo visto anche, durante Psg-Chelsea, poliziotti che invitavano i tifosi inglesi a non esultare troppo brandendo spray al peperoncino. Quali sono i poteri e i mezzi a disposizione della polizia? Hanno un reale valore deterrente o finiscono per essere strumenti di abuso di potere?

Le forze dell’ordine e gli steward dispongono di importanti mezzi per mantenere l’ordine pubblico dentro e attorno gli stadi. Constatiamo tuttavia che regolarmente ne fanno un uso spropositato.

Per esempio, dal 2012, tre tifosi hanno perso un occhio in seguito ai colpi di flashball nei pressi di uno stadio. Dopo Florent, tifoso del Montpellier, e Alexandre, tifoso del Lione, c’è Maxime, che ha perso un occhio in circostanze ancora da chiarire.

Questo nuovo dramma ci mette di fronte a due questioni. La prima concerne l’uso abusivo e sproporzionato del flashball da parte delle forze dell’ordine contro i tifosi. L’estate scorsa, l’IGPN e il Difensore dei diritti hanno raccomandato l’abbandono di quest’arma «non è realmente utilizzata per mantenere l’ordine pubblico» (Difensore dei Diritti, 21 luglio 2015). Cosa si aspetta per bandire definitivamente questo strumento?

La seconda riguarda il recente incremento della tensione fra tifosi e forze dell’ordine. Numerosi gruppi hanno evidenziato degli atteggiamenti e dei controlli esageratamente rigidi, con offese e ingiurie gratuite nei loro confronti. Frequenti sono i casi in cui i tifosi vengono fatti entrare, volutamente, in ritardo allo stadio. Non c’è più comunicazione tra le parti.

Dobbiamo poi interrogarci sulla presenza di poliziotti negli stadi. Solitamente questa mansione spetta agli steward, sotto il controllo di chi organizza il match, che deve far appello agli agenti di pubblica sicurezza soltanto in caso di situazioni incontrollabili. Contro il Chelsea i poliziotti sembravano essere intervenuti per fermare le provocazioni tra tifosi ospiti e locali. Ma il ricorso degli agenti agli spray, laddove sarebbe stato sufficiente un intervento degli steward, è sintomatico.

In Francia, dunque, c’è altissima tensione intorno agli stadi e alle tifoserie in questo particolare periodo storico. La domanda che ci poniamo e ti poniamo è se la forte repressione poliziesca in atto sia la conseguenza o la causa di tutto ciò. Quanto peso e in che misura c’entra in questa situazione Euro2016, il campionato europeo che si disputeranno proprio in Francia quest’anno?  

Certi politici utilizzano la scusa dell’Euro2016 per mettere in campo misure contro i tifosi. Il campionato europeo non è la ragione dell’aumento della repressione, ma soltanto un pretesto. Dal 1993 i testi che prevedono un rafforzamento delle leggi contro il tifo organizzato, si sono accumulati senza che ci siano state ragioni valide per giustificarlo, non ci sono stati infatti gravi incidenti o importanti problemi causati dai tifosi. È un dogma per alcuni personaggi insiti nello Stato, che considerano la gestione delle manifestazioni sportive un inutile aggravio. Preferiscono un calcio senza tifosi per non dover organizzare e gestire le trasferte degli stessi.

Ciò che è davvero incredibile, e incoerente, in Francia, è che non siamo capaci di gestire qualche migliaio di tifosi in trasferta sul territorio nazionale quando siamo a circa cento giorni da una manifestazione continentale che porterà milioni di tifosi, tra i quali sicuramente alcuni meno tranquilli di quelli francesi. L’ultima proposta di legge invoca sicurezza per l’Euro2016, ma non fa altro che dare forti poteri ai club… che con la competizione europea hanno ben poco a che vedere. Questa è tutta l’ipocrisia del discorso.

Da Euro2016, dal futuro prossimo, facciamo un tuffo nel passato recente: clamoroso e arbitrario fu il caso del PSG il quale, in barba alle avverse sentenze del Consiglio di Stato, mise al bando dal proprio stadio i gruppi organizzati. Con quali metodi? Soprattutto con quali conseguenze? Hanno finito, per esempio, per essere imitati da altri o definitivamente legittimati dallo Stato?

Il PSG ha lavorato mano nella mano con la Divisione Nazionale per la Lotta all’Hooliganismo (Ministero dell’Interno) per imporre tutte queste misure. Si sono serviti della morte di un tifoso per stigmatizzare i 13.000 abbonati delle curve e tutte le associazioni di tifosi. Se c’era bisogno di agire per smontare la crescente tensione tra alcuni tifosi, che portò alla morte di uno di loro, questo Plan Leproux non doveva che essere temporaneo e solo i colpevoli dovevano essere puniti. Alla fine invece è diventato uno strumento perenne da utilizzare contro le associazioni di tifosi, di pari passo con l’incremento del biglietto dello stadio.

Il PSG è stato molto aiutato dalla polizia, come dimostra questa inchiesta di Mediapart: https://www.mediapart.fr/journal/france/051113/quand-la-police-aide-le-psg-trier-ses-supporteurs?onglet=full

Ad aggravare, o se vogliamo a giustificare la situazione, si aggiungono le particolari Leggi Anti-Terrorismo che sono state introdotte in Francia dopo gli ultimi attentati a Parigi. Incidono anche allo stadio e sulle tifoserie? In che modo?

Incidono soprattutto dentro gli stadi. Dall’inizio dello stato d’urgenza, ci sono stati 180 match nei quali le istituzioni hanno vietato o ristretto le trasferte (contro le 39 volte relative alla stagione precedente). Ci sono anche delle determinazioni prefettizie, ad esempio, che impediscono ai tifosi di ritrovarsi nel centro città per bere una birra.

L’immagine storica della Francia è quella della patria dei principi illuministici di libertà, uguaglianza e fraternità sanciti con la Rivoluzione Francese. Ci sembra però evidente che questi principi, libertà e uguaglianza soprattutto, siano sempre più teorici e sempre meno reali per i tifosi di calcio, sempre più cittadini di seconda classe. 

È tutta una questione di equilibrio da trovare tra la sicurezza e la libertà. Oggi, in Francia, non ci si pone minimamente la questione: si vieta ai tifosi per principio.

Come si spiega, altrimenti, il divieto di trasferta per 20 tifosi del Grenoble in quarta divisione quando tra tre mesi accoglieremo milioni di tifosi per l’Europeo?

Come si spiega, altrimenti, chi ordina a cinquanta poliziotti di essere presenti all’aeroporto per arrestare e mettere in stato di fermo quattordici tifosi del Nantes muniti di regolare biglietto e giunti in Corsica con l’aereo per andare a vedere la partita malgrado il divieto? Sarebbero bastati quattro agenti per permettere il loro ingresso allo stadio e il loro controllo per un paio d’ore. Invece hanno mobilizzato cinquanta poliziotti per sorvegliare un aeroporto, arrestare questi quattordici tifosi e interrogarli per un’intera giornata.

La società civile se ne avvede e solidarizza con voi, o ritiene giusto svendere i diritti illudendosi di acquistare sicurezza? L’abuso di potere tipico degli stadi ha sconfinato in qualche modo nella vita di tutti i giorni?

Sempre più spesso i politici si ispirano alla repressione in altre situazioni. Leggiamo spesso dei testi provenienti dall’Assemblea Nazionale che recitano: “Come già previsto per i tifosi di calcio, propongo di vietare l’accesso in metropolitana per le persone condannate per frode”, oppure : “Come già previsto per i tifosi di calcio, propongo di interdire l’accesso alle sale da concerto per le persone condannate per terrorismo”.

Nel mondo ideale, i mass-media dovrebbero essere guardiani della giustizia sociale e fustigatori delle ingiustizie. Spesso invece finisce che i media si rivelino al servizio dei poteri forti e delle loro verità di parte, per cui dal basso non resta che farsi giustizia e informazione da soli. È così anche in Francia ed anche per il vostro caso? Oppure siete riusciti ad ottenere un minimo di verità dai giornalisti?

Da uno o due anni, il grande lavoro delle associazioni dei tifosi, grazie anche ad alcune vittorie giudiziarie, ha permesso ad alcuni media di prendere coscienza che le fonti d’informazioni provenienti dalla polizia non corrispondono sempre al vero. Numerose inchieste sono state realizzate da diversi giornali. Esse dimostrano i gravi abusi contro i tifosi. Ormai il trattamento mediatico è molto più equilibrato e possiamo trovare degli articoli oggettivi, come enfatizzati.

C’è da dire che fino a 3-4 anni fa quando i media parlavano di tifosi, era soltanto per accostarli al fenomeno hooligans o all’abuso di alcol.

Al di là della ovvia solidarietà reciproca (anche in Italia s’è visto qualche striscione in vostro favore…), in che maniera il movimento ultras francese cerca di fronteggiare la situazione? C’è unità fra gruppi ultras? Con quali mezzi si opera e quali risultati concreti avete o credete di raggiungere?

Per quanto riguarda la solidarietà verso i Red Tigers, sono stati esposti tantissimi striscioni negli stadi francesi, al di là di ogni rivalità. Anche in Italia, i nostri amici di Mantova, hanno espresso la loro vicinanza. Anche un comunicato comune, firmato dai gruppi ultras francesi, è stato diffuso ampiamente. Il movimento ultras francese è molto maturato. I gruppi sono coscienti che uno dei mezzi per lottare è fare quadrato tutti insieme. Ovviamente ci sono ancora tanti difetti, ma anche molte qualità, e la solidarietà ne è un grande esempio.

I gruppi hanno cominciato a riunirsi nell’Assemblea Nazionale dei Supporter, che conta al momento una quarantina di aderenti. Con questa associazione abbiamo ottenuto delle vittorie giuridiche che hanno permesso di legittimarla.

Soprattutto, l’ANS, ha sviluppato un immenso lavoro di fondo con tutto ciò che ruota attorno al calcio: la Federazione, la Lega, i Club, la Polizia, il Ministero dello Sport, i politici, i media. Si cerca di approcciare sempre con fare pedagogico perché il dialogo è alla base di tutto. L’ANS costruisce dunque il dialogo con i massimi protagonisti.

È un lavoro enorme, che prende molto tempo, ma le motivazioni sono tante.

Bisogna continuare a fare opera di pedagogia presso i media, con i direttori della sicurezza dei club, i responsabili locali della polizia e i parlamentari.

Intervista raccolta da Matteo Falcone e Simone Meloni

Traduzione Simone Meloni.