Savoia evoca bei ricordi fra gli appassionati del mondo ultras: come ogni qual volta si parla di tifo trascendendo le personali visioni e fedi calcistiche, non si può non riconoscere in Torre Annunziata una piazza appassionata e sempre interessante. Nel passato più remoto come in quello più recente. Importante e formativa è stata la parentesi in Serie B e sulla scorta di quelle esperienze, forti delle radici pregresse, i bianchi sono riusciti a tenere dritta la barra anche nel mare in tempesta. E il mare in tempesta s’è tradotto spesso in compagini sportive gestite da veri e propri furfanti e con l’ombra della malavita e del riciclaggio di denaro sporco a far da cappa asfissiante. All’ultimo giro è stata proprio un’inchiesta della magistratura a travolgere e portare con sé parte della dirigenza savoiarda tanto che, per l’ennesima volta, la possibilità di precipitare nel baratro e sparire è stata più che concreta. L’hanno sventata giusto in tempo proprio i Savoia con la holding “Casa reale” creando un suggestivo connubio imprenditoriale che, al netto del personaggio spesso discusso che è Emanuele Filiberto di Savoia, finalmente apre uno squarcio di sereno fra i nuvoloni cupi.

Al facile entusiasmo del tifoso medio non può che corrispondere un ottimismo più cauto da parte ultras, però tornare a vedere gli spalti animati e colorati dalla tifoseria torrese è comunque un dato positivo e rinfrancante. Contro il Saviano in realtà non si gioca nemmeno allo storico “Giraud”, alle prese con problemi di agibilità, ma a Pompei dove, in circa 200, gli oplontini affollano i gradoni e li illuminano con diverse torce e fumogeni restituendo vitalità ad una giornata meteorologicamente brutta e piovosa.

La gara in campo termina con una vittoria di misura per il Savoia, un granello di speranza in più in direzione di una rinascita del calcio torrese. Una speranza da ricostruire giorno per giorno e con amore per la maglia e a sua guardia, affinché non abbiano più ad accanirsi su di essa altri sciacalli ed approfittatori.

Foto di Davide Gallo
Testo a cura della redazione