Quarto di finale di lusso in scena a Bergamo, dove un’Atalanta reduce dallo spettacolare 3-3 in rimonta contro la Roma riceve la Vecchia Signora, detentrice del trofeo. Chi vince accede alla semifinale, chi perde saluta la Coppa.
L’impresa che la banda Gasperini ha compiuto pochi giorni prima contro gli eterni rivali giallorossi conferma che la squadra è assai caparbia, ma è pur vero che il dispendio di energie fisiche e mentali potrebbe avere lasciato strascichi questa sera.
Scongiurate le nevicate che da più parti erano previste, il meteo è tutto sommato clemente con i 18.438 paganti che affollano le gradinate del vecchio Brumana. La società potrà contare su un incasso finale di 584.776 euro e va dato merito della scelta di praticare prezzi popolari per gli abbonati: una Curva Nord, ad esempio, è costata 16 euro all’abbonato e 30 euro per, se così vogliamo definirlo, l’occasionale.
Che non sia una normale partita in notturna e che l’ambiente orobico sia carico a molla lo si nota anche dal fatto che, cosa abbastanza inusuale, i cori si alzano sin da quando le squadre effettuano il riscaldamento in campo: l’incitamento alla squadra e ad alcuni dei singoli giocatori (Ilicic, Gomez, Zapata e Berisha tra i più gettonati) si alza potente e lascia presagire ad una prestazione maiuscola dei supporter neroazzurri.
Sul fronte ospite si registra una presenza numericamente accettabile, sia considerato il turno infrasettimanale e sia l’inflazione di partite a cui il tifoso juventino è sottoposto, essendo la squadra in corsa in tutte le competizioni nostrane e continentali. La tifoseria si compatta nella parte alta del settore, guidata dai Viking che posizionano i loro drappi in transenna. Sulla vetrata, invece, sono collocati gli striscioni di Nucleo, Tradizione, NCS, Antichi Valori e, ultimo in lista ma dal fascino austero, NAB. Numerosi i cori offensivi rivolti agli avversari, così come risalta un “Diffidati sempre presenti”.
Le due curve di casa sono tirate a lucido. I Forever hanno preparato una coreografia con sfondo di fogli argentati e scritta “DEA” con fogli dorati: lo sforzo è notevole ma il risultato non ottimale, visto il poco contrasto tra i due colori. La Nord propone il grande copricurva, mentre dal piazzale retrostante una scarica di fuochi artificiali completa il quadro sonoro e visivo. Sceso il mitico “bandierù”, come viene affettuosamente chiamato da tre generazioni ultras, una buona concentrazione di torce incendia il centro della balconata. Non sono più i tempi, ahìnoi, di certe massicce torciate, ma anche se accese a terra creano un bell’effetto… l’inferno, insomma, è servito, per una manciata di minuti.
Il match comincia con l’Atalanta che pratica un pressing asfissiante e non concede spazi ai più blasonati avversari. La Juve paradossalmente è costretta ad agire di rimessa e la Curva Nord azzarda un potente “Dai che iè nisù” (“Dai che non sono nessuno”, in vernacolo locale) che per quanto impertinente fotografa la situazione del campo.
Il settore ospiti, anche grazie al supporto di un tamburo, tiene livelli dignitosi: anche da queste parti si è diffuso il “virus” sudamericano, caratterizzato da cantilene che si ripetono per lunghi minuti . Tutto molto bello, a patto di capire che quando l’incitamento si trasforma in una ninna-nanna occorre passare ad altro.
Dopo un tiro a lato di De Roon nei minuti iniziali, al 24° Gomez verticalizza in accelerazione e spara dal limite dell’area: il portiere bianconero si allunga e devia in angolo . L’entusiasmo della Pisani si sente e si vede, con migliaia di sciarpe che sventolano sulla melodia di Pinocchio.
Le uscite per infortunio di Ilicic e Chiellini, avvenute a pochi minuti di distanza intorno al 30°, in un certo senso fa svoltare la partita. Più che la defezione del funambolo orobico, sostituito da un efficace Pasalic, sarà quella del capitano juventino a lasciare il segno, facendo perde compattezza al reparto difensivo.
Ci vuole però una grande azione personale di Castagne, al 37° minuto, a sbloccare il risultato: il giocatore belga mette alle strette Cancelo, si impossessa con ferocia del pallone e dopo qualche metro di corsa fa partire un bolide che gonfia la rete. Il Comunale esplode, ma il bello deve ancora venire per i sostenitori locali: non si sono ancora spente le torce accese per festeggiare il vantaggio e Zapata trova il raddoppio. Mister Allegri recrimina platealmente su non si capisce cosa e si guadagna anzitempo lo spogliatoio.
L’incitamento dei Berghem raggiunge picchi record, mentre sul campo gli ospiti provano timidamente a raddrizzare il risultato, sostenuti dai propri tifosi che, va dato atto, ancora non alzano bandiera bianca.
Si va all’intervallo senza sconquassi ed il secondo tempo vede una Juve più determinata che aumenta in intensità con il passare dei minuti, mentre al contrario i propri sostenitori vanno progressivamente a spegnersi e, fatta eccezione per qualche sfottò, si sentiranno molto poco. Gli uomini di Gasperini sono bravi a mantenere la concentrazione e concedono ai tifosi il privilegio di godersi l’impresa senza troppi patemi. Se si eccettua un buon tiro di Khedira che viene respinto con i pugni da Berisha, per il resto l’Atalanta contiene con ordine i tentativi di affondo dei rivali: c’è la sensazione che questa sera per la Vecchia Signora non ce n’è ed un lungo “Despacito”, seguito dal “Forza Atalanta Vinci per noi” con corollario di bandiere e stendardi, aprono di fatto i festeggiamenti con venti minuti di anticipo.
Mentre il “tifoso medio” saluta con “olè” da corrida il possesso palla dei neroazzurri, la Curva Nord non si dimentica delle cose più importanti (più importanti anche di una vittoria a suo modo storica) e fa partire un “Claudio libero” da “pel de poia”.
L’apoteosi è dietro l’angolo: dopo avere corso senza risparmio per tutto l’arco del match, Duvan Zapata punta con ostinazione un pallone apparentemente innocuo, approfitta di un errore di De Sciglio ed infila per la terza volta Szczesny. I quattro minuti di recupero regalano un supplemento di libidine ai bergamaschi che festeggia cantando un “Don’t worry be happy” che ha già i numeri per entrare nelle hit del tifo locale.
Dopo il triplice fischio, giro di campo dei calciatori bergamaschi per salutare il pubblico e poi gran corsa sotto la Nord.
Lele Viganò