Qualcosa bisogna pur fare. La situazione è sotto gli occhi di tutti. Ogni anno falliscono squadre storiche, oppure sprofondano nell’anonimato a causa di progetti non sostenibili. È evidente che il modello con un uomo solo al comando, che è stato valido fino agli anni Novanta, ha mostrato negli ultimi vent’anni tutti i suoi limiti. Quale sia la strada giusta da intraprendere non sta scritto in nessun manuale. Eppure qualcosa da qualche parte inizia a muoversi. Come ad esempio a Livorno dove da qualche giorno è stato lanciato Livorno_popolare (https://www.livornopopolare.com/), un progetto di calcio dal basso. Abbiamo provato a fare due chiacchiere con gli ideatori.

La prima inevitabile domanda è: perché? Perché dare vita a tutto questo?

Il perché nasce dal contesto e appare evidente quando guardiamo la situazione in cui è ridotto il Livorno. Le vicissitudini della squadra nell’ultimo anno sono state pazzesche. Si sono alternate incompetenza e malafede. In più il Covid non ha permesso alla città di metabolizzare la retrocessione con il ritorno allo stadio. Livorno è una città molto umorale, ma non è mai stata disinteressata alla squadra e le 1200 firme nelle prime 24 ore dimostrano che Livorno vuole ancora il calcio. Pensiamo che ci sia un cammino da fare assieme. Ci stavano togliendo la passione, vorremmo riprendercela.

Quali sono i modelli ai quali vi ispirate? Quello tedesco? E in Italia da chi prendere esempio?

Diciamo innanzitutto che Livorno è un caso unico, per bacino, storia e non solo. Noi vorremmo proporre una soluzione ibrida, ma sarà un percorso della comunità. Non ci inventeremo niente, perché per ogni aspetto c’è già un modello al quale ispirarsi. Il merchandising? Il St. Pauli. Le scuole calcio? Il Lebowski. La struttura societaria? I Supporter Trust inglesi. Anche se dev’essere chiara una cosa: noi per meno del 50% “non ci alziamo neanche dal divano”. Non vogliamo una via utopica, niente sogni o idealismo. Vogliamo una soluzione praticabile e percorribile. Servono i privati? Noi siamo aperti ai privati e ai finanziatori. Nessuna chiusura a priori.

Quali sono, a grandi linee, i prossimi passi che volete percorrere?

Il primo è stato il lancio del sito. Appena raggiungeremo 3000 persone, faremo il secondo passo. Contavamo di raggiungere per aprile, ma sembra un traguardo alla nostra portata anche in tempi più stretti.

E quando sarete in 3000?

Essere in 3000 ci dà la possibilità di essere credibili. E insieme a queste persone andremo a vedere i libri contabili della società. Vogliamo capire di quanto può essere il debito. Si parla di una cifra fra due milioni e mezzo e tre e mezzo. Quando avremo un’idea di quanto ci serve, partirà la campagna associativa dove fisseremo una quota minima e massima per aderire.

In Italia il “calcio popolare” vive nei dilettanti ed è collegato nel 99% dei casi a esperienze più sociali che vincenti. Perché la vostra dovrebbe funzionare?

Crediamo che non ci sia mai stato un progetto così. Il calcio popolare è stato quasi sempre inteso come aggregazione, ma nel nostro caso dovrà esserci anche un progetto sportivo realizzabile. Crediamo poi che Livorno abbia delle potenzialità uniche. Pensa al merchadising: il nostro potrebbe avere una forza notevole e un grande richiamo.

Quante persone c’è bisogno di coinvolgere perché il progetto funzioni?

Il numero minimo per partire l’abbiamo già detto, dopo di che più siamo meglio è. Si potrebbe tranquillamente dire che più siamo, meno si paga.

Il vostro progetto prevede in una certa fase di rilevare la società. Secondo voi quale sarebbe la categoria ideale per iniziare il percorso?

Ovviamente in un certo momento ci dovrà essere qualcuno che ce la vende la società. E questo è un punto molto importante. Però dal punto di vista della categoria, noi non ci poniamo limiti, anche perché ogni situazione ha dei pro, ma anche dei contro. Ad esempio, una squadra in C costerebbe di più,  ma una squadra che perde il suo valore fa gola a molti più potenziali acquirenti. Quindi non credo che in questo momento ci sia da augurarsi una cosa piuttosto che un’altra. Per noi l’importante è dare un futuro solido alla squadra della nostra città.

Se non fosse possibile acquistare il Livorno, avete già pensato di rivolgere i vostri sforzi verso una squadra alternativa?

No. Il progetto è strettamente legato all’AS Livorno Calcio. Non ci interessa nessuna altra squadra.

Intervista raccolta da Gianni Galleri.