Le premesse e le aspettative che mi spingono a Laives, nel basso Südtirol, per assistere a questo turno di Coppa Italia regionale sono molteplici. E coinvolgono quasi tutte un mix di fattori legati al gioco in campo e colorate presenze sugli spalti.

Innanzitutto è una finale, c’è una coppa in palio e, seppur in maniera diversa, entrambe le squadra possono vantare una tifoseria. Il Maia Alta, o meglio Obermais, ha un seguito composto da uno zoccolo duro di tifosi che accompagnano i biancoblu nelle loro partite in giro per la regione ormai dal lontano 2006. Variopinti e rumorosi, in tanti sui nostri campi regionali, anche a volte magari ufficialmente esprimendosi su di essi definendoli come dei casinisti, li osserva e li apprezza, cercandoli con la coda dell’occhio e notando ogni loro mossa. E vedere anche solo un paio di bandiere o una torcia in alcuni grigi pomeriggi domenicali è sempre un toccasana.

Spinti dal medesimo spirito, ma con una storia diversa e ultimamente più direi complessa, sono i ragazzi del Pitbull group 2001. Fedeli ai colori del Levico Terme, non fanno pubblicità di sé stessi ma sono costantemente presenti. Negli ultimi due o tre anni ho notato qualche elemento che si è andato ad aggiungere, con la comparsa di tamburo, una bandierina talvolta presente e spesso un megafono. Non me ne vogliano, ma l’uso del megafono è qui più legato al farsi sentire, visti i sparuti numeri, che per coordinare il gruppo, rendendo quindi il tutto a mio vedere improbabile. Una onesta realtà insomma, che si abbevera dei progetti della squadra termale, perennemente in lotta per salvarsi in D tentando di valorizzare o sfruttare al meglio i giovani venuti da fuori o più raramente locali e, quest’anno, impegnata nella risalita in quarta serie dopo la retrocessione. I due undici in campo non stanno affatto sfigurando in campionato, con i gialloblù partiti male ma, grazie a buoni elementi arrivati anche dalla Spagna, stanno risalendo la classifica e riagganciando le zone nobili. Il Maia Alta invece non nasconde di voler fare meglio, lasciando ormai da anni ampi interrogativi sulla possibilità di fare o meno il grande balzo. Oggi comunque i biancoblù sono orfani di Timpone e Brusco, attaccanti di indubbio valore.

Guardando le cose in maniera più ampia, si scontrano due formazioni provenienti da zone che vivono il calcio dilettantistico in maniera diversa. Il Südtirol infatti vanta presenze sugli spalti dei campi di paese ancora molto numerose e soprattutto composte da ragazzi e ragazze giovani, come invece in Trentino non si vedono più. È cambiato il mondo e sono cambiate le comunità, forse aprendosi eccessivamente e perdendosi, forse assumendo altre forme. Senza poter chiaramente produrre un giudizio sulla cosa, appare chiaro come oggi, giocando inoltre in terra sudtirolese, ci si aspetti un buon pubblico.

Ultimo tassello è lo stadio, il Galizia di Laives, uno dei pochi in regione a poter vantare tribune su entrambi i “lati lunghi” ed ormai uno degli ultimi ricordi di quello che fu il glorioso Laives, fino a qualche lustro fa valevole e combattiva formazione nei massimi campionati regionali. Oggi il calcio non è qui scomparso, sia chiaro: il Voran Leifers milita in Promozione con risultati più che discreti, ma il paese è cambiato ed i risultati non sono certo tali da poter immaginare di riempire queste tribune. L’area comunque, essendo una ampia zona pianeggiante a sud del capoluogo, è stata più volte al centro dell’attenzione dei dirigenti del Südtirol/Alto Adige per costruire un nuovo stadio (ne parlava anche il massimo quotidiano locale, ad esempio).

Con molte aspettative e tanta curiosità sui vari fronti sopra chiariti, accedo al campo con una buona mezz’ora di anticipo, in modo da poter filmare il tifo ad inizio match. Il pubblico è però poco, siamo attorno alle 200 presenze scarse, complice la bella giornata di sole molti devono aver preferito andare a sciare o a visitare i mercatini di Natale nei vari paesi o a Bolzano. È accessibile soltanto una tribuna, quella coperta, un po’ in stile inglese; il vecchio Galizia assume così il suo solito aspetto degli ultimi anni, quello di tempio del calcio nella quiete della piana che si stende a sud di Bolzano. Solo uno spalto viene vissuto, l’altro ci mostra il suo cemento, la sua assenza di vita.

I tifosi del Maia Alta si sistemano in fondo al settore, con le loro pezze e tutto il loro solito entusiasmo. Il Pitbull group invece appende lo striscione all’ingresso della lunga tribuna, ma, come in occasione della finale provinciale di coppa contro la Benacense giocata la settimana prima a Mori, non c’è traccia di tifo attivo, se non qualche battimani abbastanza casuale da parte di alcuni singoli. Segno che alcune passioni ci sono ma il salto verso il diventare qualcos’altro forse non lo si vuol fare. Quella quindi che poteva essere una sfida con due tifoserie diventa sugli spalti il “solito” monologo biancoblu. E ciononostante i ragazzi sudtirolesi fanno il loro, con torce, bandiere e cori, mostrando la solita autonomia rispetto a quanto succede sul campo, dove oltre alla rete decisiva i loro beniamini non convincono del tutto. Alla fine è una grande festa sotto il settore da loro occupato, con come sempre l’omaggio della squadra che si ferma a lungo per partecipare a un coro che rinsalda, ogni domenica, questo legame sacrale. “Fare il proprio”: indubbiamente difficile in alcune categorie, ma questo accade, da anni, in un quartiere di Merano.

AZ