Quella fra Nocerina e Cavese è una delle rivalità più antiche e fiere della Campania, una di quelle che ha sempre regalato colpi di scena e adrenalina, in campo e sugli spalti. Proprio per questo in tempi di così cupa repressione, dove vietano persino partite fra gemellati a solo scopo punitivo, non c’era purtroppo che da aspettarsi altro in una gara come questa. Da tempo ormai sembra che il modus operandi delle autorità chiamate a gestire l’ordine pubblico sia esattamente quello di sfilarsi con ogni mezzo da questa responsabilità. Quanto sia poi proficuo ragionare solo per punizioni e divieti lo ha detto già ampiamente la vigilia del match dove nonostante tutto si sono ugualmente verificate tensioni al confine fra le vicinissime parti.

Il dato ufficiale del botteghino parla di 5.333 paganti, numeri notevoli per la categoria a conferma della tradizione e della fame di calcio della tifoseria molossa. Stadio “San Francesco d’Assisi” che già da un’ora prima del calcio d’inizio pullula di passione, in campo però la compagine rossonera di casa, al netto di un goal annullato fra le proteste dei presenti a cui era sembrato regolare, non riesce nell’impresa di battere la capolista Cavese la quale, dall’alto del suo significativo distacco, ha potuto amministrare e accontentarsi del risultato. Restano undici le lunghezze dalla vetta per la Nocerina che inoltre, dato il pareggio, si vede sfilare il secondo posto dal Cassino.

Poco male o comunque poco da rimproverarsi per questa piazza che ancora una volta ha dimostrato un grande senso di appartenenza. Male invece, molto male l’assenza della tifoseria ospite (fra l’altro evidenziata dallo striscione avversario “Trasferte libere”). Sarebbe bello che in un presunto Stato di diritto si venisse puniti dopo e non prima di un eventuale reato oppure che le colpe (tra l’altro già addebitate pesantemente ai singoli) non venissero poi ulteriormente allargate a tutta la collettività di tifosi solo per alimentare la divisione fra buoni e cattivi che poi viene comoda solo a chi dividendo spadroneggia.

Foto di AD Reporter 1910