Facciamo un brevissimo riassunto dei fatti politici successi in questi ultimi giorni che meritano di essere menzionati e focalizziamoci sulla guerra in Ucraina: il 16 febbraio ci giunge la notizia della morte dell’attivista politico e blogger russo Aleksej Navalny, le cause del decesso sono ancora da chiarire ma subito si rincorrono le voci di una possibile mossa di Putin. Le reazioni dell’Europa e del mondo politico italiano non si fanno attendere, si sbandiera a più non posso l’assoluta mancanza di democrazia in Russia, si accusa Putin di essere un perfido tiranno, si esalta la figura del blogger avvallando ed esaltando le voci fuori del coro, il dovere di manifestare il proprio dissenso politico che dovrebbe essere indispensabile ed inderogabile.

Che la guerra faccia schifo dovrebbe essere un fatto acclamato ma evidentemente così non è, anzi a certe latitudini viene costantemente alimentata e in tal senso il passato ci insegna che nelle missioni di pace le armi hanno il sopravvento sugli aiuti umanitari e i bombardamenti sopravanzano di gran lunga gli ospedali da campo. La guerra in Palestina per esempio, vive una nuova fase di recrudescenza ma sono decenni che in alcuni ambienti, stadi e curve comprese, resiste strenua la volontà di sostenere il popolo palestinese oppresso da una guerra impari che non conosce fine. A Pisa, venerdì 23 febbraio, viene indetta una manifestazione pro Palestina: nulla di così eclatante o pericoloso, solamente qualche centinaio di persone, in larga maggioranza studenti e minorenni, che sfilano per le vie del centro con le bandiere palestinesi al vento. Nessuna arma, nessuna intenzione di alimentare uno scontro, nessun volto travisato. Eppure succede l’imponderabile, una carica della polizia che travolge i manifestanti, manganellati ed immobilizzati a terra come fossero delinquenti di primissima categoria. L’aspetto più paradossale è che verranno rilasciate dichiarazioni dove si parla di cariche di alleggerimento, i video dimostrano che le cariche sono per far male, creare danni alle persone, i manganelli sono ben in vista e la caccia al manifestante non si ferma dopo pochi metri ma tende a colpire, infierire, fare male. Si alzano le voci di sindaco e politici locali contro l’operato delle forze dell’ordine, per una volta sembra proprio che la scena politica locale sia compatta, anche le associazioni cittadine prendono parola per quella che è sembrata una caccia all’uomo ma, come spesso succede, c’è chi va controcorrente, in questo caso il leghista Ziello che si augura Daspo e denunce per i manifestanti. Incredibile a dirsi, il dissenso politico che veniva difeso a spada tratta per Navalny, non vale per gli studenti pisani che evidentemente non sono meritevoli di avere una propria idea sull’argomento. Altresì, l’estensione del Daspo alle manifestazioni di piazza mi pare una deriva che gli ultras avevano preannunciato in tempi non sospetti ed oggi siamo di fronte alle minacce per chi dissente dall’opinione preconfezionata.

Il giorno dopo la manifestazione pro Palestina finita a suon di cariche, si gioca all’Arena Garibaldi la partita di campionato tra la squadra locale ed il Venezia, gli ultras nerazzurri già avevano annunciato la propria assenza sugli spalti ed in questo pomeriggio sfilano per le vie cittadine senza alcun vessillo ma con un paio di bandiere della Palestina in bella mostra, lanciando cori contro le forze dell’’ordine ed attaccando striscioni nelle varie zone della città in aperta solidarietà agli studenti caricati. Risposta forte e decisa per chi, soprattutto negli ultimi anni, ha assicurato una continuità di idee ed azioni tra stadio e città, ultras e semplici cittadini creando quell’unione di intenti che è linfa vitale per il tifo e per il tessuto cittadino.

L’Arena all’interno si presenta con larghi vuoti, la curva è quasi deserta, del resto sono stati venduti poco più di mille tagliandi e considerando che diversi abbonati hanno preferito unirsi alla presa di posizione della Curva Nord, è possibile stimare una cifra dei presenti che probabilmente rappresenta il flop della stagione. Nel settore ospite invece si presentano gli ultras del VeneziaMestre, ottima la scelta di tenere le pezze in mano e fare gruppo dietro di queste. Complici i colori societari particolarmente accattivanti, il colore nel settore non manca: tra bandiere e qualche bandierone non si può non dire che il colpo d’occhio sia vincente. Estetica a parte, aspetto che comunque non è da trascurare, anche per quanto riguarda la prestazione vocale c’è poco da imputare ad una tifoseria che non ha mai fatto mancare il proprio appoggio ed ha potuto poi festeggiare la vittoria sul filo di lana con una rete capolavoro. Da menzionare lo striscione ironico esposto ad inizio partita, riguardante il prezzo del biglietto per il settore ospite: ormai sull’argomento ogni tifoseria ha tirato fuori dal cilindro il proprio pensiero, bisognerebbe solo far capire ai soliti “so tutto io” che le famiglie allo stadio non si vedono non per la violenza, che ormai è un ricordo più che mai ingiallito, ma proprio per l’assurdità di certi prezzi soprattutto negli incontri di cartello. Questo al netto del fatto che questa presenza di famiglie sorridenti con al seguito toast e bibita gasata non mi pare che neanche nel passato sia stata così ampia. Semplicemente servono nuovi clienti e si esplorano nuovi mercati effondendo retorica insopportabile come manco Sandro Curzi.

Se gli ospiti a fine partita fanno festa per la vittoria conquistata, che lancia la squadra al secondo posto in classifica, in piena bagarre per la promozione diretta, la tifoseria di casa esce con l’amaro in bocca, lo stesso amaro assaporato solamente il giorno prima per quella manifestazione terminata in malo modo. Ora serve una riposta dalle istituzioni sperando non si risolva tutto come in una nota canzone di De Andrè dove lo Stato si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità.

Valerio Poli