Domenica 16 febbraio 2020 la Sampdoria perdeva 1-5 in casa contro la Fiorentina e noi, al termine della partita, varcavamo per l’ultima volta i cancelli dello stadio di Marassi.

Un anno esatto nel quale sono venute a mancare alcune delle basi stesse su cui abbiamo fondato la nostra storia, il nostro movimento e il nostro gruppo. Come definire un anno in cui il gruppo non entra in uno stadio, non sostiene la squadra, non prepara un confronto con gli avversari? I singoli componenti del gruppo conoscono la situazione, si chiama diffida. Tuttavia quando sei diffidato ti guida, oltre al senso di appartenenza, l’idea che i ragazzi anche in tua assenza faranno il loro dovere. Vivi da lontano le cose che avresti vissuto in prima linea, consapevole che un altro al posto tuo si sta facendo valere. Oggi tutto questo non esiste e chissà per quanto ancora non esisterà. In questi mesi abbiamo letto tante opinioni sul movimento ultras. E’ morto? morirà? sopravviverà? Un interesse legittimo per un movimento che ha attraversato oltre 50 anni di storia, sapendo adattarsi, resistere, reagire e restare vivo nonostante tutti i tentativi di annientarlo. Interesse tuttavia che denota una conoscenza dall’esterno, una visione da osservatore. Nulla di male ma un ultras sa che vista da dentro, la realtà ha un’altra forma. Ha la forma che se manca quella davvero il movimento finirebbe in un istante. Chi ha calcato insieme l’asfalto di una piazza ostile in trasferta sa di cosa parliamo. Chi si è trovato nella stessa merda e ha provato a uscirne assieme sa di cosa parliamo. E, nell’ultimo anno, chi ha mantenuto viva la fiamma, tra incontri “clandestini” e tanta voglia di non mollare un cazzo, sa per certo di cosa parliamo. Per quanto ci si sforzi di descrivere e interpretare il movimento ultras, per quanto si giudichi il nostro gruppo, resta vera una incontestabile verità: ultras non è un fenomeno sociale che puoi studiare. Ultras non è qualcosa che rientra in un canone. Ultras è qualcosa che vive delle persone che lo interpretano, dei loro sentimenti, delle loro passioni, dei loro errori, dei grandi sbagli e dei grandi slanci. Qualsiasi tentativo di spiegarlo è vano. Ultras lo puoi vivere o ne puoi parlare. Noi abbiamo scelto di viverlo e per chi vuole seguirci siamo ancora qua.

Sempre Sampdoriani, sempre Ultras Tito.